Si sta concludendo (giugno 2022) lo scavo archeologico in laboratorio del materiale rinvenuto nel 2000/20001 nel cortile della questura padovana. Gli archeologi, stanno indagando il cassone di terra che fu prelevato durante gli scavi di vent’anni fa, nei laboratori dell’Università degli Studi di Padova a Ponte di Brenta. La ricerca, diretta dal professor Massimo Vidale, cerca di carpire i segreti di quella che dovrebbe essere la più antica fonderia della città euganea, con la possibilità che sia anteriore all’800 a. C. A questo proposito saranno determinanti le datazioni al radiocarbonio di alcuni semi, una decina, ritrovati nel contesto stratigrafico. Qualora fossero inferiori all’VIII secolo a C. come datazione non si riuscirebbe ad essere precisi per via del famigerato “plateau di Hallstatt”, ossia anomalie tra l’800 e il 400 a.C. che rendono del tutto insicura la datazione al radiocarbonio.
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Molto interessanti i reperti ceramici, appartenenti a vasi anche di grandi dimensioni – una ventina – che costituivano la base di cocci su cui venivano svolte le operazioni metallurgiche. In posizione simbolica, esattamente al centro, la scoperta archeologica di un vaso ornato con una svastica in rilievo, che si ipotizza essere stato messo in quella posizione per motivi simbolici. La svastica è infatti un noto simbolo collegato al sole. La metallurgia era attività di fondamentale importanza per le élite al potere, e lo scorrere delle operazioni legato alla benevolenza del soprannaturale era convogliato da riti e simbologie di cui, ogni tanto, l’archeologia riesce a intravvedere le tracce.
QUI IL SERVIZIO INTRODUTTIVO ALLO SCAVO DELLA FONDERIA PROTOSTORICA PADOVANA