giovedì 28 Marzo 2024

Appia Antica, nuove scoperte archeologiche nello scavo al Parco della Caffarella. Lì sorgeva il santuario arcaico a Marte Gradivo

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Via Appia 39 è certamente un numero civico di Roma, ma ora è soprattutto un promettente sito archeologico. Si trova fuori dalla cerchia delle Mura Aureliane, nel punto in cui l’Appia Antica scavalca un piccolo corso d’acqua, l’Aimone, che un tempo raggiungeva il Tevere, ma che ora finisce più tristemente nei vari canali di scolo sotto la metropoli.

GUARDA IL VIDEO DELLO SCAVO SULLA VIA APPIA ANTICA 39 (di Federica Pelosi)

 

È uno scavo universitario, con finalità didattiche e, naturalmente, di ricerca, diretto dalla professoressa Rachele Dubbini, che insegna Archeologia Classica all’università di Ferrara. Un’area “vergine” dal punto di vista degli scavi scientifici, anche perché, dal punto di vista urbanistico-ambientale non lo era affatto. Era occupata in parte da uno sfasciacarrozze, e da un parcheggio di un concessionario d’auto, benché fosse di proprietà del comune di Roma. Era pubblica, ma non fruibile da chi abitava o frequentava questa zona attorno al parco della Caffarella.

Poco indagata archeologicamente, con molte potenzialità, quindi luogo ideale per applicare un approccio multidisciplinare all’archeologia: archeologia dei paesaggi, archeologia dei resti umani, studi e analisi di laboratorio, tutto sull’incerta linea di confine tra luoghi urbani e sacri, tra necropoli e attività produttive ed un tempo agricole. Era l’area dell’antico santuario di Marte Gradivo, luogo di reminiscenze ancestrali, legate al concepimento di Romolo e Remo. E, anche se non espressamente dichiarato come “fine ultimo”, ai ricercatori non dispiacerebbe identificare qualche struttura che possa richiamare proprio quell’antico centro di culto, vasta area tra edifici e spazi vuoti, dove si tenevano le esercitazioni degli equites, il corpo dei cavalieri, in una funzione per certi versi simile al Campo Marzio nel cuore della città. Anche luogo di martirio, dove avvenne la decapitazione del papa Sisto II, nel 258 d.C.

Ma i risultati del progetto, le scoperte archeologiche, sotto il cappello del laboratorio EceC (Eredità Culturali e Comunità), sono comunque già molto interessanti nel corso di questa prima stagione di scavo, che, come obiettivo, ha quello del coinvolgimento della comunità locale, insomma dei cittadini, nell’ottica dell’archeologia partecipata. Un’archeologia che è nei fatti la public archaeology anglosassone, dove lo scavo non arriva come un corpo estraneo nel territorio, ma viene, appunto, pubblicamente reso interessante per chi abita nella zona, che tenderà a sentirlo anche un po’ “suo”. Molte giornate di scavi aperti, attenzione alla comunicazione, grande disponibilità a spiegare e a raccontare, a vari livelli, dalla microstoria all’approccio più ampio, quello che potremmo definire dei “paesaggi del mito“: Marte, Rea Silvia, la Roma arcaica, la Roma cristiana, fino ad arrivare all’urbanizzazione progressivamente impazzita dall’Unità ad oggi.

Il progetto archeologico Appia 39 rientra nell’ambito del laboratorio ECeC – Eredità Culturali e Comunità dell’Università degli studi di Ferrara. Direttrice del progetto è la prof.Rachele Dubbini,.Le attività di scavo sono dirette dal dott. Fabio Turchetta, della società ARCHEO. Lo scavo è finanziato dalla fondazione Patrum Lumen Sustine – PLuS Stiftung e Associazione L’Italia Fenice

Lo scavo alle origini della via Appia antica, archeologia aperta a tutti i cittadini alle Terme di Caracalla

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