venerdì 26 Aprile 2024

Missioni Archeologiche Italiane all’estero: un’opportunità soltanto in parte sviluppata

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Come sarà noto a molti, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale annovera, tra le proprie attività, anche una serie di interventi legati al mondo della cultura e, in particolare, dell’archeologia. Per dare un’idea, nel solo 2022, il MAECI ha co-finanziato circa 211 missioni archeologiche all’estero, che si sono svolte in quasi 70 differenti Paesi.

Ad essere finanziate, chiaramente, sono nella maggior parte dei casi missioni archeologiche condotte dal mondo accademico, pur non essendo la natura pubblica un requisito esclusivo. Le tipologie di interessi che queste missioni concorrono a perseguire sono molteplici: sicuramente l’importanza di affermare il know-how italiano all’estero, ma anche la possibilità di stabilire delle attività che rientrano nell’ambito delle aree prioritarie della politica estera italiana.

Si tratta, a ben vedere, di un’attività mediante la quale il nostro Paese esercita un posizionamento leggero in aree molto differenti del Pianeta, che vanno dall’Africa sud-orientale, all’America Latina, concentrandosi nei Paesi del medio-oriente e dell’Africa occidentale.

Una rete così fitta potrebbe, a dire il vero, agevolare di molto la presenza italiana all’estero, non solo sul profilo accademico, come ad oggi prevalentemente accade, ma anche nella definizione di vere e proprie partnership tra pubblico e privato per esportare beni e servizi di natura culturale prodotti in Italia.

SI tratterebbe, banalmente, di inserire tra i criteri di valutazione per poter accedere al co-finanziamento, la presenza di un partenariato con una società privata, che si occupi di una parte delle attività previste dalla missione.

Si tratterebbe di un’azione che potrebbe creare differenti benefici.

Dal punto di vista strutturale, infatti, si innescherebbe l’opportunità di sviluppare un ancor più profondo legame con il territorio, perché al di là degli aspetti accademici e delle relazioni istituzionali, si potrebbero innescare anche processi di creazione di valore diretto, e la creazione di network anche tra le piccole realtà imprenditoriali, fornendo loro l’opportunità di poter crescere sul versante internazionale, così da affiancare alla dinamica del network accademico (utile per raggiungere fondi europei), anche la dinamica del network imprenditoriale (utile per poter avere una presenza più capillare sul territorio).

Le attività che potrebbero vedere la partecipazione di tali soggetti aggiuntivi potrebbero tanto riguardare gli aspetti più prettamente tecnici quanto concentrarsi su azioni di tipo divulgativo, condizione che, ad esempio, potrebbe favorire anche la visibilità di tali progetti, e favorire così anche una conoscenza diffusa delle attività che l’archeologia italiana realizza all’estero.

Un’eccellenza che sicuramente è nota nell’alveo degli appassionati, ma che la maggior parte degli italiani non solo ignora, ma neanche ne immagina l’esistenza. Le missioni all’estero che sono ben note agli italiani, sono missioni militari o umanitarie.

Eppure con una corretta comunicazione, questa piccola parte dell’attività del nostro Paese potrebbe conoscere sviluppi davvero interessanti, favorendo, anche sul nostro territorio, una serie di azioni concrete a supporto delle iniziative: dalle attività di fundraising, alla partecipazione anche finanziaria da parte di soggetti privati interessati ad essere presenti su quei territori, favorendo così una maggiore estensione delle attività, una maggiore pervasività delle eccellenze italiane, e ancora una maggiore connessione con le realtà locali.

Ma questa è solo una delle possibili estensioni che potrebbero innescarsi. Ciascuno potrebbe individuare, in queste estensioni, ulteriori opportunità, anche sulla base della propria sensibilità e della propria esperienza professionale.

Quel che è certo, in ogni caso, è che circoscrivere queste iniziative al solo perimetro della ricerca e delle relazioni istituzionali ne limita di molto gli effetti economici, diplomatici, e culturali.

Ode al corrugato, ovvero quando i sottoservizi fanno gli indifferenti di fronte a un sito archeologico – Le tombe di piazza S.Michele a Volterra

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