venerdì 19 Aprile 2024

Scoperte archeologiche, per la prima volta visibile il tesoretto di 175 denari d’argento romani di Suese (Livorno)

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Ecco la mostra dedicata alla scoperta del tesoretto di 175 monete di epoca romana repubblicana a Suese, nel territorio a nord di Livorno.

Il rinvenimento, di notevole portata archeologica, avvenne oltre un anno e mezzo fa, e ora c’è l’occasione per renderlo “visibile” alla cittadinanza e agli studiosi. La sede è quella, bellissima, del Museo di Storia Naturale del Mediterraneo e le tante persone intervenute all’inaugurazione sono il chiaro segno che l’archeologia ha una grande forza attrattiva per chi vive il territorio: c’è curiosità, necessità di conoscenza, voglia di imparare e di condivisione della scoperta. Naturalmente grande anche l’interesse professionale dei numismatici e degli altri studiosi, che possono trovare finalmente nuovi elementi di confronto per valutare con competenza storico-scientifica i nuovi dati archeologici emersi.

La mostra. Si tratta di un breve percorso che brilla dei suoi reperti: 175 denari d’argento coniati per lo più a Roma tra il 157-156 a.C. e l’82 a.C. (Pub. Crepusius e L. Marcius Censorinus, per dare qualche elemento ai numismatici)

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Si è scelta un’esposizione “tradizionale”: il contenitore in ceramica comune che conteneva il tesoro e la sfilata di monete in piramidi trasparenti, corredati di pannelli esplicativi, purtroppo per ora solo in italiano.

Cosa ci raccontano le monete di Suese? Innanzitutto ci ricordano la funzione dei denari d’argento, la prima moneta in questo metallo derivato dal sistema monetario romano sulla base dell’asse. Il periodo d’uso, ricordano le note della mostra, fu molto ampio, dalla seconda guerra punica (218-202 a.C.) fino al III secolo d.C. Il suo peso iniziale era di circa 4,5 grammi, poi arrivati nel tempo a 3,9. Era la moneta comune per pagare gli stipendi dei soldati, per questo che in mostra viene ipoteticamente proposta la provenienza del tesoretto proprio da un militare, in un periodo di grandi rivolgimenti tra guerra sociale e guerre civili sul suolo della penisola.

Come sappiamo le monete sono sempre state un formidabile mezzo per veicolare contenuti politici e ideologici. Troviamo quindi in questi denari, splendidamente conservati e ben restaurati, la dea Roma, personificazione dello stato, i Dioscuri, altra rappresentazione della potenza militare romana, poi, successivamente, la Vittoria sul carro, il cavaliere con in mano la testa decapitata di un nemico barbaro, la lupa con i gemelli, Giove o il Sole su quadriga. Le immagini sono efficaci e ben leggibili, un emozionante strumento per capire come il potere dell’Urbe volesse essere rappresentato già in età repubblicana. Vale la pena passare del tempo alla mostra e “perdersi” tra queste rappresentazioni in argento. L’osservazione attenta dei particolari continuerà a riservare piacevoli sorprese.

Un grande lavoro condotto dalla funzionaria di zona della Soprintendenza, Lorella Alderighi, coadiuvata dal Gruppo Archeologico Livornese, da sempre braccio operativo sul territorio. Potremmo definirlo un modello di archeologia fai-da-te che affonda le radici negli anni ’80 del secolo scorso, quando la ricerca era ancora di taglio virtuosistico, per appassionati comprensibilmente orgogliosi del loro lavoro, ma forse un anche po’ benevolmente gelosi dello stesso. Altrimenti non si spiegherebbe il grande ritardo nella comunicazione della notizia, una volta che, dopo i primi giorni del fortunato ritrovamento in un’area boschiva, erano del tutto venute meno le esigenze di tutela di cui accenna il catalogo.

Adesso che è stato finalmente reso pubblico, quindi, si apprezza come le facce delle monete un doppio valore: da un lato anche i ricercatori e i professionisti potranno portare il loro contributo scientifico all’inquadramento di questa importante scoperta, dall’altro anche la cittadinanza tutta potrà finalmente sentirsi più partecipe e considerare il tesoretto per quello che è: l’importante testimonianza della propria storia.

Per chi è interessato l’occasione è quindi importante, ma va colta al volo: la mostra è visibile fino al 2 luglio 2023, grazie al coordinamento e all’ospitalità del Museo di Storia Naturale del Mediterraneo (in via Roma) e all’impegno della Provincia di Livorno, patrocinata anche dalla Regione Toscana.

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