giovedì 21 Settembre 2023

La mostra di Castagneto Carducci: in alto le kyliches, si brinda a Fufluns, dio etrusco del vino

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Lo sapevate che gli Etruschi aggiungevano formaggio di capra nel vino? E che coltivavano la vite lasciandola crescere intorno agli alberi da frutto? E che le donne etrusche, al contrario di quanto avveniva in Grecia, partecipavano al simposio insieme ai mariti?

A Castagneto Carducci, sede di cantine e aziende vinicole da capogiro, è in corso una mostra dedicata al vino degli Etruschi, “Nel segno di Fufluns”, che racconta il legame strettissimo tra gli Etruschi e il vino attraverso i reperti della vita quotidiana provenienti dai territori delle antiche città di Volterra, Populonia e Vetulonia.

Oltre 80 reperti da 10 musei partner di un percorso narrativo diffuso lungo il territorio costiero e nell’immediato entroterra. Gli oggetti selezionati raccontano la storia, la cultura, le credenze, l’economia e la struttura sociale della comunità che nel corso del I millennio a.C. ha vissuto i territori dell’Etruria settentrionale costiera. Sono esposti i cinerari provenienti dalle necropoli di Bolgheri e di Piano delle Granate a Baratti-Populonia; una selezione di tazze rinvenute nella Casa del Re sull’acropoli di Populonia, appena restaurate grazie alla sinergia tra Fondazione Aglaia e Parchi Val di Cornia Spa; il corredo del principe etrusco di Poggio Tondo a Pian d’Alba con le coppe su alto piede e il grande kantharos (coppa/cratere) monumentale restaurati con il prezioso contributo dell’Azienda agricola La Cura di Massa Marittima; la rara tazza/attingitoio con iscrizione di dono conservata al museo della cantina “Rocca di Frassinello” a Gavorrano; i buccheri e i bronzi forgiati e utilizzati per consumare il vino dal Museo Civico Archeologico Palazzo Bombardieri di Rosignano M.mo; i coperchi di urne cinerarie con defunto e defunta distesi a banchetto dal Museo etrusco di Volterra; un prezioso corredo funerario costituito da oggetti da simposio rinvenuto a Baratti e conservato al Museo Archeologico Nazionale di Firenze; la straordinaria cimasa di kottabos in bronzo raffigurante un sileno danzante dal Museo Archeologico di Vetulonia; gli arredi in piombo di produzione populoniese dal Museo etrusco di Populonia Collezione Gasparri.

La mostra è realizzata da Fondazione Aglaia. Diritto al patrimonio culturale con il contributo del Comune di Castagneto Carducci e di Fondazione Livorno, in collaborazione con le Soprintendenze di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno e per le province di Siena, Grosseto e Arezzo.

 Il risultato è scritto nel libro dei commenti dei visitatori: bambini, “Mi ha fatto impressione quando il video diceva che si beveva il vino con il formaggio di capra dentro!” Elena e Greta con mamma e papà; imprenditori, “Ogni area vitivinicola dovrebbe possedere un museo come questo” Vittorio, Martina e Umberto produttori di vino in Carema; sognatori che dal Veneto citano Baudelaire, “Bisogna essere sempre ubriachi: di vino, di virtù, di bellezza”; turisti senza confini, “Très belle exposition! Quelle finesse! Quelle intelligence! Les Etrusques encore au coeur de notre civilization”; e cittadini consapevoli per i quali “Scoprire le nostre radici è un esercizio di umiltà che occorre rinnovare sempre”.

Sala espositiva Espinassi Moratti a Castagneto Carducci, fino al 5 novembre. Info@pastexperience.it

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