venerdì 29 Marzo 2024

Le scoperte archeologiche 2022 alla villa romana di Negrar, i nuovi mosaici presentati alla chiusura dello scavo

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Le ultime scoperte archeologiche della villa romana di Negrar sono state presentate al pubblico alla fine delle lunghe campagne di scavo di questi anni. La prima fase del lavoro aveva visto la riscoperta dei mosaici che erano stati individuati nel 1922, ed in seguito a fine XX secolo. Quelli dei primi Novecento, però, erano di fatto invisibili sotto le vigne della Vapolicella, e la documentazione a disposizione degli studiosi, a cominciare dal funzionario archeologo della Soprintendenza di Verona Gianni de Zuccato, non avevano a disposizione documentazione che raccontassero esattamente dove era stato fatto quello scavo. Se n’era persa memoria scientifica e anche visiva da parte della popolazione, trasformando la campagna di scavo in un’autentica “caccia al mosaico”. Quando il primo lacerto è riemerso, nell’estate del 2020, a 98 anni di distanza, si stava quasi per alzare bandiera bianca.

NEL VIDEO, LE ULTIME SCOPERTE ARCHEOLOGICHE ALLA VILLA ROMANA DI NEGRAR (IMMAGINI MAGGIO 2022)

Poi lo scavo, condotto dai professionisti della Sap, si è concentrato ad indagare l’intero complesso del grande edificio tardo-imperiale, sempre ad opera della Sabap veronese guidata da Vincenzo Tinè. È a questo punto che i dati archeologici hanno iniziato a delineare la complessa storia del grande edificio, compresa l’individuazione di nuovi importanti mosaici nel portico che circondava il grande giardino della parte padronale della villa. Quindi al già noto, di un secolo prima, si è potuto affiancare quanto emerso per la prima volta nel 2021, in particolare splendidi motivi geometrici, assolutamente coerenti con il resto della decorazione della villa. Non solo, in alcuni punti sono stati individuati intonaci dipinti con motivi ornamentali, che mostrano una storia del complesso ancora più antica dell’epoca dei mosaici, invece da ascrivere in particolare attorno al IV secolo d.C.

Infine, le scoperte del 2022. L’impatto puramente visivo, da storia dell’arte, è quindi assicurato, ma sono altri gli elementi che concorrono a delineare un quadro molto interessante per la storia della Valpolicella, così legata al vino, a cominciare ovviamente dall’Amarone. Si è infatti potuto appurare che, effettivamente, la villa era votata a quelle attività che ruotavano attorno all’allevamento della vite e alla vinificazione, grazie all’individuazione di ambienti produttivi specifici. Se dapprima si poteva cercare una conferma archeologica solo attraverso alcuni indizi, come contrappesi per torchi rinvenuti fuori contesto, quindi difficilmente databili, la prova regina è emersa nell’ampia pars rustica della villa stessa a fine scavo. Si tratta di un lacus vinarius, facilmente riconoscibile per il diretto confronto con analoghi elementi in siti del mondo romano. Era la vasca dove si procedeva alla raccolta del vino dopo la pigiatura, di solito in contenitori ceramici come i dolia, anche se le botti di legno sono attestate sia iconograficamente che archeologicamente altrove. Si tratta di una sorta di “benedizione” che lo scavo ha portato al territorio, visto che il vino è il “brand” della Valpolicella, e che la stessa villa insiste su due se non tre, proprietà di vignaioli, peraltro generosi nella sponsorizzazione dei lavori archeologici (Azienda Agricola La Villa di Benedetti e la Società Agricola Franchini)

LA VILLA DI NEGRAR ANTENATA DELLE CANTINE DELL’AMARONE? IL VIDEO

La chiusura della campagna archeologica, per quanto riguarda i livelli pavimentali “dei mosaici”, ha voluto però fare le cose in grande, con la scoperta del corridoio occidentale del portico che dava sul grande giardino, da dove emergono tra l’altro le tracce dell’impianto idraulico di una importante fontana. Ma la chiusura in grande stile è altrove, inutile nasconderselo, con la grande atttrazione esercitata dai mosaici.

QUI LE ULTIME IMMAGINI TOTALI DEI MOSAICI DALL’ALTO PRIMA DELLA COPERTURA (MARZO 2022)

Per oltre metà del corridoio, infatti, il pavimento musivo si è conservato in buono stato, con l’inaspettata individuazione di figure racchiuse in tondi tra complicati motivi geometrici. Qui le raffinate decorazioni di rapaci e altri uccelli, una figura barbuta, un cesto di frutta, due coppe e, sorattutto, un bellissimo volto di giovane donna con gioielli e diadema, destinata sicuramente a diventare un'”icona” della villa di Negrar. Gli  altri emblema, trovati tra Ottocento e Novecento, se non perduti, sono ancora visibili al Museo Archeologico del teatro Romano di Verona (qui le immagini), dopo un recente restauro.

Resta ancora molto da scavare, da tutelare e valorizzare. Ma ci vogliono altri soldi, e ora tocca agli imprenditori locali e alla generosità dei cittadini, anche attraverso un crowd-funding. Ecco come:

“L’Associazione Adige Nostro, di concerto con la Soprintendenza, con la quale collabora da
molti anni nell’attività di tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico della provincia
di Verona, promuove una raccolta fondi (obiettivo minimo € 60.000,00) finalizzata a portare a
compimento l’intero scavo, il tutto nel rispetto delle norme vigenti, mettendo a disposizione
uno specifico conto corrente bancario dedicato, facendosi carico direttamente della gestione
delle somme raccolte, impegnandosi a rendicontare in modo trasparente e sottoponendo l’iniziativa
alla supervisione e al controllo della Soprintendenza.
BANCO BPM
Dip. 0072 Ronco all’Adige
N. Conto 003000 ASSOCIAZIONE ADIGE NOSTRO
Codice SWIFT: BAPPIT21072
Codice Iban: IT80 N 05034 59700 000000003000  ”

VILLA ROMANA DI NEGRAR, IL CONFRONTO PRIMA-DOPO NELL’AREA ARCHEOLOGICA

I nuovi mosaici della villa romana di Negrar, le immagini prima e dopo la nuova campagna di scavo

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