lunedì 29 Aprile 2024

Un bimbo Longobardo e ceramiche antichissime. La città nascosta, una Mantova che non ti aspetti dagli ultimi scavi archeologici -VIDEO

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La città nascosta, archeologia urbana a Mantova, è una mostra da “ultim’ora”, realizzata cioè con inaspettata e benedetta velocità – quasi giornalistica – sulla base di scavi recenti che hanno portato molte nuove informazioni per la storia antica e medievale del centro abitato. Vengono svelati al pubblico le importanti testimonianze materiali provenienti da due scavi tra loro molto diversi, ma entrambi legati a periodi poco conosciuti di Mantova prima della sua formazione come centro urbano, e durante la lunga transizione dalla città romana a quella – universalmente nota – medievale e rinascimentale.

Mantova prima degli Etruschi: i grandi dolii

Gli scavi archeologici di Gradaro – Fiera Catena, nati nel corso della riqualificazione urbanistica del cantiere nel 2016, hanno svelato il più antico insediamento sull’area di quella che poi sarebbe diventata Mantova. Si tratta di abitazioni risalenti all’età del Bronzo Finale (XII-X secolo a.C.) che, come presumibile, erano realizzate in materiali altamente deperibili (legno, canne palustri, argilla essiccata) e che hanno lasciato le classiche, e preziose, tracce archeologiche in negativo soprattutto a livello delle fondamenta. La grande sorpresa è stata il ritrovamento di enormi contenitori ceramici, dei dolii di dimensioni veramente importanti, seminterrati nel terreno, molto simili per concezione a quelli ritrovati in varee aree del Mediterraneo, da Creta all’Italia meridionale. La loro funzione era evidentemente di conservazione di derrate alimentari. Sottoposti ad un importante intervento di restauro, stupiscono ora il visitatore per imponenza e per l’evidente antichità della loro manifattura, non priva di qualche ornamento, come cordoni plastici o semplici decorazioni incise. Osserviamo un grande dolio ovale, un parimenti imponente dolio biconico, una olla… tremila anni sotto Mantova, arrivati fino al museo archeologico nazionale di Palazzo Ducale grazie a fortunate circostanze e grazie all’archeologia preventiva, grande carta da giocare per la conoscenza e la valorizzazione di un territorio. Vale sempre la pena far le cose per bene e non “velocizzare” un cantiere perdendo per sempre informazioni, talvolta addirittura identitarie, per la comunità. Si conclude con ceramiche post-medievali – quasi un servizio completo da osteria, e con giochi come i dadi e pipe seicentesche. Lo scavo ha restituito anche uno squarcio di vita da taverna.

Un bambino dei Longobardi e la sua piccola “spada”

il bimbo Longobardo come ce lo immaginiamo. La città nascosta, archeologia urbana a Mantova

Il secondo caso di studio che si troveranno i visitatori ben spiegato dalla semplice e chiara esposizione in mostra, è quello degli scavi di via Rubens, alle Case dei Canonici di Santa Barbara, proprio a pochi passi dalla sede del museo. Emergono, dalle contesti, mille anni di storia medievale, con domande importanti a cui rispondere con gli studi futuri. Una è: Mantova aveva due battisteri, visto che stiamo parlando di un edificio ottagonale del VII secolo? Nel 2012 fu trovata, intatta, una sepoltura indubbiamente ricca. All’interno di una struttura lignea era stato deposto un bambino, all’uso delle sepolture ricorrenti nelle necropoli Longobarde. Un bambino, tra i 3 e i 4 anni, a cui vennero tributati grandi onori. Una cintura d’oro (con altri materiali), una collana in filo d’argento con una croce – il piccolo era di famiglia cristiana, probabilmente ariana –  un coltello già ben studiato, che ci racconta di una struttura metallica accanto ad altri elementi, tra osso, ferro, cuoio, tessuti. La ruggine del coltello ha di fatti “inglobato” altri materiali presenti nella tomba, permettendoci di capire che il bambino era stato sepolto con una tunica, che aveva altri abiti colorati. Un grande risultato per lo studio dei Longobardi. Fa tenerezza questa piccola arma, per un bambino destinato a diventare potente e invece morto in così tenera età. Troppo piccolo per portare una spada longobarda, o un sax, nella sua tomba. Ma un segno del destino sognato per lui è rimasto.

La mostra è curata dagli archeologi Mari Hirose e Leonardo La Manna, ed è frutto di varie competenze di un team tra i Musei di Palazzo Ducale e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova.

Fino a gennaio 2022, al Museo Archeologico Nazionale, Palazzo Ducale di Mantova

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