sabato 20 Aprile 2024

Le sorprese di Roma (e dei Reti) alle porte delle Dolomiti: il nuovo Museo archeologico di Feltre

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Il nuovo museo archeologico di Feltre (Belluno) è un raffinato esempio di come può essere valorizzato il patrimonio di un territorio, in questo caso l’antica Feltria, importante municipium di Roma a controllare il passaggio tra le Alpi, dal Trentino e dall’area dolomitica, alla pianura Padana, in sintesi tutti i monti e le valli tra Belluno e Trento. Un luogo che, ci dicono le testimonianze archeologiche e storiche, era abitato in precedenza dalle popolazioni Retiche. La definizione da marketing turistico di “Venezia Dolomitica” non calza di certo alla storia della cittadina prima della Serenissima, quando i legami con la Laguna erano molto stretti soprattutto con Altino che, come sappiamo, non era una “prima Venezia” ma una realtà piuttosto diversa rispetto al centro urbano che si svilupperà attorno a Rialto molti secoli dopo.

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I reperti sono stati scelti con molta cura, finalmente valorizzati da un’illuminazione all’altezza (cosa veramente rara in un museo, anche se dovrebbe essere sempre la scelta più ovvia), che indugia anche un po’ verso piacevoli scelte scenografiche, sfruttando gli spazi di quella che, in realtà, è una vera e proprio casa-museo. Si tratta infatti di una sezione del ricco Museo Civico già esistente, che dovrà essere ampliata in un prossimo futuro. Cosa necessaria per un percorso unitario che spieghi i circa mille anni di storia dai Reti alla fine di Roma, in un territorio archeologicamente molto ricco. La visita è infatti da fare – possibilmente –  integrando anche le importanti aree archeologiche sotterranee che la città stessa può offrire, molto suggestive ma da frequentare solo dopo aver controllato orari e giorni di apertura, di solito coincidenti con il week end (il museo ha invece orari più ampi)

La parte “visiva”, di “belle arti”, è ampiamente soddisfatta da due importanti sculture. La prima è una gigantesca statua acefala di Esculapio (la più grande dell’Italia centro-settentrionale) scavata nel sagrato della chiesa principale, probabilmente frantumata volutamente in molte parti all’affermarsi definitivo del cristianesimo.  La seconda “icona” del museo è una testa di satiro, dalla movimentata furia barocca, tanto da essere a lungo creduta un lavoro del XVII secolo e non una scultura di gusto ellenistico-romano in marmo di Luni, come si è rivelata da alcuni particolari tecnici come l’uso del trapano romano. Sono testimonianze materiali dell’importanza di Feltria come luogo di santuari, quindi di aggregazione territoriale, e di ricche abitazioni private, come attestato anche da una raffinata fontanella con protomi leonine e delfini, o un mascherone di tipo teatrale, che ci suggeriscono giardini raffinatissimi di una ricca domus.

La sorpresa più affascinante è l’attenta collocazione delle epigrafi del museo, che raccontano anche a non provetti epigrafisti, la storia commerciale, militare e religiosa di Feltre., e in genere quella di un municipium che Roma doveva ritenere di grande importanza strategica ed economica.  All’ambito religioso ad esempio, si riferisce l’iscrizione dedicata ad Anna Perenna, una particolare divinità femminile attestata, oltre che qui, solamente a Roma, al quartiere Parioli, dove un santuario, o meglio una fonte, a lei dedicato è stato identificato, con un interessante corredo di offerte, di lamine in piombocon maledizioni e figurine antropomorfe, vera e propria “magia nera”. Un collegamento curioso tra un culto nei pressi della capitale e quello individuato grazie a questa iscrizione nel cuore delle Alpi.

LA DEDICA AD ANNA PERENNA, AMBIGUA DIVINITÀ ROMANA

Nell’ambito militare, invece, è affascinante l’iscrizione di Lucius Oclatius Florentinus, giovane pretoriano al servizio dell’imperatore, morto a soli 24 anni.  “Sepolto due volte”, a Feltre e a Roma, all’inizio della Cassia. Un soldato con due monumenti funebri, entrambi ritrovati, che saranno uniti finalmente grazie a un prestito museale.  Non vanno dimenticate, andando cronologicamente a ritroso, due preziosissime iscrizioni in Retico, forse con nomi di divinità se non, direttamente, quella di un offerente, che a questo punto sarebbe uno dei più antichi abitanti conosciuti di quest’area montana

La visita, lo ribadiamo, è impreziosita dal contesto della casa-museo di Palazzo Villabruna, al culmine dalla monumentale via Luzzo, che spazia dal medioevo alla ricca pittura rinascimentale e successiva, tra mobili, contesti da dimora d’epoca e importanti pezzi di quelle che un tempo definivamo “arti applicate”, che restituiscono uno sguardo diacronico e originale su Feltre e sul suo territorio. Il percorso museale, di cui diamo ormai per scontata l’utile implementazione di strumenti digitali come i QR code, è stato ideato con la collaborazione della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Venezia, Belluno, Padova e Treviso.

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