sabato 3 Giugno 2023

La villa romana nascosta nella pineta, anche nuovi mosaici tra le scoperte archeologiche negli scavi 2023 a Bibione

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Nascosta nella pineta, perennemente ombreggiata da una vegetazione di altri tempi, la villa romana del Mutteron dei Frati a Bibione (provincia di Venezia) è scavata dal 2018 in un progetto che vede coinvolti le università di Regensburg, con il professor Dirk Steuernagel, università di Padova con la professoressa Maria Stella Busana e la Soprintendenza dell’Area metropolitana di Venezia, con Alessandro Asta come supervisore.

Isolata pittorescamente in quella meravigliosa pineta, appoggiata ad un’antica duna, vero fossile di un paesaggio che, dopo le bonifiche del XX secolo, si conserva ormai solo in parte, la villa è solo uno dei vaghi della lunga collana di ville romane che coronavano l’Adriatico settentrionale. Parliamo di un ampio arco di insediamenti di prestigio e soprattutto di produzione agricola e legata al mare che andava dalla laguna di Venezia alle coste dell’Istria

GUARDA IL VIDEO DELLO SCAVO DELLA VILLA ROMANA DI BIBIONE:

 

L’approccio multidisciplinare è particolarmente incentrato sull’archeologia dei paesaggi. Lo studio si concentra sia sulle ville marittime romane che questo paseggio sfruttarono e in parte trasformarono. Poi nel paesaggio, in un certo senso ritornarono, quando furono nei secoli della tarda antichità o dell’alto medioevo oggetto di spoliazione di tutti i materiali utili a nuove, magari più umili, imprese edilizie. La villa romana di Bibione sembra poter fornire più indicazioni di altri siti scavati nell’area.

La villa, infatti, sta mostrando da questa stagione anche fasi tardo antiche e medievali, che suggeriscono una lunga storia anche dopo la “fine” e la spoliazione del sito stesso. Certo, fa piacere a tutti che dagli scavi del team italo-tedesco abbiano portato alla luce nuovi lacerti di mosaico, tra l’altro di buona tecnica costruttiva. Ma quello che spesso arricchisce la ricerca di dati è l’ “archeologia negativa“, le fosse scavate per recuperare i materiali fino alle fondamenta, che paradossalmente svelano con buona approssimazione l’architettura degli edifici. E poi le tracce di attività agricole o di pesca oltre la fine della ville antica. Quelle che ci raccontano con prove materiali, al di là delle supposizioni, che il territorio di questa parte ormai vocata al turismo balneare, dalla storia recente, in realtà affonda le radici in qualcos’altro. Un qualcosa di profondamente diverso, ma che sempre con il grande polmone dell’Adriatico ha a che fare.

Il mosaico negli ultimi scavi della villa romana di Bibione

I reperti sanno già essere piuttosto indicativi, anche se le spoliazioni hanno spesso limitato quel tipo di materiale che si definisce in archeologia come “diagnostico”, insomma in grado di dare indicazioni tipologiche. Quel che resta però è interessante: ci sono i pesi per le reti, ad indicare come queste valli fossero ideali per l’itticoltura. Bolli su materiale da costruzione, anche tardi, come tarde, fino al XV secolo, certe ceramiche. E ancora, intonaci dipinti, alcuni ritrovati in fase di crollo. Da questi materiali possiamo capire non solo il pregio ma anche la provenienza da un’area ampia, che si spinge nell’entroterra fino a Padova, e dall’altra parte molto ad oriente.

Ora chi sta andando al mare e passa con istintivo piacere accanto a quell’area verde preservata al limite dell’acqua, al Mutteron dei Frati, forse lo potrà guardare un po’ con l’occhio di Giacomo Ferri de Lazara, famiglia a cui si riconduce la proprietà della tenuta. La contessa Arabella, osservando gli studenti con la trowel in mano e a spingere le carriole, ricorda il ruolo del marito: “Fu Giacomo ad avere aperto gli scavi degli anni ‘90 permettendoci di accedere a queste meraviglie. È un’emozione enorme l’istante in cui riaffiora da un passato così lontano un piccolo oggetto o una moneta che testimonia un’epoca lontana”. Il sindaco di San Michele al Tagliamento, Flavio Maurutto, ascolta e fa cenno di approvazione. Sa che un territorio vive più rigoglioso se si preservano le proprie radici.

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