sabato 20 Aprile 2024

In “diretta” dallo scavo archeologico sotto l’ex cinema Astra di Verona: lusso romano in cartellone – VIDEO

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Nel comunicato stampa la soprintendenza si era giocata nientemeno che la carta della “Piccola Pompei di Verona”, e per la presentazione c’era un esercito di giornalisti e operatori tv. In realtà lo scavo archeologico all’interno dell’ex cinema Astra di Verona, una bella sala chiusa da lustri vicino alla romana porta Borsari, è uno di quelli che, se si trovasse a York, verrebbe utilizzato come case history di archeologia urbana, musealizzato con il privato a fare a gara per renderlo un’eccellenza per il pubblico e con lo stato a non lesinare risorse.  C’è molto da vedere e da studiare: pittura parietale romana, con affreschi di grande qualità, murature che delineano chiaramente gli ambienti, con alzati conservatisi fino all’altezza di due metri, mosaici.

Un sistema di riscaldamento a parete sorprendentemente conservato, con i tubuli al loro posto e il prefurnio già chiaramente individuato.

La soprintendenza di Verona, con a capo Vincenzo Tinè, sembra comunque aver portato a casa il massimo che l’Italia permette in questi casi, dove, come sappiamo benissimo, la coperta è sempre corta. Per ora in questo scavo di grandi dimensioni, attorno ad un edificio romano di funzione ancora incerta, si è arrivati alla ricognizione avanzata e al restauro delle evidenze archeologiche, “e devo ringraziare la sensibilità della proprietà dell’edificio”, afferma Tinè. Lo scavo, diretto da Brunella Bruno, funzionario archeologo della soprintendenza, ha toccato circa il 30% dell’area, che già una quindicina di anni fa, durante i primi lavori nell’ex cinema, era stata indagata. Ora gli archeologi della Cooperativa Archeologia di Firenze, assieme ai loro restauratori, hanno però individuato ambienti con crolli da incendio, che hanno conservato le tracce sia delle strutture superiori e hanno coperto – salvandoli – parti di pittura parietale e soprattutto conservato strutture lignee, forse pertinenti a mobili. Un particolare tutt’altro che comune per uno scavo romano nel nord Italia, che permetterà, come ricorda Brunella Bruno, di poter applicare tecniche archeometriche per la datazione, magari il riconoscimento delle essenze , dei pollini e così via. Un quadro molto più completo dei siti romani che spesso, nell’area Padana, sono letteralmente “rasi” a livello pavimento per spoliazioni o per secolari attività agricole o insediative. È altrettanto raro che l’archeologia in ambiente urbano possa contare su un’area così vasta in un centro storico per poter indagare il sito con metodi archeologici moderni.

scavi archeologici a ex cinema astra verona
Gli scavi archeologici all’ex cinema Astra di Verona, gli imponenti ambienti sotto il vano che fu della platea, di fronte allo spazio che ospitava lo schermo

Chi costruì il cinema, nella metà del Novecento, si accorse perfettamente dei resti romani sotto l’edificio. Anzi, li utilizzò in parte come “base” su cui costruire. Questa è stata un’inaspettata fortuna, perchè la soletta ha coperto l’area senza abbattere le preesistenze.

Di che edificio si tratta? La funzione è ancora oggetto di studio. Non ha l’aspetto di una domus per quanto riguarda la pianta, benchè il lusso sia evidente. Cronologicamente parliamo di II secolo d.C., ma è ancora presto per avere dati più chiari, i reperti “diagnostici” sono in gran parte da individuare e studiare. Lo scavo non è certamente partito come una ricerca strutturata, ma per una serie di circostanze che lo mettono a cavallo tra l’archeologia preventiva, lo scavo di emergenza e il cantiere conservativo. Non è neppure, all’aspetto, un classico edificio termale, mancano molti elementi e ambienti per definirlo tale. Si ipotizza a una sorta di mansio urbana, un edificio per l’ospitalità, certamente non alla portata di tutti, vista la qualità decorativa che sta emergendo. L’incendio di cui si sono trovate le tracce? Forse voluto, per creare uno spazio di rispetto attorno alle mura della città, un campo visivo libero per non favorire gli assedianti.

Ora uno scatto virtuoso di tutti, amministratori pubblici, proprietà, fondazioni, enti e così via potrebbe portare a un circolo altrettanto virtuoso per rendere questa scoperta – o “riscoperta” approfondita – degna dell’attenzione che merita. Non solo un sito “visibile” in un contesto commerciale. Chissà, non poniamo limiti alla buona volontà e alla sensibilità dei progettisti.

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