È archeologia sul campo quella del Monti Lucretili Landscape Project. Solo che si tratta di archeologia del paesaggio, e non di uno scavo. Gli strumenti principali sono un contatore meccanico (clicker) e non la trowel, la suola delle scarpe e non la carriola. Per la verità c’è anche la raccolta e l’elaborazione dei dati geolocalizzati, ma questo lo diamo per scontato in qualsiasi attività archeologica. Insomma, si cammina, si raccolgono reperti in modo diacronico, dalla bottiglia abbandonata da un pastore negli anni ’50 alle maioliche arcaiche medievali, la ceramica d’uso romana e reperti litici del Paleolitico.
La landscape archaology, che è molto più di una semplice ricognizione archeologica, serve a capire “la presenza in chiave storica dell’uomo sul territorio, in quanto agente di trasformazione dello spazio naturale, e in quanto osservatore e interprete di quel prodotto dell’interazione tra natura e cultura” (Farinetti, 2012, p.9). Insomma, il gruppo di ricercatori “naviga” sul territorio, un passo dopo l’altro, attraverso percorsi ben precisi per raccogliere testimonianze e cogliere segni delle trasformazioni umane, dell’interazione tra paesaggio e attività antropiche, tra i mille fili che nei millenni si sono annodati, sciolti, riallacciati, attraverso le necessità economiche, le strategie di sussistenza, le necessità di difesa, a volte rituali, produttive, insediative.
A volte, nei fatti, ci si trova a percorrere “paesaggi fossili”, dove i segni della storia non sono immediatamente leggibili, come appare nel castello di Montefalco. Qui, accanto ai classici ruderi medievali, la rocca, le mura, la presenza dei manufatti, dei ritrovamenti archeologici, appare sempre più dispersa, meno intellegibile agli occhi dei non esperti. Ma le pietre, i laterizi, oppure la stessa mancanza o rarità di reperti, ci aiutano a comporre il mosaico. Le “tessere” rimaste, sorprenderà, sono spesso sufficienti a cogliere l’immagine d’insieme, e a raccontare una storia, molte storie. Perchè, sempre come scrive la professoressa Emeri Farinetti, il paesaggio “non è una scatola vuota in cui e su cui l’uomo agisce, ma le forme del paesaggio fisico e umano sono generate e sostenute da e attraverso il continuo dispiegarsi di relazioni e trasformazioni reciproche e integrate tra ambiente e uomo“. L’archeologia dei paesaggi, insomma, è quella di epoche passate, ma anche quella in corso ora, mentre scriviamo.
Nota bibliografica:
Farinetti, E. (2012). I Paesaggi in archeologia: analisi e interpretazione. Roma: Carocci editore.
SCHEDA Monti Lucretili Landcape Project
Dipartimento di Studi Umanistici – Università degli Studi di Roma Tre
Direzione scientifica: prof. Riccardo Santangeli Valenzani, prof.ssa Emeri Farinetti
Direzione sul campo: dott.ssa Martina Bernardi
Collaborazione del Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili
Attività su concessione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la Provincia di Rieti
Con il patrocinio di: Comune di Monteflavio, Pro Loco di Monteflavio, Comune di Licenza, Comune di Roccagiovine, Comune di San Polo dei Cavalieri
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