giovedì 21 Settembre 2023

L’archeologia è già imprenditoriale, solo che non ce ne eravamo accorti

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Il rapporto tra archeologia e imprenditoria è sempre più al centro del dibattito e le attuali condizioni di scenario lasciano presagire che tale tema tenderà ad assumere una centralità sempre maggiore.

Molti sono gli interventi che intendono sviluppare una sempre maggiore competenza imprenditoriale agli archeologi e, inutile nasconderlo, molte sono ancora le diffidenze che un certo tipo di archeologia conserva nei riguardi dell’economia e, più in generale, dell’approccio imprenditoriale.

A discapito di tali diffidenze, però, può essere utile sottolineare come i dati Almalaurea legati alla professione “Archeologo”, indichino come più della metà degli archeologi svolga attività “in proprio”.

Dati Almalaurea sulla professione di archeologo

Non c’è bisogno di statistiche per sapere che spesso la scelta di avviare un’attività autonoma è tutt’altro che vocazionale, ma risponde alle esigenze del mercato.

Il punto, tuttavia, non è tanto questo: qualunque sia la motivazione che spinga i neolaureati ad avviare un’attività in proprio, è un dato di fatto che la quota di archeologi che avvia tale attività sia, ad esempio, più del triplo rispetto agli assistenti sociali, così come sia più del triplo di coloro che avviano una carriera nel settore della curatela.

Tali cifre evidenziano un’esigenza che, nei fatti, supera anche le eventuali resistenze degli stessi archeologi. Per essere brutali: se finito l’università è molto probabile che per svolgere il tuo lavoro di archeologo avrai bisogno di aprirti una Partita Iva, allora è necessario che, durante il corso universitario, tu venga esposto ad una serie di sollecitudini in questo senso.

Sollecitudini che non possono esaurirsi in un semplice corso di economia e gestione delle imprese. È sicuramente indispensabile, ma forse non sufficiente. Ma è forse più utile iniziare a definire dei corsi che siano in grado di dare allo studente una visione “manageriale” dell’archeologia. Esporre lo studente a visioni di mercato, stimolarne un approccio progettuale, esaltarne le possibilità ideative, spingerlo a valutare percorsi di carriera non tradizionali, con clientele non tradizionali, per raggiungere dei segmenti di mercato archeologico che ad oggi non sono ancora esplorati, invogliarlo all’innovazione, sensibilizzarlo all’importanza dell’utente ed esortarlo ad identificare nuove modalità per coniugare il rigore scientifico e l’esigenza di semplificazione tipica della diffusione. Prepararlo all’idea che dovrà fare anche tutto ciò per poter vivere di archeologia in modo continuativo, evitando, ad esempio, di doversi trovare un “lavoretto” come commesso in qualche fast food o in qualche catena di negozi.

Assunto che su 100 archeologi, più di 50 hanno avviato un’attività in proprio, allora è forse il caso di iniziare a valutare con sempre maggiore interesse anche la componente imprenditoriale, e non come mero adeguamento alle richieste dei vari datori di lavoro, ma come scelta ponderata, in grado di stimolare anche la creazione di nuove idee, nuovi prodotti e servizi.

Se su 100 laureati, più di 50 sono in regime privato, allora significa che l’archeologia è destinata a divenire un comparto a demografia prevalentemente privata. Continuare ad affrontare tale settore come se fosse un comparto a prevalente componente pubblica è quindi un errore istituzionale.

E se sei nel settore imprenditoriale (che è lo stesso che dirsi “imprenditore di se stesso”), allora è il caso di pensare che forse alleanze, strategie, con altre esperienze archeologiche o con altre imprese possa rappresentare una valida scelta di specializzazione economica.

Intraprendere è una richiesta essenziale all’interno dell’attuale settore archeologico. Fingere che non sia vero è rifiutarsi di guardare al presente per quello che a tutti gli effetti rappresenta. Significa restare ancorati a valori che già da tempo hanno perso la propria validità.

Siate archeologi. Non nostalgici.

L’articolo propone dunque una sempre maggiore consapevolezza imprenditoriale durante gli anni universitari, sollecitando L’accesso alla professione di archeologo è sempre più sulla base del lo sviluppo di una visione “di settore” che sia in grado di definire dei processi di miglioramento del sistema del lavoro all’interno del comparto archeologico.

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