giovedì 25 Aprile 2024

Lo sguardo degli antichi, il racconto dell’arte classica. Altro che “storytelling”, Francesca Ghedini ci guida al mondo d’immagini di Greci e Romani

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Lo sguardo degli antichi, il racconto nell’arte classica. Crediamo, giustamente, di trovarci nella civiltà dell’immagine. Il XXI secolo, come pure l’ultima parte del XX, ha stravolto il rapporto con le immagini, diffuse all’infinito attraverso i media e, in seguito, nell’inesauribile ecosistema digitale. Anche gli esseri umani dell’antichità, tuttavia, erano immersi in un mondo affollato di immagini. Statue e rilievi, spesso vivacemente dipinti, marmi policromi, pitture murali, mosaici di ogni dimensione, monumenti funebri, archi celebrativi, corredi da banchetto, gioielli. E poi tessuti, ormai in gran parte perduti, come perduti i quadri e tutta quella pittura che non si fosse fissata nell’intonaco.

Crediamo di saper leggere le immagini della contemporaneità, poi ci accorgiamo di non saper decodificare neppure quelle immagini realizzate a scopo documentale, come quanto sta arrivando in questi tristi giorni dall’Ucraina, dove nessuna lettura è univoca. Tutto sommato, grazie ad una lunga tradizione di studio, riusciamo forse ad avere strumenti per comprendere le immagini antiche, anche se, ovviamente, il tempo, le lacune e la distanza, diremmo antropologica, da quell’antico, non ci rende la cosa facile.

Con “Lo sguardo degli antichi” – Il racconto nell’arte classica (Carocci editore), la professoressa Francesca Ghedini raccoglie la sfida in un saggio che concentra il distillato di una lunga stagione accademica, che l’ha vista prolifica autrice di innumerevoli articoli scientifici, spesso proprio legati all’interpretazione delle immagini, modo per comprendere le società che le hanno prodotte. Lo ha fatto studiando le immagini pubbliche e quelle private.  E la loro contestualizzazione, nelle città e nella casa romana. ”Lo sguardo degli antichi” cerca di fornire uno strumento aggiornato per cogliere i codici comunicativi dell’arte classica. Probabilmente, in questo campo, siamo di fronte ad un’opera fondamentale, un’indagine che fa ordine tra varie categorie di raffigurazioni narrative, mette nelle mani di chi studia l’arte classica uno strumento solido su cui costruire ulteriori ricerche. Contemporaneamente, però, prende per mano il lettore colto non specialista, che viene portato in un viaggio. Non di quelli eruditi da strenna illustrata natalizia, ma di quelli fatti a piedi, che stimolano l’osservazione, e non nel rapporto passivo di un manuale che ti instrada nella materia.

Il mosaico del Nilo di Palestrina

La professoressa Ghedini non fa la Mary Beard, non fa sconti con semplificazioni, ma non ti abbandona, unendo sempre il suo racconto alle immagini stesse, legando i fili che tengono insieme il suo lungo ragionamento. Che porta dalla narrazione per immagini al mondo delle figure che popolavano la vita degli antichi, ricostruisce iconografie, iconologie, le confronta con le fonti ma tiene sempre presente le testimonianze materiali, da brava archeologa. Nel capitolo “La narrazione nello spazio della vita” parla della casa, della sua decorazione, degli obiettivi che con essa si prefiggeva il padrone della dimora. In “Narrare per nuclei” enumera, come casi di studio, quei nuclei narrativi che tendono a comporre sequenze visive come la liberazione di Andromeda, il Ciclope innamorato, il bagno di Diana o i miti della fondazione di Roma. Un discorso a parte viene fatto per i sarcofaghi, affollati di figure e densi di narrazioni.

Si può avere la tentazione di perdersi nel libro, per densità di spunti ed erudizione. Per fortuna Francesca Ghedini non si ferma a quello, ma permette al lettore di ritrovarsi sempre, perché l’impianto del volume è solido, e la mappa della navigazione interna non ti fa perdere l’orientamento. Alla fine si approda su un terreno più stabile, dove gli affreschi di Pompei, quelli della Domus Aurea, il mosaico nilotico di Palestrina e l’olpe Chigi dell’ETRU di Villa Giulia appaiono come capitoli di un romanzo di cui capiamo finalmente il senso.

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