domenica 28 Aprile 2024

Le armi dell’Età del rame e gli abitanti della pianura Padana: la scoperta della necropoli di San Giorgio Bigarello con 22 tombe

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La scoperta della grande necropoli dell’Età del rame a San Giorgio Bigarello si è rivelata una sorpresa sia per la quantità di tombe scavate, ben 22, sia per i dati archeologici che promettono di essere molto preziosi per gli studiosi.

Guarda il video sulla necropoli dell’Età del rame a S. Giorgio Bigarello

Le prime tombe isolate, scavate nel novembre 2023, nel gennaio-febbraio 2024 erano effettivamente solo la parte di un cimitero più vasto, di cui sicuramente nei millenni si sono comunque perdute le esatte proporzioni. Molte tombe avevano un corredo di armi in selce: pugnali di grande perizia tecnica, perfette punte di freccia e altre lame. Non solo, gli archeologi della SAP, con la direzione scientifica del funzionario archeologo della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Mantova Simone Sestito, sotto gli occhi molto interessati dell’amministrazione comunale del centro alle porte di Mantova, hanno rinvenuto anche ornamenti personali, come vaghi di collana, in materiali che pongono alcune preliminari domande sulla cronologia, comunque da porre nel IV millennio a.C.

S.Giorgio Bigarello, un territorio archeologicamente ricco di sorprese

Il territorio di San Giorgio Bigarello, comune sparso che ha conosciuto un forte sviluppo urbanistico dalla seconda metà del XX secolo, non è certo nuovo a ritrovamenti archeologici di notevole valore, basti pensare ai celebri “Amanti di Valdaro(qui l’articolo), una frazione, che sono ora la sezione più iconica del Museo archeologico nazionale di Mantova, a palazzo Ducale. Una sepoltura bisoma del tardo Neolitico che nessuno esita a definire “abbraccio”, molto interessante per i quesiti archeologici ma anche per un coinvolgimento emotivo che non lascia indifferenti, qualsiasi sia il sigificato della posizione dei corpi dei due giovani, un ragazzo e una ragazza, fossero o meno veramente “amanti”.

Oltre alle armi: lo studio degli antichi abitanti della pianura Padana

In questo caso la necropoli dell’età del rame di San Giorgio Bigarello, scoperta durante i lavori di un giardino pubblico, in quello che doveva essere un dosso sabbioso, elevato rispetto ai corsi d’acqua e alle zone paludose circostanti, porta elementi utili alla conoscenza dell’area del Mantovano prima della fondazione della città, quasi certamente opera degli Etruschi. Le 22 sepolture sono state ritrovate a poche decine di centimetri (circa 40) dalla superficie, talvolta disturbate da attività successive, agricole, di costruzioni, di vecchia urbanizzazione. Ma più spesso i resti umani erano in eccellenti condizioni di conservazione, fatto di grande importanza per gli studi che potranno essere intrapresi dagli antropologi: età, paleopatologia (alla ricerca delle malattie, o traumi, che lasciano traccia sui resti ossei), ricerche sull’alimentazione e, se si è fortunati e si presentano le condizioni favorevoli, anche sulla provenienza degli individui, per non parlare di quello che può raccontare il DNA antico.

Riti funebri e deposizioni da studiare nella necropoli di S.Giorgio Bigarello

Anche lo studio delle pratiche deposizionali promette spunti molto interessanti. Alcune tombe non sono disposte come nella non lontana e importante necropoli di Remedello (Brescia), con cui quella di San Giorgio può essere in gran parte confrontata. Non tutti gli arti inferiori sono raccolti, con quelli superiori attorno all’addome, come ci si aspetterebbe per necropoli coeve, ma forse con attività “di riduzione”, ossia con spostamento voluto del materiale scheletrico. Osservazioni del tutto preliminari, che meritano però un’attenta riflessione da oparte degli specialisti, come per i citati vaghi di collana, che potrebbero spostare la cronologia verso l’alto.
Di pari passo con lo studio toccherà, a tempo debito (ci si augura), alla valorizzazione del materiale, presumibilmente al museo del capoluogo. Mentre è allo studio, ci dice il sindaco Beniamino Morselli, come ricordare il sito archeologico nello stesso giardino che – oltre 5000 anni dopo – ha permesso la scoperta delle tombe, e delle storie ancora non svelate degli abitanti, in parte guerrieri, di quell’antico paesaggio di acqua e di sabbie che sarebbe in seguito diventato Mantova.

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