Il 12 giugno, ci ha lasciati Francesco La Torre, a seguito di un improvviso aggravamento di una malattia che in brevissimo tempo lo ha travolto, ma alla quale Francesco ha resistito con grande temperamento e lucidità, non interrompendo le sue quotidiane attività scientifiche e accademiche presso l’Ateneo messinese, portando avanti la preparazione di missioni, progetti e convegni e soprattutto conducendo a termine i suoi corsi, accanto ai suoi studenti fino all’ultimo giorno.
Laureatosi e specializzatosi a Roma La Sapienza e perfezionatosi alla Scuola Archeologica Italiana di Atene, dal 1989 al 2001 è stato funzionario archeologo presso il Ministero della Cultura, in Abruzzo (1988) e per lungo tempo in Calabria (1989-2001); ha esordito nella carriera accademica presso l’Università degli Studi di Messina nel 2001 come professore associato e dal 2014 come ordinario di Archeologia Classica, ricoprendo vari ed importanti incarichi didattici, tra cui quello di prorettore alla didattica dal 2018.
Ha pubblicato centinaia di articoli, contributi in volumi e in atti di convegno, numerose monografie nelle sedi scientifiche più prestigiose. Ha partecipato a decine di convegni scientifici nazionali e internazionali in Italia e in Europa; ha ricevuto vari riconoscimenti e premi, tra cui la cittadinanza onoraria di Tortora (CS) e di Amantea (CS), dove è stato protagonista della scoperta dei centri antichi di Blanda e Temesa. È stato Direttore dal 2014 della Missione Archeologica Italiana presso Skotoussa, in Tessaglia (Grecia), per la quale ha profuso negli ultimi anni un grandissimo impegno, tangibile nei recenti saggi scientifici relativi a varie problematiche inerenti lo sviluppo storico ed archeologico della Tessaglia e del centro di Skotoussa in particolare.
L’esperienza e la collaborazione con la Scuola di Atene l’hanno visto impegnato per anni nello scavo del Pretorio di Gortina, cui sono dedicati importanti scritti. Ha svolto un’incessante ed intensa attività di ricerca, occupandosi di contesti importanti del Mediterraneo (Abruzzo, Campania, Calabria, Sicilia, Grecia). In Sicilia si è occupato specificatamente di problematiche relative alle popolazioni indigene, al periodo ellenistico e tardo-ellenistico, lavorando e pubblicando, tra gli altri, i contesti di Phinziade, di Licata e Sophiana di Mazzarino e ancora della villa romana di Patti Marina e del centro di Tripi. Negli anni di attività in Calabria ha scavato lungo la costa tirrenica, contribuendo in maniera fondamentale alla ricerca e valorizzazione dell’area (Blanda e Temesa), gettando nuova luce sulla popolazione indigena degli Enotri. Le numerose linee di ricerca da lui portate avanti nel tempo, collateralmente alle già citate indagini sul campo, hanno riguardato, oltre alle dinamiche di interazione culturale tra Greci e popolazioni indigene della Magna Grecia e della Sicilia dalla protostoria all’epoca ellenistica, anche i vari aspetti della presenza romana in Abruzzo, Calabria e Sicilia e si sono soffermate anche sull’archeologia del sacro.
Tra le varie monografie possiamo citare il manuale Sicilia e Magna Grecia. Archeologia della colonizzazione greca d’Occidente (Laterza) e il recente volume dedicato agli eventi del 480 a.C. dal titolo Le grandi battaglie. Salamina e Imera alle radici dell’Europa (Soveria Mannelli, CZ, 2020).
Lo ricorderemo senz’altro come brillante studioso di non comune intelligenza e acribìa, come punto di riferimento professionale per diverse generazioni di allievi, che ne conserveranno la memoria con gratitudine per gli insegnamenti ricevuti, ma soprattutto lo ricorderemo tutti come persona di grande umanità e disponibilità verso gli altri e come esempio di rigoroso impegno professionale.