lunedì 29 Aprile 2024

Le scoperte archeologiche più importanti del 2023, secondo gli altri e secondo ArchaeoReporter

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Arriviamo buoni ultimi con “Le scoperte archeologiche più importanti del 2023” per una serie di buoni motivi. Il primo è che non crediamo troppo a queste classifiche, ma un titolo con le “migliori scoperte” lo devi pur fare, se no sei fuori dal gioco degli algoritmi e dai motori di ricerca. Il secondo è che siamo ben consci, e anche a volte testimoni diretti, che le notizie sugli scavi spesso vengono centellinate. Pertanto, quelle che talvolta sono scoperte importanti rese note nel 2023 magari sono di anni precedenti, e alcune del 2023 diventeranno le “scoperte più importanti del 2024”. Perché? A volte comprensibili motivi di sicurezza, altre volte gelosie accademiche, altre ancora senso di possesso di qualche organo amministrativo, altre per scelte di “esclusive” mediatiche da elargire qua e là e far combaciare le tempistiche con la maggiore audience possibile, o il lancio di una mostra o di un volume, o di una conferenza urbi et orbi (a scavo in chiusura o già chiuso, mandando a farsi benedire trasparenza, condivisione scientifica in tempi decenti, partecipazione e rapporto con i territori)…

Un terzo motivo è che ci interessa vedere cosa si dice in giro. Per esempio tra le scoperte è piaciuta moltissimo quella della (bellissima in effetti) spada ottagonale trovata a giugno in Baviera nel sito di Donau-Ries (foto sopra), età del Bronzo, secondo i ricercatori “un’arma reale, piuttosto che cerimoniale o decorativa, con “il baricentro nella parte anteriore della lama ad indicare che era bilanciata principalmente per fendere”, segnalata tra i top sia dalla CNN che da altri, una scelta che definiremmo particolarmente “estetica”. È stato in un certo senso l’anno delle spade, perchè ha destato interesse anche l’individuazione di un nascondiglio di spade romane in una grotta di En Gedi, in Israele.

Le scoperte archeologiche seguite sul campo

Noi di ArchaeoReporter rispondiamo con altre armi, meno lucenti, ma sempre nelle mani guerrieri, in questo caso Cenomani, e, in un altro caso, dell’età del Rame, nella meno mediatica Pianura Padana:

Ecco quindi la Necropoli dei Celti all’arrivo dei Romani a Casalromano:

Ed ecco gli stupendi pugnali in selce ancora stretti tra le mani di personaggi in vista di 5.000 anni fa a San Giorgio Bigarello (Mantova), forse parte di una più vasta necropoli (ce lo dirà il 2024). Segnaliamo due casi archeologici apparentemente non di primo piano perchè per noi, al primo posto, ci sarà sempre l’archeologia che coinvolge i territori, in accordo con le Soprintendenze, gli appassionati, gli studiosi locali, i (tanti) bravi professionisti dell’archeologia italiana

 

Fuggendo da quelli che sono, sempre, “il primo oggetto di ….” (a proposito, qui trovate un’intervista a Ian Hodder che parla anche della mania tutta archeologico-mediatica di cercare sempre il “primo qualcosa” di tutto ) ricordiamo che un certo successo, sempre CNN, ha riscosso “il primo WC con sciacquone” ritrovato in Cina (se non resistete il link lo mettiamo qui).

Le scoperte archeologiche più seguite dall’estero

Diciamo che se dovessimo fare la media tra le classifiche dei siti stranieri dei “più importanti ritrovamenti 2023” ci sarebbe ai primissimi posti il ritrovamento del teatro di Nerone a Roma (per American Archaeology, ed Heritage Daily, ad esempio) che effettivamente ha affascinato moltissimo anche noi, e a tal proposito vi mettiamo i link a due nostri servizi:

Non vi nascondiamo che siamo ovviamente condizionati dalle cose che abbiamo potuto seguire in prima persona, che sono tante ma, al contempo, vorremmo e vogliamo fossero in futuro molte di più. Impressionante il lavoro ad Orvieto al Fanum Voltumnae, dove il Pozzo delle Meraviglie ha continuato a raccontare la sua lunga storia di ceramiche medievali, di mercati e di vita, come pure le stupende, e per molti versi inedite, decorazioni del Santuario Etrusco scoperte quest’anno nello stesso sito:

Tra le tante cose interessanti di un’archeologia in Italia, finalmente citata dalla stampa di divulgazione specializzata straniera, continua ad esserci, come “scoperta 2023”, quella dei Bronzi di San Casciano dei Bagni (per American Archaeology, noi l’avevamo messa lo scorso anno, 2022), che comunque quest’anno hanno portato alla luce un pregevole marmo, quello della statua di Apollo.

National Geographic ci colpisce positivamente con una notizia di archeologia dell’età contemporanea, ossia il ritrovamento sul fondo del Mar della Cina meridionale della Montevideo Maru, una nave giapponese che trasportava ben 1000 prigionieri austraniani, affondata nel 1942, durante la seconda Guerra Mondiale. L’importanza dell’archeologia che indaga vicende così vicine nel tempo, fino a toccare il XXI secolo, è sempre più riconosciuta, mentre gli specialisti cercano di organizzare questa branca della disciplina attraverso a esperienze molto varie. Un esempio è il primo Congresso Italiano di archeologia dell’età contemporanea che si è tenuto recentemente a Pisa, e di cui vi diamo conto attraverso alcuni importanti casi di studio:

 

Il nostro interesse, ancora una volta, è stato destato in particolare per l’archeologia “di territorio”, un termine che ci rendiamo conto essere né scientifico né troppo preciso. Intendiamo quell’archeologia, portata avanti sia dalle università con gli scavi di ricerca che dalle Soprintendenze nell’ambito di scavi di tutela o di progetti più ampi con il coinvolgimento di vari attori locali, a più livelli, ma utile al convolgimento delle comunità locali sui risultati del lavoro. La lista è molto lunga, noi ricordiamo, a titolo di esempio (tutti link attivi):

Il lavoro sugli scavi di Siponto in Puglia sull’anfiteatro, le mura e il quartiere del porto

L’archeologia in Romagna, con l’individuazione del Capitolium a Sarsina e gli scavi in estensione su una grande villa a Predappio

L’individuazione di una cattedrale tra le saline di Cervia

e l’archeologia che indaga le lagune del Veneto e la stessa città di Venezia, come nei due casi qui sotto, l’unicità della tecnica di costruzione della città lagunare a Palazzo Giovannelli, e la pavimentazione di Piazza San Marco nel corso dei secoli.

 

In definitiva, le “classifiche delle scoperte archeologiche” e le “top 10 dell’archeologia”, possono valere solo in relazione alla stella polare dell’archeologia stessa: il contesto attraverso cui siamo in grado di vederle e valorizzarle.

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