sabato 27 Aprile 2024

Scavi di Nora, la bioarcheologia e le frontiere isotopiche – VIDEO INTERVISTA

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Nora è uno scavo del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova, diretto dal professor Jacopo Bonetto,  (in concessione dal MiBact, Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna). Cii lavorano dal 1990. Assieme allo studio delle evidenze materiali in laboratortio – a Ponte di Brenta – si studiano anche le testimonianze  biologiche della necropoli fenicia e punica di Nora “al fine di meglio indagare le complesse dinamiche di mobilità e di interazione bioculturale attive nel bacino Mediterraneo, e di cui Nora è osservatorio privilegiato”. Si tratta – spiegano gli archeologi –  “di un doppio filone di indagine che mira a coniugare i saperi propri della ricerca archeologica con gli apporti di metodo e tecniche derivanti dalle scienze antropologiche e della Terra“.

 

“La correlazione tra il dato cronologico e quello biologico degli individui sepolti – continuano – è elemento fondante per la determinazione delle fasi di afflusso di nuove genti nell’ambito del processo di colonizzazione della Sardegna legato al fenomeno della diaspora fenicia. La seconda e più complessa fase di indagine prevede l’utilizzo delle analisi degli isotopi dello stronzio su campioni di tessuto mineralizzato di ossa e denti”. In particolare, dei 4 isotopi che lo stronzio presenta in natura,si analizzano le concentrazioni dell’isotopo 87 sull’isotopo 86.

“Il variare delle concentrazioni di questi due isotopi dipende dalla geologia locale. Rocce più antiche avranno valori isotopici più alti, rocce più recenti, daranno tendenzialmente valori isotopici più bassi. Per ciascuna area geologicamente omogenea, la combinazione di variabili ambientali determina il livello di stronzio biodisponibile. Attraverso la catena trofica, e cioè attraverso il passaggio dello stronzio solubizzato dal suolo alle piante, agli animali che se ne nutrono sino a noi, il livello di stronzio locale viene assorbito e fissato nei tessuti mineralizzati, sostituendosi in traccia al calcio nella porzione minerale di ossa e denti. Questo aspetto permette di correlare i valori isotopici individuali con il segnale locale proveniente dal luogo di sepoltura o dall’area a essa limitrofa, traendone conclusioni su aspetti di mobilità territoriale del soggetto. Nella definizione del segnale locale, le caratteristiche geologiche e ambientali della penisola dove l’antico centro di Nora sorgeva, hanno richiesto specifiche strategie di campionamento che hanno tenuto conto, ad esempio, della vicinanza e del sito e della necropoli al mare. A differenza della geologia, il segnale isotopico dello stronzio in mari e oceani è costante in tutto il globo. Ciò significa che una dieta a prevalenza di origine marina, o la diffusione per via eolica dell’acqua di mare, possono potenzialmente alterare il segnale isotopico proveniente dalla locale geologia”.

“Riassumendo, lo studio bioarcheologico della collezione scheletrica norense si muove su un doppio binario di indagine:

1.il primo restituisce, attraverso le analisi morfologiche e istologiche dello scheletro, l’identità biologica agli individui sepolti, determinandone l’età alla morte, sesso, condizioni di vita, e eventuali patologie”.

2.”Il secondo, declinando metodi e tecnologie proprie delle scienze della terra allo studio delle antiche popolazioni, ci consente di stimare attraverso l’analisi degli isotopi dello stronzio i trend i mobilità e di interazione bio-culturale a Nora. Confrontando i valori isotopici dell’area norense con quelli degli individui ivi sepolti, possiamo infatti determinare se l’individuo è morto lì dove è nato, o se invece immigrato“.

qui IL LINK AL VIDEO-REPORTAGE SU NORA

FONTE

Handout del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova La diaspora fenicia attraverso lo studio bioarcheologico dei resti umani (ottenuto nell’ottobre 2020)

 

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