domenica 28 Aprile 2024

Archeologia nel mirino: Veio, Striscia la Notizia, un brutto servizio e tanti colpevoli. Giornalisti compresi

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Arriviamo subito al punto: se Striscia la Notizia vi mette nel mirino e fa un servizio negativo su di voi, per quanto mal pianificato, disinformato e pasticciato, le strade per difendersi sono limitate. Dal punto di vista legale, perchè hanno avvocati rodatissimi e se sopravvive bene da 33 anni evidentemente funzionano. E anche se otteneste qualche ragione legale, il danno mediatico è fatto e recuperarlo sarà durissima. Ora, il servizio di Striscia con l’inviato Jimmy Ghione (nei panni di Indiana Ghiones…) che include l’area archeologica di Veio parte da un dato oggettivo: le aree archeologiche sono spesso mal tenute e poco valorizzate, non indaghiamo qui le ragioni. Quindi via al servizio in stile “Striscia”, immagini di degrado, vero e anche presunto, e facile leva sull’indignazione. Poi informazioni sensa senso (“La tomba dei Leoni ruggenti la più antica d’Italia”, e dove se l’è inventata?), la storiella trita del “tombarolo pentito” (chiedere agli archeologi quanto valore diano al “pentimento”) fino ad arrivare allo “scoop” dei mosaici “antichissimi nascosti sotto la sabbia”, quando chiunque avrebbe potuto spiegargli che uno strato di terra messo appositamente è una soluzione efficace per tutelare uno scavo in attesa di una sistemazione definitiva.

Un aspetto fondamentale, che a molti continua comprensibilmente a sfuggire, è che Striscia la Notizia non è una testata giornalistica, non agisce con giornalisti, gli “inviati” sono dei capaci professionisti televisivi, gli autori sono abilissimi nel confezionare, dal 1988, storie che muovano i sentimenti di vendetta dei telespettatori. Più volte ci sono riusciti, dando spazio a rivalse che il cittadino non avrebbe mai ottenuto da solo, ma l’andare in onda ogni sera necessita di un flusso continuo, e la “fabbrica dell’indignazione” non sempre sforna prodotti all’altezza. Il servizio sulla via Francigena e Veio è uno di questi prodotti, dove l’intera questione – che ha certamente delle ragioni – non fa che portare il messaggio del bravo tombarolo pentito che fa scoprire a uno stato cialtrone una tomba importante e lo stato cialtrone la chiude per sempre. Messaggio dannosissimo, perchè il bravo tombarolo non esiste per definizione, e perchè nel caso di Veio si sta lavorando tantissimo per arrivare a una valorizzazione sostenibile. Antonio Ricci, fondatore del programma e uomo colto, sa benissimo queste cose, ma non è il suo mestiere veicolarle, non gli interessa, il suo metodo è “intanto facciamo casino, poi si vedrà”.

La reazione “archeologica” non ha tardato, sia attraverso la Soprintendenza dell’Etruria Meridionale, sia attraverso l’iper-social direttore del museo nazionale etrusco di Villa Giulia, Valentino Nizzo. Comunicazioni chiare, anche veloci, utilizzando l’unica arma efficace a disposizione, i social. Lo scopo è ottenere qualche rettifica, qualche servizio aggiuntivo per spiegare e argomentare. Striscia lo fa spesso, prima lancia il sasso, ottiene lo scopo di audience/indignazione e poi assesta qualche colpetto di timone con una ripresa talvolta semi-contrita, altre volte più furbetta (che talvolta aumenta il danno). Meglio di nulla, ma le armi sono sempre spuntate e si agisce con una cerbottana contro un carro Tigre. Diciamo che vinci a man basse nel tuo ambiente, ma con il pubblico generalista è dura.

Ora però veniamo al punto per noi più dolente: i giornalisti – quelli con tesserino, quelli che lo fanno di mestiere – affrontano gli argomenti della tutela del patrimonio culturale in modo tanto diverso da Striscia? I fatti ci dicono spesso di no. Anche se innocenti in questo singolo caso, sono pesantemente colpevoli di omissione di professionalità, pur con ovvie e luminose eccezioni. È il motivo per cui, secondo un ormai antico giudizio di Aldo Grasso, Striscia la Notizia abbia da sempre funzionato come sostituto dell’informazione giornalistica che non c’era. Si è infilata come un coltello caldo nel panetto di burro del giornalismo distratto e svogliato, ha riempito il vuoto quasi totale del giornalismo d’inchiesta, o anche solo di quello al servizio dei cittadini. Tralasciamo che Striscia lo faccia per avere audience fresca e preziosa per le sue telepromozioni, e non per gli alti scopi – disattesi – della libera stampa. È stato il giornalismo italiano, per sue omissioni professionali, a rendere possibile il grande equivoco, quello in cui Striscia sembra anche a persone attente come Valentino Nizzo un programma giornalistico. Non scendendo negli aspetti tecnico-formali, Nizzo ha mille ragoni, Striscia fa a volte bene, talvolta male (come nel caso di Veio) il lavoro che non fanno i giornalisti. Non ho dubbi che ci siano pezzi sulla “questione Veio” e su altri argomenti attinenti sulle pagine dei giornali. Ma aver “timbrato il cartellino” dell’informazione evidentemente non basta se non ci sono anche continuità e spazi adeguati. Che si può fare per difendersi, al di là della rettifica? L’informazione social di Villa Giulia e per fortuna di tanti altri, grandi e piccoli, inizia a fare molto ed è sulla strada giusta, veicola i contenuti del museo, le sue tante iniziative per le scuole, per diversi dipi di pubblico, offre educazione continua, costruisce consapevolezza. La consapevolezza pubblica, dei cittadini, è l’unica base su cui costruire qualcosa di solido, strada dura, ma virtuosa e fertile.

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