giovedì 25 Aprile 2024

Archeologie del contemporaneo: dai ghetti dei migranti in Italia ai campi profughi sulle isole greche

In Evidenza

Le archeologie del contemporaneo raccontano i ghetti dei migranti nel Tavoliere delle Puglie, i campi profughi sull’isola di Lesbo in Grecia, le baraccopoli negli Stati Uniti, le distruzioni di Hiroshima come un‘archeologia dell’era atomica, i campi di concentramento italiani di prigionieri alleati nella Seconda guerra mondiale. Ne parla un libro, Archeologie del contemporaneo – Paesaggi, contesti, oggetti, di Giuliano De Felice (Carocci). Questo è un libro per noi molto importante, perché affronta un tema fondante di ArchaeoReporter, quello che noi chiamiamo “archeologia del presente“, e che rispecchia il nostro motto: “Non c’è nulla di più contemporaneo dell’archeologia“.

GUARDA IL VIDEO:

Fa parte, in un certo senso, di quell’archeologia degli invisibili che si caratterizza per le scarse tracce materiali destinate a rimanere nel tempo come evidenze di attività umane. Così, come nei millenni è accaduto per i pastori, per le popolazioni nomadi, per le categorie meno visibili archeologicamente (compresi donne, bambini, schiavi, gruppi etnici soccombenti e così via). Basti pensare alla precarietà dei campi profughi, degli hot spot per i migranti, degli shelter dell’UNHCR (l’alto commissariato per i rifugiati), alle baraccopoli dei braccianti sfruttati nel Sud Europa, soprattutto in Italia, che punteggiano le nostre cronache.

Ma fa parte anche – per contrasto – dell’archeologia dei paesaggi, tante e profonde sono le trasformazioni, anche di lunga durata, al punto che le conseguenze spesso ci sfuggono nell’immediatezza. Pensiamo ad esempio all’archeologia dell’era atomica. In primo luogo ci sono quei cambiamenti dettati dalle esplosioni stesse degli ordigni atomici, da quelli sul Giappone del 1945 a cominciare da Hiroshima, la cui trasformazione del paesaggio urbano è di per sé anche una testimonianza archeologica della devastazione bellica, per arrivare alle tante strutture dei decenni successivi: basi missilistiche, da Cuba al Nord Europa, al Meridione d’Italia, alla Turchia, gigantesche strutture sotterranee in cemento armato, cittadelle per gli eserciti della Guerra Fredda, opere infrastutturali (cos’era il Muro di Berlino in fondo?), basi in alta montagna (Monte Grappa), basi aeronautiche in tunnel (Monte Venda), le centinaia di “banali” caserme dismesse alla porta orientale d’Italia in Friuli Venezia Giulia, strade, campi d’addestramento, strutture di confine. Opere sempre più gigantesche di frontiera, di divisione: technical fences tra Israele e il Libano, muri verso i territori palestinesi, migliaia di chilometri di reti e telecamere in corso d’installazione alle frontiere orientali d’Europa, barriere spagnole a Ceuta, il grande muro tra Usa e Messico, e tante altre ancora ne arriveranno in futuro.

Sotto, Il Ghetto di Rignano da Google Earth nel 2015, sopra, Mezzanone.

Giuliano De Felice, professore associato all’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, insegna e fa ricerca proprio su questi temi. Suo il lavoro, condotto in collaborazione stretta con gli abitanti dei territorio, sull’ex campo di prigionia italiano PG65 di Altamura. Prima campo di prigionia per gli alleati nella Seconda Guerra Mondiale, poi campo di addestramento per partigiani Jugoslavi, centro raccolta profughi dall’Istria e Dalmazia ed ora ridotto a pochi resti. Una storia che ha incrociato i destini di migliaia di persone e decine di migliaia di loro discendenti. Che senza una ricerca di archeologia contemporanea si perderebbe. Perché De Felice ci dimostra, casi di studio alla mano, che le fonti di cui abbonda il XX e XXI secolo non bastano assolutamente a raccontare. Le testimonianze materiali, ebbene sì, archeologiche, a volte confermano, a volte contraddicono, spesso integrano e non raramente sorprendono.

Archeologie del Contemporaneo non è un manuale, benché si avvicini al concetto. È un viaggio nella contemporaneità e nelle sue trasformazioni che apre gli occhi, e non solo agli archeologi (e speriamo anche ad altri studiosi e funzionari), su forme di rispetto del territorio e di partecipazione attiva dei cittadini per comprendere e, potendo, governare meglio il proprio contesto: orientarsi sulla strada percorsa per arrivare fino ad essere quelli che siamo ora.

L’ARCHEOLOGIA DELLE NOSTRE RADICI VICINE

Le nostre radici cono sì i Neanderthal, i Sapiens, Roma e il Medioevo, ma anche le guerre dei nostri nonni, le fatiche sui campi, i viaggi in nave verso Ellis Island o altrove e i naufragi nel Mediterraneo di barconi di disperati. L’archeologia racconta molto: i baraccamenti della Grande Guerra sulle Alpi, indagati non come “cimelio” ma come testimonianza archeologica di un immenso sforzo collettivo, umano, bellico, industriale, logistico. Racconta delle baraccopoli degli USA nella prima metà del Novecento, per ricordarci che queste dinamiche sono diacroniche e multidirezionali, i flussi cambiano punto di partenza e di arrivo, le crisi colpiscono ciclicamente l’uno e l’altro continente, talvolta separatamente, talvolta in una tempesta globale. Ecco quindi le Hooverville delle crisi americane nelle foto in bianco e nero, come in bianco e nero è l’Agro Romano che nel 1910, solo 100 anni fa,  sembra più il Sahel che un’area della capitale di una delle nazioni ora nel G8. Ecco le foto dei missili Jupiter simbolo della Guerra Fredda passare tra le case di Santeramo in Colle, che pur essendo del 1960 sembrano tratte da un album di dagherrotipi dell’Ottocento per lo stato in cui versavano le dimore.

Un’archeologia plurale, ci racconta De Felice, in un libro che sposa, con rara profondità intellettuale e tensione etica, una solida teoria con la pratica delle esperienze sul campo. Che è poi quello che ci piace dell’archeologia, di tutte le epoche.

QUI IL RACCONTO DEL CAMPO PG 65:

Campo PG 65, archeologia contemporanea tra prigionieri britannici, partigiani jugoslavi e profughi italiani (giuliano-dalmati, dall’Africa ed Egeo) – Con VIDEO

Altri articoli

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

News