martedì 19 Marzo 2024

Nuove scoperte a Pompei: quando si “scava” in un baule e in un armadio chiuso dal 79 d.C.. Le indagini alla Domus del Larario

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Le nuove scoperte archeologiche a Pompei sono i risultati di uno scavo molto particolare, che fa seguito a quello della Domus del Larario scavata nel 2018 nella Regio V della città vesuviana. Stiamo parlando di quattro ambienti indagati secondo un progetto del 2021, e il cui metodico lavoro interdisciplinare è ancora in corso (estate 2022)

GUARDA IL VIDEO DELL’ARMADIO E DEL BAULE SCAVATI ALLA CASA DEL LARARIO (con interventi di Gabriel Zuchtrieger e di Dario Franceschini)

Si tratta di ambienti di “servizio” che hanno conservato con grande evidenza le tracce degli arredi, in gran parte ricavati con un calco. In particolare, oltre al letto e suppellettili di ogni genere, si sono conservati un baule e un armadio con tutto il loro contenuto, posizionato sugli scaffali crollati (e poi bruciati e/o carbonizzati) durante l’eruzione del 79. Con una sorta di scavo in laboratorio sul posto si è potuto comprendere come erano posizionati gli oggetti, tanti, sugli scaffali. E non sono mancate le sorprese. Un tempo – decenni fa – archeologi di un’altra epoca, e un’archeologia di altre finalità, avrebbero scavato con sufficienza arredi e suppellettili che si sarebbero potuto definire modesti, facilmente distratti da mosaici, statuaria, pitture parietali, ori… Ora il contesto è il bene più prezioso, e la possibilità di indagare un armadio con il suo contenuto originale e nella posizione originale con le metodologie e gli strumenti sempre più moderni (cosa di non poco conto), ne fanno un’occasione eccezionale, persino a Pompei, sito in cui l’eccezionalità è la regola.

Qui di seguito un estratto di quanto comunicato dal parco archeologico sul contenuto ritrovato:

COSA CONTENEVANO L’ARMADIO, IL BAULE E GLI AMBIENTI DOMUS DEL LARARIO

GLI AMBIENTI DEL PIANO INFERIORE INTERAMENTE ARREDATI

Gli ambienti sottostanti hanno permesso di recuperare l’intero arredo della stanza, in quanto i vuoti creatisi in fase di scavo nella cinerite, hanno consentito l’esecuzione dei calchi del mobilio (la tecnica prevede che il gesso liquido venga versato nei vuoti restituendo le forme degli oggetti o dei corpi, una volta consolidatosi).

GALLERIA DI IMMAGINI – IL CONTENUTO DELL’ARMADIO (foto Parco Archeologico Pompei)

LA STANZA DA LETTO

Una delle stanze presenta un letto, di cui si conservano parti del telaio, nonché il volume del cuscino, di cui è ancora visibile la trama del tessuto. La tipologia del letto è identica a quella dei tre letti scoperti l’anno scorso nella villa di Civita Giuliana nella “Stanza degli schiavi”: si tratta di una brandina estremamente semplice, priva di elementi di decorazione, smontabile e senza materasso; ci si stendeva su una rete di corde, delle quali si conservano tracce nel calco realizzato, e su un tessuto poggiato al di sopra di essa.

Accanto ad esso un baule ligneo bipartito, lasciato aperto nel momento della fuga e su cui sono crollati travi e tavole del solaio soprastante. Il baule conservava un piattino in sigillata ed una lucerna a doppio beccuccio con bassorilievo raffigurante la trasformazione di Zeus in aquila.

Accanto ad esso, un tavolino circolare a tre piedi con sopra ancora una coppa in ceramica contenente due ampolline in vetro, un piattino in sigillata ed un altro piattino in vetro. Ai piedi del tavolino, un’ampolla in vetro e brocchette ed anforette che testimoniano un uso quotidiano della stanza. Il mobilio e le forme ceramiche sono stati trovati nella posizione in cui dovevano essere nel momento della fuga, restituendoci una fotografia di quell’istante.

IL DEPOSITO CON L’ARMADIO LIGNEO

L’altro ambiente scavo sembra essere un locale deposito o magazzino. È l’unico degli ambienti a non avere le pareti intonacate ed anche il piano pavimentale è semplice terreno battuto.

E’ stato possibile realizzare due calchi, di cui uno ha restituito la forma appena percepibile di uno scaffale in cui l’anforame era stipato, mentre il secondo ha restituito un accumulo di fasciame ligneo legati da corde. Assi di legno di essenze diverse, con diverso taglio e rifiniture, probabilmente per usi disparati, dal mobilio a lavori di riparazione su edifici domestici e di servizio.

Del tutto sorprendente è invece ciò che è stato possibile recuperare all’esterno dell’ambiente, nell’angolo sud del breve disimpegno, di fronte alla cucina.

