martedì 19 Marzo 2024

Siccità sul fiume Oglio, emergenza per i beni archeologici: salvataggio di due antiche piroghe emerse dalle acque

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La secca del fiume Oglio, nella difficile estate 2022, ha fatto emergere dalle acque due importanti piroghe, a poche centinaia di metri di distanza tra loro a Isola Dovarese (Cremona). La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova si è così trovata nella necessità di intervenre in emergenza, prima che il legno degradasse una volta privato della sua protezione naturale, ossia l’acqua e i sedimenti del fiume. Esposte al sole e alle temperature caldissime di luglio non avrebbero infatti resistito a lungo, e le loro informazioni, molto preziose, si sarebbero perse per sempre.

GUARDA IL VIDEO DEL SALVATAGGIO DELLE PIROGHE SUL FIUME OGLIO:

I ritrovamenti sono stati debitamente segnalati alle autorità competenti grazie all’occhio attento dei volontari dell’Auser e dal sindaco, preocupati anche perché le imbarcazioni, e gli eventuali reperti a queste collegate, povetevano facilmente essere fatte oggetto di vandalismi, di furti di materiale, o anche semplicemente di danneggiamenti fortuiti dovuti ai curiosi che passeggiano sulle rive dell’Oglio, poco più a valle del ponte Tre Martiri.

L’intervento è stato progettato in tempi brevi, sotto la direzione scientifica della funzionaria Nicoletta Cecchini e di Studio Ricerca Archeologica, mentre gli archeologi hanno raccolto tutti i dati possobili attraverso puntuali rilievi e il prelievo di campioni. In primo luogo, infatti c’è la questione cronologica dei due manufatti monossili (ricavati da un unico tronco), e la datazione con il metodo C14 potrà rivelare se si tratti di imbarcazioni tardo-antiche o medievali (esclusa già ad un primo esame una datazione protostorica). Le piroghe solo state salvate immergendole in buche appositamente create nello stesso alveo del fiume, geolocalizzate e protette, per farle conservare dal migliore alleato, ossia l’acqua e i sedimenti che le hanno fatte arrivare, una in ottimo stato, fino al XXI secolo.

Interventi del genere non sono facili da “comunicare” per chi non conosca una delle prime regole dell’archeologia, ossia che la migliore alleata della conservazione di un reperto trovato immerso nell’acqua, è appunto l’acqua stessa, assieme al fango e ai vari sedimenti accumulati negli anni, che creano un ambiente anaerobico dove gli elementi che degradano le sostanze organiche hanno meno possibilità di essere aggressivi. Quindi scavare e “riseppellire”, oltre che un’operazione molto delicata, è stato in questo caso un’opera di tutela in attesa di eventuali risorse future (tante) per conservare e valorizzare i manufatti.

Di particolare rilievo – comunica la Soprintendenza – risulta una delle due, della lunghezza di 11.50 m, perché presenta anche alcune costolature di rinforzo interne, raramente attestate fino a oggi.

 SCHEDA DELL’INTERVENTO DI SALVATAGGIO (notizie fornite dalla Sabap Cr-Lo-Mn)

La siccità sul fiume Oglio, salvataggio di antiche piroghe a Isola Dovarese

La delicata operazione, che ha avuto luogo il giorno 18 luglio, progettata dallo Studio Associato di Ricerca Archeologica di Gattico (NO) con l’intervento degli archeologi Fausto Simonotti, Andrea Montrasi e Alice Lucchini, dottoranda dell’Università Ca’ Foscari di Venezia specializzata in questo tipo di evidenze, con il supporto tecnico della ditta Olli Scavi srl, è stata resa possibile dalla collaborazione di diversi soggetti, quali AIPO-ufficio di Mantova, il Parco Oglio sud, il Consorzio di Bonifica Navarolo, i gestori della centrale idroelettrica di Isola facenti capo alla FENENERGIA spa, il sindaco Gianpaolo Gansi di Isola Dovarese e i volontari Auser Rino Piseroni, Mauro Bernieri, Ferruccio Minuti, Pierluigi Migliorati e Luciano Sassi.

Parallelamente a questa, altre situazioni di affioramento sono state segnalate contemporaneamente alla Soprintendenza nella zona: a Piadena (CR) e ad Acquanegra sul Chiese (MN) altre imbarcazioni monossili e a fasciame sono parzialmente emerse dall’acqua, ma, a differenza di quelle di Isola Dovarese, il livello raggiunto dal fiume non ne pregiudicava la conservazione“.

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