sabato 20 Aprile 2024

Garibaldi più forte del fulmine: restaurato il monumento al Gianicolo

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Dopo cinque anni torna alla sua doverosa dignità il monumento a Giuseppe Garibaldi sul Gianicolo, luogo simbolo del Risorgimento a Roma. Il 7 settembre 2018, infatti, venne colpitop da un fulmine che aveva fatto grandi danni alla base.

Ora è stato restaurato e “restituito”, alla presenza del sindaco e di pronipoti dell’Eroe dei Due Mondi

Oggi saniamo una ferita inferta alla città restituendo un monumento prestigioso che è rimasto transennato per anni. Si tratta di un intervento che non resterà isolato, l’obiettivo è riqualificare questo luogo unico, di una bellezza straordinaria, un museo a cielo aperto che ci ricorda una delle pagine più importanti della nostra storia.  ha dichiarato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri.

il monumento a Garibaldi sul Gianicolo dopo il restauro

Il sovrintendente Capitolino Claudio Parisi Presicce spiega che si è trattato di “un complesso e lungo lavoro di restauro perché il fulmine che ha colpito il basamento del monumento ha determinato una sorta di esplosione, grazie a un innesco dovuto alle infiltrazioni d’acqua. L’intervento si è sviluppato in tre fasi, la messa in sicurezza della parte alta, la puntellatura del basamento con il recupero e il riposizionamento dei frammenti e l’inserimento di una gabbia di Faraday”

Si è scoperto, grazie ad apposite indagini, che il monumento era già stato colpito e danneggiato dai fulmini per ben due volte, nel settembre 1944 e nel luglio 1963, sempre nel prospetto ovest, secondo la stessa dinamica. Durante le fasi iniziali e finali dell’intervento sono state effettuate anche indagini diagnostiche per calibrare e verificare l’efficacia delle operazioni di consolidament. Ora finalmente una gabbia di Faraday dovrebbe salvarlo da fulmini futuri. Il restauro e la messa in sicurezza sono costati 400.000 euro.

Storia del monumento equestre a Garibaldi sul Gianicolo

Ebbe una genesi e una realizzazione lunga e complessa, prima di essere inaugurato il 20 settembre 1895 durante la celebrazione del 25° anniversario della liberazione di Roma. La decisione di dedicare a Garibaldi un monumento nazionale a Roma fu presa dal Parlamento italiano all’indomani della morte dell’eroe, avvenuta a Caprera il 2 giugno 1882. Il consiglio Comunale aprì una sottoscrizione stanziando la somma di lire 80.000 e individuando nel Gianicolo il luogo dove erigere il monumento. Si decise quindi di porre il progetto dell’opera a concorso e la commissione giudicatrice stabilì che il monumento doveva essere sormontato da una statua bronzea di Garibaldi in piedi o a cavallo, indicando come luogo puntuale della collocazione il giardino di San Pietro in Montorio. Furono presentati 37 bozzetti che vennero esposti nel nuovo Palazzo delle Esposizioni, in via Nazionale. La commissione dichiarò vincitrice la proposta di Emilio Gallori, esprimendo però il desiderio che le figure del monumento, fredde e politicamente neutrali, venissero rianimate e vivacizzate. Gallori presentò un nuovo progetto arricchito di gruppi bronzei sulla fronte e sul lato posteriore, l’uno con i bersaglieri di Luciano Manara e l’altro con i combattenti di Calatafimi, che si aggiungevano ai gruppi allegorici dell’Europa sul lato sud e dell’America sul lato nord. Approvate le modifiche, fu avanzata la proposta di creare un ossario sotto le fondazioni del monumento per ospitare le spoglie dei caduti nella difesa di Roma del 1849 che si trovavano già sepolti al Gianicolo.

il monumento a Garibaldi sul Gianicolo durante il restauro

Nella primavera del 1891, quando i lavori per le fondazioni erano stati avviati, il Comune, per mancanza di fondi, dichiarò di dover rinunciare a costruire la cripta sotto il monumento. Fu allora che Gallori propose una nuova area per la collocazione dell’opera, individuando il punto più alto del Gianicolo. Il 19 marzo 1895, alla presenza dei reali d’Italia, fu posta la prima pietra e si stabilì che il monumento sarebbe stato inaugurato il 20 settembre. Alle ore 11 del 20 settembre 1895, il monumento fu scoperto davanti al re e alla regina, al presidente del Consiglio Crispi e al sindaco Emanuele Ruspoli, alla presenza, secondo i giornali dell’epoca, di oltre sessantamila persone.

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