L’Ipogeo dei Cristallini è una delle meraviglie nascoste di Napoli. Preziose tombe ellenistiche scavate nel tufo, un tempo si aprivano sui valloni che dalle mura settentrionali di Neapolis, quelle che corrispondono all’attuale porta San Gennaro. Sono una rara testimonianza della città tra il IV e il II secolo a.C. (la questione cronologica è più che aperta), e in realtà non nascono come “ipogee”, quindi sotterranee, ma iniziano ad aprirsi a livello di quella, che all’epoca, era una strada, un percorso o una serie di percorsi che salivano verso l’attuale collina di Capodimonte.
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Il continuo dilavamento ad opera dei corsi d’acqua che andavano verso le mura ellenistiche ha portato poi a valle, nei secoli, migliaia di metri cubi di detriti della cosiddetta “lava fredda dei Vergini“, su cui ora sorge gran parte del rione Sanità. L’Ipogeo dei Cristallini, quindi, è di fatto un minuscolo frammento di un paesaggio antico e scomparso che ci fa immaginare il paesaggio più ampio di quella già importantissima città che fu Napoli prima di quella, o di quelle – al plurale – che crediamo di conoscere e di riconoscere nella Napoli contemporanea.
Una delle tombe dei Cristallini, ora rese visitabili (dal 1 luglio 2022, come prenotare a https://ipogeodeicristallini.org/ , costo 25 euro con entrate contingentate, 15 i bambini) è riccamente decorata, con vividi colori che si integrano alle finte architetture, in una prima decorazione strutturale che avrà poi sviluppi che ben si conoscono per esempio a Pompei. Tutto ricostruisce un ambiente di libagioni e di celebrazioni, in onore dei defunti delle élite che governavano la città. Gli scavi dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli (professor Carlo Rescigno) e i restauri, tutto sotto la direzione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Napoli, sono orientati all’acquisizione di importanti elementi scientifici per interpretare non solo questo sito ma tutto il contesto di ipogei che caratterizza il rione Sanità. Perchè si tratta in fondo, certamente, di una prestigiosa “attrazione” per turisti colti (dato il prezzo dovuto alla non semplice gestione, come recconta la proprietà), ma anche un’importante vetrina per quello che è un progetto scientifico già in corso: mappare l’esistente, valutare le ulteriori ricerche, mettere in cantiere saggi di scavo dove la situazione è promettente. Perché non si tratta di “siti isolati” ma di un vero e proprio sistema che può raccontare molto attraverso scoperte archeologiche, se indagato con il giusto approccio scientifico, della Neapolis prima dei Romani e della sua importanza come cerniera tra l’Italia centrale e l’area della Mag
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