lunedì 29 Aprile 2024

Gli Amanti di Valdaro. Abbracciati da 5.500 anni – Museo Archeologico Nazionale di Mantova- VIDEO

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Gli “Amanti di Valdaro”, al Museo archeologico nazionale di Mantova, a Palazzo Ducale, sono senz’altro un’icona museale che, se ben comunicata, può avvicinare in modo corretto il grande pubblico alla disciplina.
Come molti ricorderanno, si tratta di una sepoltura bisoma (ossia con due corpi) neolitica, databile a circa 5.500 anni fa, ma forse anche più antica. I due scheletri ritrovati in uno scavo di emergenza a Valdaro, alle porte del capoluogo mantovano, erano inequivocabilmente abbracciati: un uomo e una donna, sicuramente giovani per i nostri parametri, tra i 18 e i 20 anni. Adulti in forze per il periodo tardoneolitico a cui la sepoltura appartiene.

Nel video la funzionaria archeologa Mari Hirose racconta la storia degli Amanti di Valdaro:

Lo scavo è del 2007, ed ebbe una grande copertura mediatica. La teca tecnologica che contiene la sepoltura è invece visitabile dal 2014. Delle copie del materiale di corredo funebre sono nella posizione del ritrovamento, mentre gli originali, per motivi di conservazione e di studio, sono invece in teche vicine. Si tratta di oggetti litici, in particolare lame, e di una punta di freccia che, ritrovata sopra le spalle della ragazza, ha fatto fin dai primi momenti discutere. Non sembra, allo stato attuale degli studi, esserci un’inequivocabile prova che metta in relazione la freccia con la morte dei due. Non appaiono, infatti, evidenti traumi riconducibili a una ferita, nello studio dei resti umani. Interessante anche il contesto, con altre due sepolture vicine, orientate però diversamente.

Si attendono risposte dagli studi futuri

Appare molto probabile che i corpi dei due siano proprio stati composti in quella posizione al momento della sepoltura. L'”abbraccio” è quindi ricco di segnificati simbolici, con le sue ipotesi interpretative. Importante notare come lo studio degli Amanti di Valdaro, ritrovamento di grande importanza, sia tuttora in corso e che con il tempo, come è avvenuto per esempio con Ötzi, “mummia del Similaun”, il progredire delle tecniche di indagine possano ampliare il quadro in cui porre domande archeologiche e tentare di dare qualche risposta. Le domande che si fa il pubblico davanti alla teca del museo di Mantova, sono in fondo le stesse dei ricercatori. Per questo gli Amanti sono un reperto che genera un circolo virtuoso, e unisce ricerca, esposizione museale e l’interesse dei visitatori in modo positivo. Ai responsabili di ricerca e museo spetta continuare a valorizzare questo interesse reciproco.

Link al modello 3D degli Amanti di Valdaro

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