Cinto Euganeo (Padova). Le acque termali hanno molto da raccontare nel periodo che va dall’età romana a quella del lancio del termalismo dal XIX secolo in poi. Acque termali, non “terme”, perchè non sempre il principale scopo attribuito a queste sorgenti tra medioevo ed età moderna, fu di natura terapeutica, ma spesso le acque cande a sud di Padova furono utilizzate per vari scopi produttivi, legati allo sfruttamento della terra e dei suoi prodotti, a volte molto poveri.
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È un’archeologia del paesaggio idrografico perennemente cangiante, quella ai piedi dei Colli Euganei. Da un lato ci sono i calti, piccoli corsi d’acqua ormai irreggimentati, dall’altro quello che ancora resta delle acque termali non ancora assorbite nella conurbazione di Abano, Montegrotto, Battaglia terme. Tra gli intricati “misteri” geologici di questa idrografia ci sono ancora gioielli, come la pozza d’acqua calda di Fontanafredda (Cinto Euganeo), conosciuta da oltre un millennio, una temperatura costante attorno ai 27 gradi, ma fino ad alcuni decenni fa sui 40, prima che il terremoto del Friuli del 1976 cambiasse qualcosa negli equilibri delle falde. Che fosse un luogo ben noto lo provano documenti storici e ceramiche che emergono qua e là, tra medioevo e rinascimento anche queste. Un sorprendente lembo di termalismo ancora “naturale” che un privato, Roberto Donolato, ha salvato da oblio e degrado, restituendolo alla sua lunga dignità di cura, di produzione, tra l’adiacente mulino e la macerazione della canapa. Un’area che meriterebbe attenti survey e approfonditi studi nell’ambito della landscape archaeology.
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