venerdì 26 Aprile 2024

Acquedotto Augusteo della Campania, associazione Cocceius: “esplorato un tratto sconosciuto di 647 metri nel costone di Posillipo”

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Dall’associazione “COCCEIVS” associazione culturale di ricerche speleo-archeologiche, Amici della Crypta Neapolitana e del sottosuolo flegreo, riceviamo e pubblichiamo il comunicato sull’esplorazione appena resa nota:

Grazie all’autorizzazione del Commissario Straordinario per la bonifica di Bagnoli e con la collaborazione di Invitalia, ha rinvenuto un tratto prima sconosciuto dell’antico acquedotto Augusteo della Campania. Esso appartiene alla diramazione che, dalla Crypta Neapolitana, portava acqua potabile alla collina di Posillipo ed all’isola di Nisida ed è in ottimo stato di conservazione. Lo sviluppo rilevato al momento è pari a 647 metri e tale valore lo qualifica come il più lungo segmento noto dell’Acquedotto Augusteo, presentando inoltre ben dodici spiragli di accesso. La nuova scoperta è stata possibile grazie alla segnalazione di residenti locali che da ragazzini, oltre 40 anni fa, percorrevano già il condotto e ne facevano il loro terreno di gioco.

La progressione all’interno dell’ipogeo varia da agevole a estrema, richiedendo così una notevole esperienza speleologica e la padronanza delle tecniche e delle attrezzature idonee. Per la prima volta abbiamo a disposizione un lungo tratto continuo di acquedotto antico in condizioni idonee per l’analisi archeologica, geologica e lo studio dell’evoluzione del territorio e del clima nell’antichità”.

Un tratto dell’Acquedotto Augusteo della Campania esplorato dall’associazione Cocceivs

“La maggior parte del percorso – continua il comunicato dell’associazione Cocceius –  è costituita da uno speco largo fra i 52 cm ed il 70 cm, con un rivestimento di intonaco idraulico alto 64 cm alla base dei piedritti, a sua volta ricoperto
da uno spesso deposito di calcare. Per lunghi tratti è possibile procedere eretti, ma in corrispondenza degli spiragli laterali vi sono accumuli recenti di terreno di provenienza esterna, che costringono spesso a strisciare o a procedere carponi. Il percorso è caratterizzato da numerose svolte e curve, dovute in parte agli errori nelle direzioni di scavo fra due squadre di scavo adiacenti, ed in parte alla necessità di evitare zone in cui la roccia incassante è interessata da bancate di materiale poco coerente di origine eruttiva.

Una parte degli spiragli di accesso è ostruita dai materiali alluvionali, mentre altri si aprono sulla parete tufacea e sono occultati dalla vegetazione del versante. Il percorso esterno per raggiungere l’ingresso è piuttosto impegnativo, richiedendo diverse arrampicate su terreno incoerente ed un abbigliamento protettivo nei confronti dei rovi. La progressione all’interno dell’ipogeo varia da agevole a estrema, richiedendo così una notevole esperienza speleologica e la padronanza delle tecniche e delle attrezzature idonee. Tutti i sopralluoghi sono stati svolti nel rispetto delle normative di legge per il lavoro in ambienti confinati, con l’impiego di analizzatore di gas multi-sensore certificato. Tuttavia, si osserva una sensibile circolazione d’aria, grazie alla relativa vicinanza alla superficie ed ai numerosi spiragli di accesso. La struttura ipogea finora esplorata presenta già notevoli elementi di interesse scientifico, che intendiamo approfondire in stretta collaborazione con i dipartimenti universitari competenti e con la Soprintendenza ABAP per il Comune di Napoli.

Per la prima volta abbiamo a disposizione un lungo tratto continuo di acquedotto antico in ottimo stato ed in cui sarà possibile ricavare una misura accurata del dislivello esistente fra i livelli di scorrimento di due punti fra loro distanti. Ciò permetterà di calcolare con una certa precisione il flusso idrico di progetto e reale. Dal punto di vista geologico, l’ipogeo permette di esaminare direttamente la struttura interna di un consistente tratto del costone tufaceo che sostiene Posillipo. Ciò permetterà di ricavare importanti informazioni sulle sequenze eruttive che hanno formato il costone. Analogamente, l’analisi dei depositi calcarei permette di ricavare informazioni sull’evoluzione del territorio e del clima nell’antichità, con importanti ricadute sulle tendenze evolutive del clima attuale.

L’analisi archeologica del manufatto si prospetta di estremo interesse, per determinarne le
modalità di realizzazione, la presenza di strutture di controllo del flusso, di diramazioni, di
afflussi e di deflussi. In conclusione, riteniamo che vi siano ampie prospettive per la definizione di un piano di ricerche e di valorizzazione di questa importante scoperta, che aggiunge un significativo tassello alla conoscenza del popolamento antico dei Campi Flegrei.

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