domenica 24 Settembre 2023

La mummia di Ramses, per toccare “veramente” la storia. L’impressionante copia hi-tech in materiale organico in mostra a Roma

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Guardare e toccare. La mummia di Ramses II, forse il più potente tra i sovrani dell’antico Egitto, è in mostra, senza vetrine, al Museo del Vicino Oriente, Egitto e Mediterraneo che si trova a Roma, nella sala Piacentiniana al Rettorato dell’Università La Sapienza. La si può, appunto, anche toccare, con le dovute attenzioni. Sembra vera, in un certo senso è proprio vera, ma si tratta di una copia. Per farla breve è una perfetta ricostruzione 3D, che unisce varie competenze ai più alti livelli. Compreso, e qui sta l’eccezionalità, l’uso di materiale organico che la rende non solo “verosimile” ma letteralmente analoga all’originale, che naturalmente resta protetta al Cairo.

GUARDA IL VIDEO SULLA MUMMIA DI RAMSES (immagini di Federica Pelosi):

La mostra sarà visitabile fino al 14 giugno 2023, e inserisce la mummia in un contesto didattico che inquadra la vita di Ramses II, la celebre battaglia di Qadesh contro gli Ittiti, il mondo funerario dell’Egitto e le tecniche di imbalsamazione. Si potranno sentire, ad esempio, i profumi degli unguenti utilizzati, ma, soprattutto, si potrà veramente entrare in contatto con il faraone, in modo non solo “virtuale”.

Il processo di realizzazione della Mummia di Ramses (Foto MVOEM)

Utile però riportare quanto scritto per la presentazione della mostra, che si tiene nell’ambito del progetto  “SAPeri&Antichità” promosso dal Centro SAPeri&Co della Sapienza Università di Roma: “Obiettivo principale del progetto è quello di riprodurre i reperti archeologici dal punto di vista materico, oltre che morfologico, grazie alla combinazione di tecniche di fabbricazione digitale e biofabbricazione, che consentono di restituire un feedback aptico realistico grazie all’utilizzo di materiali dalle diverse caratteristiche sensoriali.
Per la prototipazione della copia della mummia di Ramses II è stata usata una combinazione di tecnologie di manifattura additiva, quali la stampa
Test di stampa 3D e copertura con la nanocellulosa delle componenti della copia della mummia di Ramses II, e sottrattiva, quali la fresatura CNC. Il prototipo è stato modellato digitalmente da zero utilizzando la più recente foto della mummia come
riferimento, intervenendo sulla morfologia degli elementi corporei e sul loro posizionamento. In seguito, il modello 3D ottenuto è stato sezionato in diverse parti, individuando la tecnologia più adeguata alla realizzazione di ogni elemento a seconda della complessità delle relative geometrie. Per gli elementi caratterizzati da un maggior livello di dettaglio, come il volto e le estremità degli arti, è stata utilizzata la stampa 3D FDM, mentre gli elementi con un minor grado di definizione sono stati realizzati tramite fresatura di pannelli in polistirolo.
Gli elementi stampati in 3D sono stati modellati a mano con uno strato di argilla per riprodurre i dettagli anatomici, ed infine rivestiti con uno strato di nanocellulosa batterica, materiale biofabbricato risultante dal processo di fermentazione di una coltura simbiotica di batteri e lieviti. Le caratteristiche della nanocellulosa la rendono infatti particolarmente adatta a riprodurre da un punto di vista tattile, visivo e olfattivo le qualità della pelle mummificata“.

Il materiale organico per realizzare la pelle della Mummia di Ramses (Fogli di nanocellulosa – Foto MVOEM)

Le vicende della mummia di Ramses, dal momento della sua morte, imbalsamazione e sepoltura, sono state ricostruite dopo che questa fu ritrovata non nella tomba del sovrano, la monumentale tomba KV7 (un plastico della tomba è esposto nella mostra), bensì nel nascondiglio reale a Deir el-Bahari, dove era stata traslata dalla tomba di suo padre Seti I (KV17), per essere nascosta assieme ad altre salme reali durante la XX Dinastia. La mummia di Ramses, oltretutto, era stata inserita nel sarcofago di suo nonno Ramses I (1292-1290 a.C.)”.

La mummia fu scoperta assieme ad un’altra cinquantina di mummie nel luglio 1881, da Emil Brugsch e Ahmad Kamal Effendi, pochi mesi dopo l’insediamento di Gaston Masperò nel posto di Direttore del Service de conservation des antiquités de l’Égypte, che era stato fondato e diretto da Auguste Mariette. Fu proprio Maspero, sbendando la mummia nel 1886 durante il riallestimento del Museo Bulaq, a ritrovare il documento che narrava degli spostamenti subiti e consentire l’identificazione con Ramses II. Esposta nella Sala delle Mummie del nuovo Museo di piazza Tahrir nel 1902, la mummia iniziò a deteriorarsi e fu, pertanto, tolta dall’esposizione rimanendo celata fino al 1936, quando il nuovo direttore delle Antichità, Étienne Drioton, trovando il sarcofago con il corpo di Ramesse nella casa del suo predecessore, lo riportò nel museo, dove fu conservato in una sala chiusa al pubblico per altri quarant’anni. Nel 1975, la mummia di Ramses fu nuovamente resa accessibile ai visitatori. Tuttavia, nel volgere di pochi mesi lo stato di conservazione della mummia degenerò nuovamente e fu così che grazie all’interessamento dell’egittologa Christiane Desroches Noblecourt, fu portata a Parigi per essere restaurata. Il viaggio del corpo di Ramses imbalsamato e bendato il 26 settembre del 1976 rimase storico: alla salma faraonica furono tributati gli onori di un capo di stato e fu sottoposta ad analisi e ad un intervento di sterilizzazione tramite raggi gamma. Tornato in patria Ramses poté finalmente alloggiare in pace nel Museo del Cairo“.

Prenotazione visite: 06-4991-0228; https://www.facebook.com/MVOEM/; mvoem@unroma1.it

Nota:

Progetto “SAPeri&Antichità”
Prof. Sabrina Lucibello
Prof. Lorenzo Nigro

Allestimento: Daria Montanari, Sharon Sabatini, Luciano Fattore, Lorena Trebbi, Francesco M. Benedettucci.

Polo Museale Sapienza Prof. Fabio Attorre
Pro-Rettore alla Terza Missione: Prof. Giuseppe Ciccarone Pro-Rettrice al Public Engagement: Prof. Daniela De Leo

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