Sono ben 4001 monete romane del II secolo d.C., parte di un tesoro probabilmente ancora più ampio, tutte in oricalco (un tipo di ottone molto usato per battere moneta), che dal dicembre 2022 sono esposte al Museo d’Aquitania, a Bordeaux. Le monete furono ritrovate dal 1965 al 1970 nella Garonna, nelle località di Camblanes, Quinsac e Dadaujac. Si trattava di lavori di dragaggio per ottenere inerti da costruzione, e le monete sono quindi state ritrovate in un lungo e certosino lavoro di ricerca, praticamente un setacciamento, portato avanti da un docente universitario, il professor Robert Etienne. Talmente determinato che riuscì a ritrovare alcune monete anche direttamente nei cantieri di costruzione degli edifici.
Come arrivò il tesoro in fondo al grande fiume? Colpa (o merito, punti di vista) del naufragio di un’imbarcazione, una nave oneraria, che s’incendiò affondando nella Garonna con tutto il suo carico. La cronologia, stando alle monete, va dal 170 al 176 d.C.
Per quanto riguarda la monetazione si va dai sesterzi dell’imperatore Claudio (dal 41 al 54 d.C.) a quelli con l’effigie Antonino Pio (dal 138 al 161 d.C.).
Per quanto riguarda il conio, il luogo più vicino ai siti di ritrovamento con presente una zecca era Lione. Tutti i reperti sono stati lungamente restaurati, catalogati e studiati prima di essere messi in mostra, a molti anni dal loro ritrovamento.
QUI IL link al Museo d’Aquitania
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