La possente figura di Priapo, scolpita nel calcare di Siracusa da un artista locale, emerse in modo fortunoso in una cisterna, negli anni ’70 del Novecento. Si ritiene sia un’opera del tardo III secolo a.C. e si ipotizza anche che avesse potuto ornare un giardino monumentale, uno sfoggio di ricchezza non dissimile dalla Venere Landolina, che era a sua volta forse destinata ad un ninfeo. Entrambe le opere fanno parte della sezione ellenistica e romana, la più recente del Museo Archeologico Paolo Orsi di Siracusa.
Torniamo però alla grande scultura di Priapo. Questa è ritenuta in assoluto una delle più antiche rappresentazioni del dio, che spesso venivano scolpite in legno. Anche qui non abbiamo il marmo, o il bronzo, ma una pietra facile da lavorare. Si notano con chiarezza i segni della raspa sulla superficie. Eppure l’opera è potente, la sua posizione inarcata, il realismo tipico del periodo di Ierone II. Manca, evidentemente, il grande fallo che rappresentava la caratteristica più visibile di questo dio simbolo della sessualità maschile, ma soprattutto tenuto in grande considerazione per la sua funzione apotropaica. Insomma, allontanava il malocchio e proteggeva dagli influssi maligni le preziose vigne, o i giardini tenuti a frutteto, che spesso erano “custoditi”, se così possiamo dire, da Priapo e dalla sua effigie.
Priapo, di origine orientale, venne spesso accostato al culto di Dioniso, anche perchè era affine ai Satiri e a Sileno, e come quest’ultimo era spesso reppresentato assieme a un asino. Nella versione romana della leggenda la dea Vesta era stata proprio salvata da questo quadrupede nel momento in cui Priapo cercava di farle violenza. Una tradizione non accettata da tutti vedeva Priapo come figlio di Afrodite e Dioniso (un’altra lo riteneva figlio di Afrodite e Adone), abbandonato dalla madre per via del suo enorme membro virile, visto come una deformità. Trovato e allevato dai pastori, divenne una delle principali divinità rustiche.
A fare da contrasto, nella stessa sala del museo, la statuetta di marmo di Eracle a riposo, degli inizi del III secolo a.C, e dalle dimensioni così ridotte da essere denominato l’”Ercolino”. Fu ritrovato nella Borgata Santa Lucia, in un ambiente che forse era la bottega o il deposito di uno scultore, e si rifà a modelli di Lisippo.
SULLA VENERE LANDOLINA AL MUSEO ARCHEOLOGICO PAOLO ORSI:
Venere Landolina a Siracusa, la scultura del II secolo d.C. amata da Guy de Maupassant