Lo scavo dell’insediamento dell’Età del bronzo a Solarolo (Ravenna), in via Ordiere, è stato allagato come tutta la campagna circostante, per non dire dei centri abitati. Passata la primissima fase dell’emergenza per l’alluvione in Romagna c’è naturalmente un grande lavoro per tutti gli abitanti, ma anche gli archeologi – che devono custodire i reperti risultato di ben 15 anni di scavo e di studi – hanno la loro battaglia da combattere. Il deposito materiali archeologici in paese, infatti, dove sono conservati i reperti dello scavo, è stato allagato da un metro e mezzo di acqua e di fango. Il lavoro da fare è quello di aprire ogni sacchetto per verificare lo stato dei materiali – migliaia di reperti – e fare asciugare il tutto.
Ci sono reperti ceramici, ma anche bronzi e persino ambra, questi ultimi molto delicati ma per fortuna in salvo. Dopo avere offerto il proprio aiuto alla popolazione, di cui si sentono da lustri ospiti benvoluti, studenti e persino volontari, dottorandi, docenti e tecnici si stanno dando da fare seduti nel fossato medievale del castello. Il sito è importantissimo per conoscere la storia della Romagna nell’età protostorica ed è anche una palestra per la formazione degli studenti dell’Università di Bologna, sotto la direzione scientifica dei professori Maurizio Cattani e Claudio Cavazzuti. Salvare 15 anni di ricerche significa anche preservare le radici del territorio.
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