sabato 20 Aprile 2024

Immagini dei beni culturali “a pagamento”: lettera aperta a Sangiuliano da parte dell’Associazione italiana per la promozione della Scienza Aperta

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Sull’uso delle immagini dei beni culturali riceviamo e pubblichiamo questa lettera aperta, a firma del professor Roberto Caso, presidente dell’Associazione Italiana per la promozione della Scienza Aperta:

“Gentile Ministro Sangiuliano,
Con questa lettera aperta l’Associazione Italiana per la promozione della Scienza Aperta (AISA) chiede l’immediato cambiamento delle politiche ministeriali in materia di uso a scopo scientifico delle immagini dei beni culturali. Nell’Atto di indirizzo concernente l’individuazione delle priorità politiche da realizzarsi nell’anno 2023 e per il triennio 20232025 (d.m. n. 8 del 13/01/2023) e nelle successive Linee guida per la determinazione degli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la concessione d’uso dei beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura statali (d.m. n. 161 dell’11/04/2023) si stabiliscono principi e regole che danneggiano la ricerca scientifica, contraddicono decenni di politiche di scienza aperta e di apertura del patrimonio culturale (politiche, peraltro, trasversali a governi di diverso segno politico) e pongono l’Italia fuori dagli indirizzi internazionali e dell’Unione Europea.

La nuova politica inaugurata dal Ministero della Cultura emerge dai seguenti principi contenuti nell’Atto di indirizzo sopra citato (corsivi aggiunti dallo scrivente):
“L’attività dell’Amministrazione sarà volta alla tutela e alla valorizzazione, anche
economica, del patrimonio culturale, materiale e immateriale; si lavorerà ad
incrementare la capacità di automantenimento dei diversi istituti e luoghi della cultura
in modo da ridurre il fabbisogno di finanziamento pubblico e, nel contempo, generare
sviluppo economico per i diversi segmenti del sistema produttivo. […]
In particolare, occorre proteggere il patrimonio rappresentato dalle immagini, anche
digitali, del nostro patrimonio culturale, attraverso un’adeguata remuneratività che
tenga conto dei principi di cui agli articoli 107 e 108 Codice dei beni culturali e del
paesaggio. In tal senso, appare essenziale definire un tariffario ministeriale, unico,
distinto per macrocategorie di beni culturali, che definisca i minimi tariffari da applicare
in occasione delle diverse forme di utilizzazione temporanea dei beni del patrimonio
culturale ministeriale, anche ove esse sfruttino le moderne tecnologie (NFT, blockchain
etc.)”.


Nell’allegato delle Linee guida sopra citate tra le riproduzioni di beni culturali e i riusi delle relative copie o immagini figurano anche quelli effettuati dall’editoria e dalle riviste scientifiche di settore in canali commerciali (online o cartacei).
Tale politica mira a ridurre il finanziamento pubblico, obbligando gli istituti di tutela del patrimonio culturale a impegnarsi nello sviluppo, a costi amministrativi e monetari non nulli, di una maggiore capacità di autofinanziamento. Si tratta di una politica errata nelle ragioni di fondo e ineluttabilmente destinata al fallimento come dimostra l’analoga “strategia” sperimentata nel settore dell’università e della ricerca pubblica.
Gli esiti assurdi e paradossali di questo nuovo indirizzo politico sono evidenti nel settore dell’editoria scientifica no profit delle case editrici universitarie e in quello della nascente editoria in accesso aperto (Open Access). Se le linee guida fossero interpretate alla lettera, occorrerebbe immaginare casi come quello in cui un museo statale chiede l’applicazione del tariffario a un’università pubblica per la riproduzione di immagini di beni culturali in pubblico dominio. Tale applicazione determinerebbe un inutile giro di denaro pubblico (dall’università al museo) senza alcun beneficio per le casse dello Stato e, anzi, con un aggravio dei costi per la pubblica amministrazione derivante dall’appesantimento burocratico del processo che conduce alla pubblicazione scientifica.
Questi atti normativi, come già si è detto, pongono l’Italia fuori dalla contemporaneità nonché dalle politiche internazionali, europee e nazionali volte a coniugare la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale con i principi della scienza aperta e dell’accesso aperto.
L’AISA chiede, per questi motivi, un’immediata modifica delle politiche ministeriali che vada nella direzione di una totale e assoluta liberalizzazione, senza pagamento di tariffe, della riproduzione e del riuso per scopi scientifici dei beni culturali del patrimonio italiano.
modifica del Codice dei beni culturali al fine di fissare per via legislativa il principio di libera
riproduzione e libero riuso dei beni culturali per scopi scientifici.

TROVATE L’ARGOMENTO TRATTATO NEL NOSTRO ARTICOLO ANCHE QUI:

“Open to Meraviglia” e l’uso libero delle immagini del patrimonio culturale italiano, oltre le critiche “bello-brutto”

QUI LA LETTERA APERTA DELLE CONSULTE UNIVERSITARIE:

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