Gli scavi sull’acropoli di Cuma sono una trappola perfetta per gli studenti di archeologia. Si trovano a lavorare in un sito dove tutto congiura per far loro amare gli studi e la professione che si sono scelti. Alzi lo sguardo dalla terrazza esterna in cui sta scavando l’Università della Campania Luigi Vanvitelli e ti trovi immerso nel paesaggio, o meglio nella successione dei paesaggi, che hanno fatto la storia dell’archeologia stessa. Tutta Cuma, ovviamente, Baia, Miseno, i Campi Flegrei, ti sposti di poco e c’è il lago Averno, Pozzuoli… Uno dei luoghi più belli d’Europa, una collezione di cartoline, se le cartoline non fossero anch’esse, nel frattempo, diventate archeologia.
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Perchè tutto è archeologia, come sa bene il direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, Fabio Pagano, a cominciare appunto dalla archeologia dei paesaggi: “Cerchiamo di lavorare sulla percezione stessa dei paesaggi, decliniamoli pure al plurale, come quello di Cuma. È stato un paesaggio sacrale, scolpito dalla mente, segnato da templi e da luoghi di culto. Nel tempo ha modificato i suoi assetti, e noi abbiamo virtualmente avviato un percorso negli stessi luoghi in cui il paesaggio mentale era completamente mutato, a cominciare dal castrum bizantino. Questo è il fascino e la difficoltà di raccontarne l’evoluzione, attraverso dei tasselli che sono quelli della cultura materiale, quelli che si possono vedere, ma che assume forme che vanno raccontate e percepite. Si crea così quel “tempo puro” che è tipico dei parchi e delle aree archeologiche, un’addizione di vari componenti che creano quella sensazione così ben definita da Marc Augé”.
Il percorso nel paesaggio fisico e mentale nei luoghi del sacro è indagato dalle università (anche la Federico II e l’Orientale di Napoli) e centri di eccellenza, come il Centre Jean Bérard. Il professor Carlo Rescigno, dell’Università della Campania è arrivato all’ottava campagna di scavo. Negli scorsi anni ci si è concentrati sul grande tempio sulla sommità, il Tempio Maggiore, noto come “tempio di Giove”. C’era da capire qualcosa di più rispetto alle trasformazioni del luogo sacro. Le fasi di occupazione della terrazza superiore hanno mostrato tenui ma importanti tracce di culto già nell’ VIII secolo a.C., sfociate poi nella costruzione di un tempio periptero. Poi arrivano le grandi monumentalizzazioni, prima in epoca ellenistica e infine la trasformazione in grande basilica cristiana, con il suo battistero ancora ben visibile. I depositi votivi e le altre scoperte archeologiche frammentarie sono state utili ad avvalorare l’ipotesi, già degli antiquari del Settecento, che si trattasse proprio di un tempio dedicato ad Apollo. Dedica tradizionalmente, invece, attribuita all’altro tempio, quello le cui strutture furono evidenziate negli scavi della Terrazza Inferiore (fine VI secolo, poi riedificato in età augustea). Lo stesso Virgilio, d’altronde, riporta un dettaglio importante nel mito: Dedalo, dopo il volo da Creta, aveva fondato un tempio ad Apollo nel punto più alto di Cuma, dove era stata rappresentata in bronzo, sulle porte, la sua impresa volante.
Si tratta ovviamente di suggestioni del mito, ma non si può nascondere il piacere del tutto “classico” quando le evidenze archeologiche le fanno intravvedere anche nelle testimonianze materiali. Le suggestioni mitologiche, in effetti, abbondano a Cuma, soprattutto con il taglio virgiliano: per esempio la Sibilla con il suo Antro, così lo volle vedere Amedeo Maiuri nel 1934, e che a quasi un secolo di distanza è interpretato, non senza altre ipotesi, come galleria militare o comunque al servizio della città.
E l’arrivo di Enea, attraverso un bosco sacro ad Artemide. Bosco che, chissà, poteva trovarsi forse proprio nello spazio di una delle terrazze dell’acropoli dove stanno scavando gli studenti della “Luigi Vanvitelli”, e dove per ora ci si concentra sulla chiesetta alto-medievale individuata nelle ultime campagne e sulle relative sepolture, in attesa di scavare i contesti più antichi.
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NOTA BIBLIOGRAFICA
F. Zevi (ed.) (2008), Museo Archeologico dei Campi Flegrei. Catalogo generale. Cuma, Napoli
Rescigno, C. (2016) “I templi della rocca e l’architettura sacra a Cuma tra età ellenistica e romana”, in M. Valenti (ed.), Architettura del sacro in età romana: paesaggi, modelli, forme e comunicazione, Roma, pp. 113-125
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