martedì 19 Marzo 2024

Este, la città prima di Roma. Scoperto un tratto di strada dell’antica Ateste. “Abitato preromano e città romana coincidono”

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Este (Padova) – Se tutte le strade portavano a Roma, non certo tutte le strade, in antichità, erano “romane”. Nessuno mette in dubbio le qualità ingegneristiche della rete viaria prima della repubblica e poi dell’impero, in Italia Settentrionale, ma uno scavo di archeologia preventiva nei pressi dell’ex ospedale di Este (via Settabile), dove si sta sostituendo una tubazione dell’acqua, svela un tratto di strada preromana, insomma, dell’antica Ateste. Per fortuna ora esistono dei protocolli di archeologia preventiva da seguire, perchè quando venne posata la tubazione, alcune decine di anni fa, gli strati densi di informazioni furono bellamente ignorati, senza nessun controllo archeologico.

I tempi sono cambiati, e nel cantiere di Acquevenete l’assistenza archeologica ha permesso di mettere in luce un tratto di strada di età protostorica, ben costruito, con i suoi “riporti orizzontali di tritume di calcare euganeo sovrapposti, talvolta inframmezzati da sabbie di origine alluvionale. Si tratta di pavimentazioni stradali preromane, ciclicamente ripristinate”, come racconta la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, che sta seguendo i lavori con la direzione scientifica della funzionaria archeologa Carla Pirazzini.

“L’intervento sta offrendo l’occasione di osservare e documentare circa 300 metri di sezione del deposito archeologico urbano dell’antica Ateste. In particolare si stanno raccogliendo preziose informazioni sull’impianto urbano della città dal V sec. a.C. circa al presente. Via Settabile infatti è risultata ricalcare il tracciato di un importante asse viario urbano che correva parallelo all’antico corso dell’Adige, che passava in corrispondenza dell’attuale strada regionale SR 10 “Padana Inferiore”

Il tratto di strada preromana ritrovato ad Este

“Ripulendo il fondo dello scavo, è stato possibile metterne in luce dei tratti che mostrano una superficie liscia e cementata, marginata da un cordone regolare di lastre di maggiori dimensioni e spessori, quasi una sorta di marciapiede – riferisce ancora la Soprintendenza – Un tratto di strada urbana in tutto simile, ma con diverso orientamento, è stata messa in luce nel recente passato a poca distanza, presso via Gambina”

Quindi, questo sembra il punto: l’antica Ateste aveva un impianto preciso, e l’insediamento poteva dirsi “avanzato” e complesso urbanisticamente parlando, con una rete stradale ben costruita, più volte rifatta e ben congegnata.

Ma anche, notano gli archeologi, città romana e abitato preromano si sovrappongono quasi perfettamente

“Durante la fase di romanizzazione la strada rimase in uso, dapprima con una nuova pavimentazione a scaglie e poi lastricata con grandi basoli di trachite euganea. Lo si può desumere dal ritrovamento di alcuni di questi elementi negli strati post-romani, poiché nella tratta fin qui osservata del lastricato non c’era più alcun tratto conservato, in quanto rimosso in epoca medievale-rinascimentale per cavarne materiale da costruzione”

Quindi l’arrivo dei Romani coincise con i loro tipici basolati, che tutti conosciamo nell’iconografia delle strade nei territori romanizzati. Solo che, come spesso capitava, questi erano anche perfetti materiali da costruzione “già pronti” per essere utilizzati nel medioevo e in età moderna. E lo stesso destino subì la cloaca romana, che gli archeologi hanno riconosciuto, come spesso capita, nelle tracce lasciate in negativo, mentre i mattoni furono usati come comodo laterizio da costruzione per edifici successivi.

Non basta, l’analitico comunicato della soprintendenza ci racconta anche che “L’andamento leggermente serpeggiante dell’attuale via Settabile non coincide esattamente con quello rettilineo delle strade più antiche. Lo scavo per la fognatura perciò si è spostato a tratti fuori dal sedime stradale, portando in luce i resti di edifici che dovevano sorgere affacciati sulla via. È il caso in particolare di un lungo tratto di muratura in conci di scaglia euganea, che costituivano lo zoccolo di fondazione del perimetrale di un edificio della tarda età del ferro , o di allineamenti di blocchi di trachite che svolgevano la stessa funzione in edifici più antichi, di V-IV secolo a.C.. Sono stati messi in luce anche tratti di “cordonate” che fiancheggiavano la strada e fungevano da contenimento dei lotti residenziali dello stesso periodo, mantenuti intenzionalmente più alti del piano stradale: file di lastre di calcare infisse in verticale o di pilastrini di trachite infissi uno accanto all’altro”.

In definitiva, l’archeologia preventiva sta svolgendo il suo compito di raccogliere informazioni che, senza l’intervento degli archeologi in assistenza ai cantieri, verrebbero perse per sempre. Fornendo invece una massa di dati preziosi per gli studi futuri del territorio.

Lo scavo è eseguito dalla ditta Costruzioni Generali Girardini S.p.A. con l’assistenza archeologica di P.et.r.a. Società Cooperativa (Alberto Balasso, Paolo Michelini ed Emanuele Lant).

Referenze bibliografiche suggerite:

Balista C., Gambacurta G. Ruta Serafini A. 2002, Sviluppi di urbanistica atestina, in Este preromana: una città e i suoi santuari, a cura di A. Ruta Serafini, Treviso, pp.105-121.
Lelli P., Ruta Serafini A., Strino 1998, P. Este. Lo scavo nell’area dell’Ospedale Civile. Nota preliminare, in Quaderni di Archeologia del Veneto, XIV, pp. 11-23.
Baggio Bernardoni E. 1981, Scavo dell’ospedale civile di Este (Padova) – Nota preliminare, in Archeologia Veneta, IV, pp. 99-114.

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