giovedì 28 Marzo 2024

Portus, un sito archeologico unico per capire la potenza economica di Roma antica, nello scalo più grande dell’impero – Guida alla visita

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Se si vuole comprendere la potenza economica di Roma antica bisogna andare a visitare l’area archeologica di Portus. Il luogo è eccezionale. Un’oasi naturalistica con daini e aironi, alberi secolari e specchi d’acqua. Tra l’aeroporto internazionale di Fiumicino e le più trafficate strade di Roma, quella contemporanea. Ma questo sito archeologico era altrettanto trafficato, se non di più, anche durante i secoli dell’impero, all’apogeo della potenza romana.

GUARDA IL VIDEO SULL’AREA ARCHEOLOGICA DI PORTUS ROMAE:

È il porto, o meglio il sistema dei porti, che servivano la capitale imperiale, a destra del Tevere. Se Ostia era il centro portuale amministrativo, le infrastrutture, infatti, erano rappresentate da Portus, ossia il porto di Claudio e poi quello gigantesco, lo specchio d’acqua esagonale, voluto dall’imperatore Traiano.
Il porto di Claudio fu voluto 42 d.C., per rimediare una volta per tutte all’insabbiamento di Ostia, essenzialmente uno scalo fluviale che aveva servito Roma fin dagli inizi della sua espansione territoriale.
Un bacino di 150 ettari, con due moli ricurvi, banchine e magazzini. Il faro non poteva che essere “a misura della capitale”, in grado di rivaleggiare con la meraviglia di Alessandria. Non mancavano i canali artificiali tra il bacino portuale e il fiume di Roma,
L’insabbiamento progressivo rese il porto sempre meno utile per le operazioni di attracco, . Così Traiano avviò il progetto del suo ampliamento, tra il 100 e il 112 d.c. volto a sfruttare l’isola del Faro e le banchine del porto precedente. Traiano fece scavare un bacino esagonale di 33 ettari, grandiosa opera ingegneristica che moltiplicavale possivilità di attracco per le tante navi che quotidianamente arrivavano alla foce del Tevere. Era il più grande porto dell’intera romanità. Nel 314 d.C. l’area urbana che era sorta attorno allo scalo fu ufficialmente elevata a città con il nome di Portus Romae, autonoma da Ostia. Oggi Portrus lo denomineremmo come centro di interscambio, con i carichi trasferiti dalle navi onerarie, dopo lunghi viaggi nel Mediterraneo, a quelle fluviali, specifiche per risalire il Tevere, le naves caudicariae)

La sua visita è impressionante per la grandiosità delle strutture, per i cambiamenti dell’archeologia del paesaggio e per i ritrovamenti archeologici (come le navi visibili al Museo delle Navi di Fiumicino, poco distante).

GUARDA IL VIDEO DEL MUSEO DELLE NAVI DI FIUMICINO:

 

Solo il bacino di Traiano resta, dopo unghe e per ora definitive vicende legali, ancora in mano a privati, prima che lo Stato (o gli stessi privati, chissà!), prima o poi, riesca ad unire – almeno nella visita – questo patrimonio archeologico che, solo in un paese come l’Italia, resta frazionato per leciti ma non sempre condivisibili interessi. Vedere divise da reti aree che avrebbero senso in una visione unitaria non è compreso dagli stranieri, e spesso vissuto con sopportazione dagli italiani. Non si chiedono “espropri”, ma solo buon senso: il luogo – scrivevamo – è meraviglioso, con un’offerta integrata si potrebbe ottenere molto di più: pubblico, privato e, soprattutto, cittadini interessati a una visita ancora più soddisfacente. Utopie?

Come si arriva all’area archeologica di Portus?

Difficile da trovare, ma ne vale la pena. È in via Portuense 2360 (di fronte al numero civico 2329), sotto il viadotto di via dell’Aeroporto di Fiumicino. Qui il link attivo alla pagina

Nota bibliografica:

Keay S. e Sebastiani R. (2017) Le strutture portuali e Portus. Testo per la mostra “Traiano. Costruire l’impero”. Consultabile a questo link
Sugli scavi si può consultare, per ora in inglese, il sito di Portus Project dell’università di Southampton
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