L’eredità degli armamenti di maggiore contenuto tecnologico e di massima efficienza bellica usati nella Grande Guerra continuò spesso anche nel secondo conflitto Mondiale, come testimoniano due enormi pezzi navali esposti allingresso dell’Imperial War Museum di Londra.
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In effetti si tratta di due esemplari del più moderno e potente tipo di cannone utilizzato dalla Royal Navy fin dall’inizio della Prima guerra mondiale: sviluppato nel 1912 per la classe di navi Queen Elisabeth, armò ben 22 corazzate e incrociatori pesanti. Da 15 pollici, (calibro 381), pesava 100 tonnellate, sparava proiettili da 876 chilogrammi a 29 chilometri di distanza.
L’aspetto dissuasivo, diciamo geostrategico, era di per sè evidente. In realtà però il contributo in battaglia più significativo lo ebbe nella Seconda guerra mondiale. Gli esemplai che stupiscono i visitatori del grande museo londinese provengono da due diverse unità:
il primo, montato sulla HMS Ramillies, lo ritroviamo in azione nella Guerra Greco Turca nel 1920 ma, soprattutto, tra l’agosto e il novembre 1940 contro gli italiani, sia contro obiettivi terrestri che navali, in particolare a Capo Spartivento (o Battaglia di Capo Teulada, 27 novembre 1940, dove anche la Vittorio Veneto disponeva di cannoni da 381)
L’altro era sulla HMS Resolution, e in seguito sulla Roberts, un monitore, dove tra l’altro fece fuoco durante lo sbarco in Normandia nel giugno del 1944 contro la batteria di Houlgate, per proteggere lo sbarco a Sword.
Non è un caso che siano un pezzo iconico del museo: cannoni molto efficienti, dimostrano quanto la tecnologia possa fare la differenza, su pezzi di lunghissima durata operativa, in servizio fino agli anni Sessanta. Non se ne salvano molti, nel mondo, di pezzi in qualche modo comparabili, quindi possiamo parlare di eccezionali “oggetti” di archeologia dei conflitti, che restano come un monumento all’importanza strategica dell’industria siderurgica.
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