venerdì 29 Marzo 2024

Evoluzione umana, nuove scoperte sull’Homo Erectus dallo smalto dei denti: passava da dieta vegetale a dieta mista

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Cosa mangiava l’Homo Erectus? Importanti studi interdisciplinari condotti sull’isola di Giava – sud-est asiatico – ha potuto accertare caratteristiche della dieta, attraverso l’analisi dello smalto dei denti del nostro progenitore, in particolare focalizzandosi sulle “strie di Retzius” – racconta una nota dell’Università di Padova che ha partecipato alla ricerca – che “segnano la crescita progressiva dello smalto dentale. Lo smalto inizia a formarsi nel grembo materno e continua a mineralizzarsi fino all’adolescenza, quando gli ultimi denti da latte cadono e vengono sostituiti da quelli permanenti. Come in tutti i vertebrati terrestri, anche nell’uomo lo smalto si mineralizza gradualmente in strati microscopicamente sottili, le strie di Retzius appunto, la cui analisi consente di comprendere la velocità di sviluppo dello smalto stesso.  Stress fisiologici e/o esterni, come ad esempio la nascita, lo svezzamento o le malattie infettive lasciano tracce visibili, dette strie di Retzius accentuate, che aiutano a comprendere lo stato di salute degli individui. Le strie di Retzius permettono anche di ricostruire il quadro cronologico della composizione chimica dello smalto dei denti, che a sua volta riflette i cambiamenti della dieta individuale”.

Così, appunto il team interdisciplinare di scienziati con a capo la Goethe University di Francoforte e il Senckenberg Research Institute and Natural History Museum di Francoforte, si è concentrato su questo tipo di ricerca. Nel team, come accennato sopra, anche l’Università degli Studi di Padova e il Museo delle Civiltà di Roma.

L’Homo Erectus era in grado di “variare la dieta”

Durante il corso dell’anno, l’Homo Erectus era in grado di passare “da una dieta a base vegetale a una dieta mista, ma erano molto meno dipendenti dalla disponibilità di cibo stagionale rispetto ad altre specie che abitavano l’isola, come ad esempio, gli oranghi“.

Il team dell’università padovana, Luca Bondioli (Dipartimento di Beni Culturali: Archeologia, Storia dell’Arte, del Cinema e della Musica dell’Università di Padova) e Beatrice Peripoli (ex studentessa del Dipartimento di Beni Culturali, Università di Padova, ora dottoranda a Sapienza Università di Roma) ha quindi “confrontato le abitudini alimentari di un antenato dell’uomo moderno – Homo erectus– con quelle degli oranghi e di altre specie animali, tra loro contemporanee, attraverso lo studio dei denti. Questo nostro antenato e le altre specie animali sono vissuti durante il Pleistocene, tra 1,4 milioni e 700.000 anni fa, sull’isola Giava, che all’epoca era caratterizzata sia da foreste pluviali monsoniche, sia da paesaggi aperti alberati che da savane erbose“.

È stato utilizzato un laser speciale per asportare una piccola quantità di smalto dalle sezioni sottili – continua la nota dell’Università di Padova – che è stato analizzato chimicamente tramite l’utilizzo dello spettrometro di massa per rilevare la presenza di diversi elementi chimici, tra cui lo stronzio e il calcio, che si trovano sia nelle ossa che nei denti (Laser Ablation Inductively Coupled Plasma Mass Spectrometry (LA-ICPMS).

Micrografia di una sezione sottile di un dente di orango, che mostra la struttura interna di crescita dello smalto. A destra i diversi percorsi di ablazione laser sono evidenziati in rosa, mentre le linee di Retzius sono mostrate in verde. Foto Alessia Nava

Wolfgang Müller ricorda che “Il rapporto tra stronzio e calcio (Sr/Ca) dipende dalla dieta. Lo stronzio viene gradualmente espulso dall’organismo, per così dire come un’impurità del calcio vitale. Nella catena alimentare, questo porta a una continua diminuzione del rapporto stronzio-calcio (Sr/Ca) dagli erbivori, agli onnivori, fino ai carnivori”.

“I predatori felini mostravano un basso rapporto stronzio-calcio, i predecessori degli attuali rinoceronti, cervi e ippopotami mostravano alti rapporti stronzio-calcio e i maiali del Pleistocene, in quanto onnivori, si trovavano nel mezzo”.

Jülide Kubat, primo autore della pubblicazione, afferma: “Questi picchi indicano un’abbondante disponibilità di cibo vegetale nella stagione umida, durante la quale la foresta pluviale produceva molti tipi di frutta. Durante la stagione secca, gli oranghi passavano ad altre fonti di cibo, che potevano includere insetti o uova. Al contrario, Homo erectus, in quanto onnivoro e carnivoro occasionale, era meno dipendente dall’approvvigionamento alimentare stagionale, come indicano i picchi meno pronunciati e i valori più bassi di Sr/Ca“.

La ricerca – sotiene Wolfgang Müller – dimostra che l’analisi laser ad alta risoluzione spaziale degli elementi, unita alla ricostruzione della cronologia di formazione dello smalto dentale, può fornire informazioni temporali straordinariamente dettagliate sulla storia della vita dei nostri antenati. Improvvisamente ci si sente molto vicini a questi primi esseri umani che hanno vissuto molto tempo prima di noi. Si può percepire cosa poteva significare per loro il cambio di stagione e come interagivano con il loro mondo circostante. È assolutamente affascinante”.

Qui di seguito il link alla ricerca: https://www.nature.com/articles/s41559-022-01947-0

Titolo: “Dietary strategies of Pleistocene Pongo sp. and Homo erectus on Java (Indonesia)” – «Nature Ecology and Evolution» 2023

Gli autori della ricerca: Jülide Kubat, Alessia Nava, Luca Bondioli, M. Christopher Dean, Clément Zanolli, Nicolas Bourgon, Anne-Marie Bacon, Fabrice Demeter, Beatrice Peripoli, Richard Albert, Tina Lüdecke, Christine Hertler, Patrick Mahoney, Ottmar Kullmer, Friedemann Schrenk, Wolfgang Müller

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