sabato 27 Aprile 2024

Gemme antiche, un sorprendente viaggio nella glittica: micromondi di raffinate immagini dall’ellenismo a Roma

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Gemme antiche – Arte, lusso e potere nella Roma dei Cesari – Visti nel XXI secolo come ornamenti appartenuti alla bisnonna ed abbinati al portagioie sul cassettone in radica sopra il centrino in pizzo, i cammei, e altre elaborate gemme, sono stati una forma d’arte tanto apprezzata quanto sofisticata dall’ellenismo alla riscoperta, e rielaborazione, rinascimentale. In realtà, le gemme che facevano parte di quella sottile arte che gli studiosi denominano come glittica furono ben più che opere di arte applicata, ma veri e propri micromondi complessi di capacità tecniche, fascinazione e, come ricorda Gemma Sena Chiesa (professoressa emerita di archeologia classica alla Statale di Milano), una serie di capolavori in miniatura a cui si dedicavano artisti all’epoca famosi. Di fatto erano opere “firmate”.

Il volume Gemme antiche – Arte, lusso e potere nella Roma dei Cesari (Carocci, 2023) lo trattiamo con colpevole ritardo, forse perché ci affascinava troppo un argomento di cui, a nostro parere, mancava una sintesi così aggiornata ed agile. L’intaglio sulla pietra dura, questa è essenzialmente la glittica, è tutto fuorché popolare. Eppure per secoli è stata oggetto di alto collezionismo, con opere contese dalle principali case regnanti europee e da lì approdate nei tesori imperiali e alle vetrine dei principali musei del mondo. La Gemma Augustea del Kunsthistorisches di Vienna e il Vaso Portland del British Museum, ad esempio, sono immagini che non mancano praticamente in nessun manuale illustrato, in nessuna rappresentazione del potere imperiale, delle icone assolute dell’antichità classica.

Gemme antiche, tra le espressioni più significative dell’arte classica

L’operazione culturale-divulgativa di Gemma Sena Chiesa riporta questi capolavori assoluti, assieme ad altre gemme “consorelle”, nel flusso dai mille rivoli di quest’arte, che – grazie a migliaia di reperti arrivati fino a noi dall’archeologia e dal collezionismo – “è oggi un campo privilegiato di indagine storica, sociale, artistica e iconografica…”. “Nessun’altra arte di materiali figurati – aggiunge l’autrice – offre una simile straordinaria opportunità di indagare la società antica, proponendo all’occhio e alla fantasia dello studioso una sterminata serie di immagini”. Altro che “arte minore”, ma una delle “espressioni più significative dell’arte classica.

Gemme Antiche
Gemma Augustea al Kunsthistorisches Museum di Vienna

Si passa dai materiali e dalle tecniche all’evoluzione della glittica attraverso il tardo ellenismo (a partire in particolare dal II secolo a.C.), da Mitridate, alla fine della Repubblica – in particolare tra età cesariana e di Augusto – quando le classi al potere iniziano ad avere gusti decisamente più elaborati. Contemporaneamente, però, inizia a svilupparsi una produzione sempre più intensa di gemme di qualità meno “alta”, che vogliono soddisfare le esigenze di ostentazione di altri pubblici, dai commercianti ai liberti a chiunque, insomma, avesse qualche denaro e il relativo bisogno di ostentarlo. Ecco spiegato perché i reperti di glittica si contano a migliaia, al di là dei grandi capolavori (in questo link uno scavo archeologico con reperti di glittica ritrovati a Roma).

Uno strumento di raffinata propaganda

Ma nelle classi alte l’ostentazione va di pari passo con la propaganda, e la Gemma Augustea ne è la prova, un calcedonio di 23 centimetri per 18 per cui l’imperatore Rodolfo II d’Asburgo, vero principe dei collezionisti, spese uno sproposito. Ogni gemma-capolavoro della glittica ha, assieme a una bibliografia vastissima, una storia e peripezie incredibili, tra casate nobiliari, dinastie imperiali, collezionismo d’élite e ispirazioni artistiche. Perché se è sterminata la bibliografia, lo è anche, dicevamo, il repertorio iconografico, che arriva fino alla tarda antichità e alle immagini del cristianesimo, con incursioni nei simboli magici.

“Gemme antiche” ci guida in questo percorso, che alla fine appare tutt’altro che marginale, bensì denso di messaggi da interpretare, un archivio di simboli e un repertorio da esplorare, che ancora in gran parte ci sfugge e deve essere compreso nel suo affascinate contesto.

Scavi archeologici di Siponto, lo speciale di ArchaeoReporter

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