sabato 27 Aprile 2024

I “Luoghi dell’Archeologia”, la sfida di una collana editoriale per “aprire” ai contemporanei i siti più famosi al mondo

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Si può provare a domandarsi quali siano le collane che parlano dei “luoghi dell’archeologia” degli editori principali, quelli che per intenderci si trovano nei sempre meno generosi scaffali delle librerie. Alla fine, numeri di titoli alla mano, uno non può che pensare a Laterza, ad Electa e Skira, e ora anche a Carocci. Electa e Skira sono essenzialmente, con le dovute eccezioni, più editori “a commissione”: il museo, l’area o il parco archeologico di fatto vendono la loro “guida ufficiale” che è stata realizzata proprio in accordo con questi editori, che si basano su una lunga esperienza di libri d’arte, saggi e cataloghi di mostre, anche in ambito archeologico. E lo stesso accade anche per altri editori con queste finalità.  Poi c’è la più che benemerita Laterza, che può vantare la storica collana di Guide Archeologiche, diretta da Filippo Coarelli. Si tratta in genere di guide piuttosto ponderose, non certo “da viaggio”, sinteticamente complete, un panorama in cui mi piace perdermi fin da quando ero bambino. Ecco, in quel “fin da quando ero bambino” c’è il pregio e anche il logico limite di questi volumi. Sono molto impegnativi da scrivere e, ovviamente, da aggiornare. Pensiamo ad alcuni classici della collana, “Magna Grecia” di Emanuele Greco vede la luce la prima volta nel 1980, arriva a una quarta edizione nel 1995, ha un’edizione riveduta e aggiornata credo nel 2008- L’essenziale “Roma” , ovviamente dello stesso Coarelli, ha la prima edizione nel 1980, la sesta nel 2001, la nuova edizione nel 2008. Analogamente, anche per l’estero, “Rome” di Amanda Claridge, una Oxford Archaeological Guide, con cui si può fare un diretto confronto con quella di Coarelli, è un 1998 riedito nel 2010. C’è una Guida Laterza su “Pompei, Oplontis, Ercolano e Stabiae” di Fabrizio Pesando e Maria Paola Guidobaldi uscita nel 2006 e aggiornata nel 2018. Altre guide di Laterza sono molto meno aggiornate o non trovabili facilmente in giro. D’altronde, dicevamo, è un (bel) lavoraccio.

Ora però c’è Carocci, che sempre più gioca le sue carte sul tavolo dell’archeologia, ormai un punto di riferimento della manualistica e della saggistica del settore. Non solo accademico, ma anche in quella strana e fertile zona di confine tra accademia e un pubblico colto non necessariamente specialistico. In quest’ambito l’asso calato è quello della collana che, guarda caso, s’intitola “Luoghi dell’archeologia”, ed è diretta da Andrea Augenti, Daniele Manacorda e Giuliano Volpe. Si tratta di paperbacks piuttosto maneggevoli, dal costo contenuto, affidati ad esperti del luogo descritto. Il panorama è globale, perché la serie di volumi non è limitata solo all’Italia (ci sono ad esempio “Costantinopoli” di Enrico Zanini e “Palenque” di Arianna Campiani e Davide Domenici), che possono essere utilizzati come guide ma che, in effetti, si sviluppano come un’introduzione, aggiornata e connessa con le teorie archeologiche più all’avanguardia. Qual è la filosofia dei tre direttori di collana?

L’archeologia di questo secolo – raccontano – non si esaurisce nella raccolta di informazioni sui tanti siti del pianeta, che hanno visto sovrapporsi nei millenni le tracce della presenza umana: non è solo un accumulo di dati salvati dai continui rischi di cancellazione.  L’archeologia di questo secolo è un formidabile strumento di globalizzazione e al tempo stesso, talora, continua ad essere un improprio, selvaggio strumento di identità malate, offese o offensive che siano. In questo secondo caso ovviamente non è di archeologia che parliamo, ma dell’uso distorto che della storia, e delle sue tracce materiali, si è sempre fatto e, temo, sempre si farà”.

“A noi spetta – continuano – quindi il compito di dare una mano a ridurre gli spazi di disinformazione. E i libri continuano ad essere – certo non da soli! – uno strumento potente per ‘rimettere le cose a posto’, per trasmettere dati, interpretazioni, dubbi, speranze di conoscenze future: cioè – detto in altri termini – per una conoscenza più consapevole di sé, di noi, del mondo in cui viviamo”.

Questa insomma la nobile motivazione della collana che, al momento, ha anche titoli di Gabriel Zucktriegel (Paestum – qui la nostra recensione), di Carlo Pavolini (Ostia Antica), di Valentina Caminneci, Maria Concetta Parello e Maria Serena Rizzo (La Valle dei Templi di Agrigento).

Ciascun volume, con le sue ovvie peculiarità, propone una contestualizzazione geografica e storica del “luogo dell’archeologia” di cui tratta, che aiuti a collocare nello spazio e nel tempo l’argomento del libro. E propone anche una storia della sua scoperta, cioè un racconto di come quando e perché il desiderio umano di conoscenza si sia applicato a quel luogo, magari facendolo nascere dal nulla. Una volta presentati e discussi i dati, ci è parso utile che i volumi dedicassero uno spazio a quella che chiamiamo la fortuna dei luoghi, il loro ingresso nell’immaginario collettivo, la loro fama (nella letteratura, nell’arte, nel cinema…), che magari ne ha segnato l’ingresso anche nel mito. Una ‘fortuna’ che percepiamo un po’ come una stratificazione culturale, a volte quasi una coltre, che ha avvolto ogni sito dopo la sua morte, connotandone la rinascita”.

La funzione-guida non è però dimenticata, e compare alla fine con una sorta di “note di servizio”: “La sezione finale ha il compito di informare su come si presenta il luogo oggi al suo pubblico: quali servizi propone in termini di  accoglienza, comunicazione, didattica, benessere fisico e mentale. Insomma un tentativo, tutt’altro che posticcio, di raccontare il sito anche dalla parte dei visitatori, secondo quel sentire comune che oggi finalmente si va affermando e che ci dice che il patrimonio culturale del mondo, e in primis quello archeologico, o lo percepiamo, lo gestiamo, lo viviamo in funzione degli abitanti del pianeta, oppure portiamo involontariamente acqua al mulino, che trasforma anche i ‘luoghi dell’archeologia’ in altrettanti ‘non luoghi’ di un mondo che ha smarrito la bussola.  Queste Bussole vanno davvero in tutt’altra direzione”.

Attendiamo gli altri titoli, vediamo come si affronterà Roma, Atene, il Mediterraneo antico, la preistoria, il medioevo…

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