Conservatosi all’interno della cinerite, si è messo in luce un armadio ligneo con almeno quattro ante. La parte superiore del mobile e gli sportelli anteriori sono risultati compromessi dal crollo del solaio soprastante, con tegole, pavimenti ed intonaci che ne hanno sventrato i livelli superiori di cui però sono comunque percepibili le forme sul muro retrostante.

Si tratta di un mobile di circa 2 m di altezza, con almeno cinque ripiani. Su quello più in alto sono stati rinvenuti brocchette, anforette e piatti in vetro, mentre è tuttora in corso lo scavo dei livelli inferiori.

GLI AMBIENTI DEL PIANO SUPERIORE – Le tavolette cerate, il bruciaprofumi

Gli ambienti superiori sono stati scavati per prima, tuttavia i materiali rinvenuti sono stati prevalentemente ritrovati in fase di caduta nella volumetria degli ambienti sottostanti.

Tra questi di gran valore documentario è il piccolo calco delle tavolette cerate. Un unicum per la tipologia di ritrovamento, che ne ha permesso di realizzare il primo esemplare di calco, che ne consente la perfetta restituzione della volumetria e dei dettagli. Si tratta di un gruppo di sette trittici, legati tra essi da un cordino sia in senso orizzontale che verticale. Il polittico doveva probabilmente essere conservato su qualche scaffale, unitamente ad altri oggetti in ceramica e in bronzo.

Materiali rinvenuti calco tavolette (foto Parco Archeologico Pompei)

Contenute all’interno di un grosso armadio, crollato durante l’eruzione, sono inoltre state recuperate diverse forme ceramiche d’uso comune, da cucina e da mensa, ma anche forme in sigillata (tipo di ceramica romana fine da mensa) ed in vetro, molto ben conservate. A queste si affianca un piccolo set di forme in bronzo, tra cui spicca una ben conservata pelvis (bacile) con fondo perlinato ed anse con attacchi a palmette. Con essa anche due brocche bronzee, una delle quali con ansa con applique sormontante a forma di sfinge ed attacco inferiore a testa leonina. Oltre alle forme metalliche, anche il ritrovamento di un bruciaprofumi in forma di culla, in ottimo stato conservativo, con la decorazione pittorica policroma perfettamente conservata che ancora mostra i dettagli di labbra, barba e capigliatura del soggetto maschile e decorazione geometrica sull’esterno.

L’AMBIENTE ALLE SPALLE DELLA DOMUS DEL LARARIO

Alle spalle della Domus del larario, infine, è stato indagato un ambiente pertinente ad un’altra unità abitativa., che ha restituito il parziale crollo del controsoffitto in cui, attraverso la tecnica dei calchi in gesso, è stato possibile recuperare il volume dettagliato dell’incannucciata contenuta nel cuore della malta del controsoffitto. Sono visibili i diversi fasci di sottili cannucce, legate tra loro da un sottile cordino e rivestite da una garza che le isolava dalla malta umida. Con la medesima tecnica, è stato successivamente possibile ottenere i calchi di ciò che al momento sembra una boiserie lungo le pareti nord, est e sud della stanza. Alcuni pannelli presentano una decorazione incisa a cassettoni mentre altri restituiscono una decorazione ad intarsio con l’inserimento di piccoli e sottili elementi in osso, alcuni dei quali fortunatamente ancora nella loro collocazione originaria.

“Pompei è una scoperta continua. – sottolinea Massimo Osanna, Direttore generale dei Musei – Ma soprattutto si conferma essere un inesauribile laboratorio di studio e ricerca, che consente di non mettere mai un punto finale alla ricerca, ma al contrario di aggiungere nuovi dati alla storia della città. Il Grande progetto Pompei, con il quale attraverso superiori esigenze di tutela si sono determinati altri scavi, ha consegnato al Parco archeologico un’esperienza e una metodologia che oggi viene perseguita in un regime ordinario, nell’ambito del quale continuano ad emergere  eccezionale risultati.”

“Nell’impero romano c’era un’ampia fetta della popolazione che lottava per il proprio status sociale e per cui il ‘pane quotidiano’ era tutt’altro che scontato. – spiega il Direttore del Parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel – Un ceto vulnerabile durante crisi politiche e carestie, ma anche ambizioso di salire sulla scala sociale. Nella casa del Larario a Pompei, si riuscì a far adornare il cortile con il larario e con la vasca per la cisterna con pitture eccezionali, ma evidentemente i mezzi non bastavano per decorare le cinque stanze della casa, una delle quali fungeva da deposito. Nelle altre stanze, due al piano superiore e raggiungibili tramite un soppalco, abbiamo trovato un misto di oggetti, alcuni di materiali preziosi come il bronzo e il vetro, altri di uso quotidiano. I mobili di legno di cui è stato possibile eseguire dei calchi sono di estrema semplicità. Non conosciamo gli abitanti della casa ma sicuramente la cultura dell’ozio a cui si ispira la meravigliosa decorazione del cortile per loro era più un futuro che sognavano che una realtà vissuta.”

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