Le ultime scoperte archeologiche dal sito romano di Lio Piccolo, al limitare della laguna di Venezia, dimostrano l’originiario prestigio delle strutture indagate ormai da anni, in parte attorno agli argini e in parte con i metodi dell’archeologia subacquea. In particolare, riporta il sito dell’Università Ca’Foscari, l’attenzione della campagna 2023 dal punto di vista mediatico è catturata da una piccola ma raffinatissima gemma d’agata, che raffigura nell’incisione una figura mitologica in piedi. Gli scavi sono condotti dal professor Carlo Beltrame, esperto di strutture portuali e costiere antiche, e da Elisa Costa (supporto tecnico di Idra) “‘In ambiente lagunare si tratta di un ritrovamento piuttosto raro – ricorda il professor Beltrame – ad oggi abbiamo notizia di altre due gemme preziose ritrovate a Torcello e presso Barena del Vigno”.
“Lo scavo – continua la nota di Ca’ Foscari – è stato eseguito in regime di concessione del Ministero della Cultura – Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, con il referente dott. Alessandro Asta, e con la collaborazione del Comando della Stazione Navale della Guardia di Finanza di Venezia. La campagna è stata finanziata dal progetto CHANGES “Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society”, parte del PNRR, in cui l’Università Ca’ Foscari è partner dello Spoke 1 “Historical Landscapes, Traditions and Cultural Identities” coordinato dall’Università Aldo Moro di Bari, e dal Comune di Cavallino Treporti.
Le indagini subacquee hanno permesso di conoscere meglio la struttura con base di mattoni sesquipedali e pareti in tavole di legno di quercia del 1°-2° secolo d.C. adibita alla conservazione di ostriche. La vasca, che giace a -350 cm sul livello medio del mare, contiene ancora centinaia di molluschi al suo interno ed è munita di paratoia in legno che doveva dividerla in almeno due ambienti. La collaborazione scientifica con il biologo Davide Tagliapietra del CNR-ISMAR e il geologo Paolo Mozzi dell’Università degli studi di Padova ha permesso di identificare questa struttura come un bacino per la conservazione prima del consumo, più che per l’allevamento, delle ostriche presumibilmente sepolto dai sedimenti lagunari per un evento improvviso. Unico confronto possibile con questa singolare struttura è l’imponente peschiera, munita di piccolo ambiente per la conservazione di ostriche, scavata nel sito romano di Lac de Chapelles, port la Nautique, presso Narbonne”.
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