domenica 24 Settembre 2023

L’antro della Sibilla di Cuma, la suggestione letteraria di una struttura militare del IV-III secolo a.C.

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Entrare nell’area archeologica di Cuma è come attraversare una serie di diaframmi. Il primo è proprio quello che ti permette l’accesso all’acropoli, attraverso un complesso sistema difensivo. Quindi un diaframma anche cronologico, dove Greci, Sanniti, Romani e Bizantini si susseguono nell’occupazione. Poi c’è un altro diaframma, particolarmente affascinante, che ci mette in comunicazione tra mito, archeologia, letteratura e realtà storica da indagare. È l’Antro della Sibilla

Scavato nel fianco immenso della rupe euboica, è l’antro dove larghi conducono cento accessi per cento porte, , e donde si riversano altrettante voci, i responsi della Sibilla. Erano giunti sulla soglia, allorchè la vergine: “Chiedi i tuoi fati, è il momento – disse – il dio, ecco, il dio!” E mentre queste parole proferiva davanti ai battenti, ad un tratto non più le stesse fattezze, né lo stesso colore, né più pettinate rimasero le chiome, ma il petto ansante e di una rabbia selvaggia il seno rigonfio; appare più grande, e non di mortale i suoni della sua bocca, che ispira la potenza ormai più vicina del dio.

(Eneide, Libro VI – vv. 41-51, trad. a cura di Carlo Carena – UTET)

Amedeo Maiuri, che la scavò negli anni Venti-Trenta del ‘900, non aveva dubbi: scriveva nella sua bella prosa letteraria che quei cento accessi, cento porte, erano proprio quelli della galleria lunga 130 metri, alta 5 e larga due e mezzo, con un insolito profilo trapezoidale. Le valutazioni archeologiche più recenti ci parlano invece di una galleria ad uso militare, tra il IV e III secolo a.C., connessa anche a canalizzazioni delle acque e frequentata anche in seguito come sepolcreto paleocristiano.

Il fascino resta intatto, la ricerca affascinante di Maiuri resta comunque nella storia dell’archeologia, come esempio di potenza delle suggestioni letterarie, quelle stesse che fecero dire al Petrarca, in visita a Cuma, “Vidi i luoghi da Virgilio…vidi la patria e la casa della Sibilla”. La vediamo in fondo anche noi, nella nostra anima ancestrale, quando vogliamo dimenticarci delle testimonianze materiali, ben sapendo che le profezie delle Sibille avevano poteri anche reali, nella mente degli antichi.

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