lunedì 29 Aprile 2024

Archeologia dell’età contemporanea: vicina nel tempo e nelle emozioni. Il primo convegno italiano a Pisa, tra archeologia del colonialismo e delle battaglie dimenticate

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Stragi, battaglie, archeologia della violenza. Ma anche l’archeologia delle discariche di rifiuti nascosti (in fondo tutti sanno che la disciplina si basa in gran parte sui rifiuti di tutte le epoche, dal Paleolitico al giorno d’oggi). Archeologia della povertà, delle migrazioni. L’archeologia dell’età contemporanea ci insegna molte cose sulla storia recente, anzi, magari non “insegna” ma ci mette in guardia su ciò che diamo per scontato: l’occasione per fare il punto è stato il primo Convegno italiano di Archeologia dell’Età contemporanea, organizzato dal Laboratorio MAPPA (Metodologie digitali APPlicate all’Archeologia), emanazione del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’ Università di Pisa e dal Dipartimento di Ricerca e Innovazione umanistica dell’Università di Bari.

GUARDA IL VIDEO: ARCHEOLOGIA DEL COLONIALISMO ITALIANO E DELLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

 

Archeologia delle battaglie dimenticate e del colonialismo europeo

Tra gli interventi più seguiti quello dell’archeologo spagnolo Alfredo González-Ruibal che ha lungamente indagato i luoghi della Guerra Civile nel suo Paese ma anche l’archeologia del colonialismo, compreso quello italiano in Etiopia. Battaglie dimenticate in Spagna (con armi anche italiane), fosse comuni per restituire alla memoria le prove materiali delle stesse, indagate archeologicamente e scientificamente. Stragi del colonialismo europeo da poco studiate come il massacro ad opera delle truppe italiane di Zeret del 9 aprile del 1939, uno dei momenti di reazione all’attentato a Graziani ad Addis Abeba avvenuto poche settimane prima. Assieme alle fonti storiche e alle interviste sul posto, sono le evidenze archeologiche, resti umani, proiettili, oggetti d’uso quotidiano a integrare e rendere più consistente il risultato della ricerca. Ma c’è anche un’archeologia della povertà che viene indagata, le rovine del mondo contadino in Europa, le abitazioni rurali abbandonate, quella che Gonzáles-Ruibal definisce “archeologia dell’oblio”, arrivando ad individuare alcune linee-guida nella sua ricerca, che sintetizza con il titolo “Le Rovine di noi”: “Scavare il presente – ci dice – è scavare noi stessi. Applichiamo un’archeologia critica, che è anche “nostalgica”. E, alla fine, lavoriamo su un’archeologia locale, che è anche globale”. Link alle ricerche di Alfredo Gonzáles-Ruibal https://independentresearcher.academia.edu/AlfredoGonz%C3%A1lezRuibal 

100% archeologia

Abbiamo parlato di tante “archeologie”, quando ben sappiamo che si può ridurre il tutto ad un unico termine, appunto, “archeologia” senza particolari attributi. Siamo tutti consci che il metodo archeologico può essere applicato a tutte le epoche e praticamente ad un’infinità di contesti? Quindi dai conflitti al materiale dell’uomo nello spazio? Su questa consapevolezza universale, anche tra gli accademici e le soprintendenze, non ne saremmo troppo sicuri. Per questo è utile sottolineare l’esistenza dell’archeologia dell’età contemporanea, pur senza sottilizzare troppo sulla definizione. Il pubblico che può seguire, anche con un coinvolgimento emozionale, le ricerche di questo tipo di archeologia, così vicina nel tempo se non nello spazio, ha bisogno quasi di essere rassicurato che si può effettivamente fare un’archeologia dell’oggi, se non dell’altroieri, qualora volessimo raccontare le esperienze dei nonni (ormai dei bisnonni) nella Grande Guerra attraverso le testimonianze materiali.

Il primo Convegno Italiano di Archeologia dell’età contemporanea, a Pisa, novembre-dicembre 2023

Come ArchaeoReporter, quindi come professionisti dell’archeologia sul lato della comunicazione, abbiamo voluto sottolineare un’altra esigenza nel nostro intervento: la necessità di comunicare anche agli stessi archeologi non coinvolti nei progetti il fatto che l’archeologia della contemporaneità è archeologia tout court. Nella comunicazione ai media e nei paper accademici dovrebbe sempre e insistentemente passare il messaggio-chiave della scientificità e del metodo archeologico utilizzato. Il convegno di Pisa ha raccolto con entusiasmo esperienze diverse e molto interessanti, in una dimensione che definiremmo glocal (globale-locale), proprio come piacerebbe a Gonzáles-Ruibal. Casi di studio rilevanti e stimolanti, con una discussione metodologica a volte stringente (dove inizia l’archeologia e dove la ricerca è puramente storico-antrolopogica?), per il coordinamento di Francesca Anichini, Giuliano De Felice, Gabriele Gattiglia, Maria Letizia Gualandi. Un interesse condiviso da archeologi “non specialisti” ma molto attenti al contemporaneo come Andrea Augenti e Giuliano Volpe e da molti colleghi attenti e coinvolti nella discussione. Ora, mentre gli studiosi tireranno le somme dell’imponente lavoro quasi “fondativo”, ci auguriamo che il lato della comunicazione e del coinvolgimento della cittadinanza nei territori toccati dalle ricerche continui sulla strada dell’archeologia partecipativa, aperta e dialogante. Che sia un esempio per tutte le “altre” archeologie.

QUI IL LINK al programma del CIAC 23

SULL’ARCHEOLOGIA DELL’ETÀ CONTEMPORANEA ECCO DUE INTRODUZIONI:

Archeologie del contemporaneo: dai ghetti dei migranti in Italia ai campi profughi sulle isole greche

Archeologia della Grande Guerra, un libro fondamentale per cercare la storia e non solo “cimeli”

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