martedì 6 Giugno 2023

DNA antico. Dall’Oriente e dalle steppe, nuovi studi per capire le antiche migrazioni verso l’Italia. Il Veneto come laboratorio. VIDEO-INTERVISTA

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La pianura Padana, e l’attuale Veneto in particolare, sembrano essere un laboratorio privilegiato per studiare il DNA antico. Il motivo è intuibile, e ricorrente nella storia. Si tratta di un’area che rappresenta una sorta di ingresso per le tante migrazioni provenienti sia dall’Oriente attraverso i Balcani, sia dal Nord-Est. Popolazioni che si sono succedute in varie epoche, e che l’archeologia è in grado di vedere soprattutto attraverso i “pacchetti culturali” che queste genti si portavano nel lungo itinerario verso l’Ovest, di cui l’Italia rappresentava una tappa. L’analisi genomica dei campioni antichi fornisce però un quadro molto più preciso di questa vera e propria road map delle ondate migratorie. Vale per il Paleolitico, ma anche per periodi molto più vicini a noi, come l’età del Bronzo.

Gli studiosi italiani in collaborazioni con università straniere hanno pubblicato nelle ultime settimane due importanti ricerche, che mettono a fuoco proprio due diverse periodizzazioni della storia. Questi studi, tra l’altro, ci dicono due cose.

 

La prima riguarda il momento in cui i ghiacci si ritirano nel versante sud delle Alpi, rendendo più facilmente “colonizzabile” l’Italia del Nord. Il risultato dello studio è che l’arrivo di gruppi dall’Europa orientale e dall’Asia occidentale che hanno cambiato il patrimonio genetico degli europei (ancora ben presente nell’Europa contemporanea), risale non a 14.000 anni fa, ma va retrodatato a 17.000 anni. Sono 3.000 anni molto importanti, che ci restituiscono un quadro ancora più interessante delle migrazioni. Non appena si sono ritirati i ghiacci si sono affacciate le nuove migrazione in pianura padana, a testimonianza di una grande mobilità anche nel periodo immediatamente precedente, in piena glaciazione.

Il secondo studio, pubblicato dall’Institute of Genomic di Tartu (Estonia) sulla rivista Current Biology, si è invece concentrato nel periodo che generalizziamo con la di transizione dall’età del Rame a quella del Bronzo, attorno a 5.000 anni fa. L’analisi del DNA proveniente da campioni antichi ha permesso di datare l’arrivo in Italia centrale di una componente genetica associata ai gruppi nomadi delle steppe, che si conosceva, a 3600 anni fa (in Italia Centrale). Il dato archeologico ben noto è quello dei cambiamenti nella tipologia delle sepolture e nella struttura sociale, che ora può essere più solidamente “agganciata” e datata con questa migrazione.

Migrazioni e cambiamenti sociali in Itala settentrionale svelati dallo studio del DNA antico, Grotta del Boion (da comunicato Università di Padova)

L’arrivo della migrazione dopo l’ultima era glaciale: ancora più antica di quanto si pensasse, 17.000 anni fa

Per quanto riguarda invece le migrazioni preistoriche “che hanno contribuito a formare il patrimonio genetico dei popoli europei contemporanei sono iniziate molto prima di quanto si era creduto fino ad oggi” (da comunicato congiunto delle università di Bologna e Padova).

Lo studio, – Early Alpine occupation backdates westward human migration in Late Glacial Europe, pubblicato su Current Biology,  mostra infatti che “la diffusione in Europa meridionale, e in particolare in Italia, di componenti genetiche legate all’Europa orientale e all’Asia occidentale risale ad almeno 17000 anni fa, ovvero 3000 anni prima di quanto ipotizzato finora. La scoperta deriva dall’analisi di tracce di DNA antico estratto in una porzione di mandibola che apparteneva ad un giovane uomo, datata direttamente a circa 17000 anni fa. Il reperto è stato rinvenuto nel 1963 nel sito paleolitico di Riparo Tagliente, in provincia di Verona. “Le analisi che abbiamo realizzato ci hanno permesso di guardare a fondo nel passato di questo individuo vissuto a Riparo Tagliente, che era a tutti gli effetti uno dei primi ricolonizzatori delle Alpi meridionali dopo l’apice massimo dell’ultima glaciazione“, spiega Eugenio Bortolini, ricercatore al Dipartimento di Beni culturali dell’Università di Bologna. “I risultati ottenuti aprono nuovi orizzonti sulla ricostruzione delle migrazioni che hanno attraversato l’Europa meridionale e che hanno contribuito a formare il background genetico di tutti gli europei contemporanei: un processo che fino ad oggi si credeva invece legato, anche a sud delle Alpi, all’affermarsi di condizioni climatiche decisamente più miti“.

Dall’analisi del DNA antico estratto dal reperto è emerso infatti che l’individuo cui apparteneva la mandibola trovata a Riparo Tagliente presenta affinità genetiche, della linea materna e di quella paterna, con individui vissuti in altre località sia italiane che europee fino addirittura a 19 mila anni fa. – continua il comunicato ufficiale – Un dato, questo, che suggerisce come i movimenti di popoli attraverso l’Europa siano precedenti alla ricolonizzazione delle Alpi dopo il picco dell’ultima glaciazione e siano quindi sempre rimasti attivi anche durante le fasi più fredde. Il termine dell’Ultimo massimo glaciale, ovvero il periodo di massima espansione dei ghiacci durante l’ultima glaciazione, risale a circa 17000 anni fa. Questo passaggio mise in moto una serie di trasformazioni del paesaggio, che nell’Italia settentrionale, con l’arrivo di condizioni climatiche migliori,portò alla graduale ricolonizzazione dell’area alpina da parte di gruppi di cacciatori e raccoglitori.I nuovi risultati ottenuti ora dall’analisi del reperto di Riparo Tagliente sembrano confermare che la diffusione di componenti genetiche legate alle aree anatolica e balcanica, risalga in effetti ad almeno 17000 anni fa e sia quindi contemporanea a questi cambiamenti culturali“.

Le migrazioni che si affacciano sull’Italia nell’età del Bronzo

Tina Saupe, prima autrice del secondo studio di cui stiamo trattando, Ancient genomes reveal structural shifts after the arrival of Steppe-related ancestry in the Italian Peninsula, su Current Biology, racconta che “abbiamo estratto il DNA antico di 50 individui selezionati da quattro siti archeologici presenti in Italia centrale e del nord-est datati tra l’età del Rame e l’età del Bronzo. – Si tratta della Grottina dei Covoloni del Broion, sui colli Berici (Vi); Necropoli di Gattolino (Cesena), Grotta Regina Margherita e Grotta La Sassa (Lazio)  – Siamo stati in grado di generare per la prima volta dati genetici da campioni italiani dell’età del Bronzo tramite un approccio di sequenziamento genomico – continua la professoressa Saupe –  ed abbiamo osservato l’arrivo nella Penisola di una componente genetica proveniente dalle steppe. Questa componente, gia ampiamente conosciuta in Eurasia occidentale in individui dell’età del Bronzo, ed originaria delle steppe a nord posizionate tra il Mar Nero e il Mar Caspio, è stata rinvenuta anche in Italia, suggerendo dinamiche comuni a quelle di altre aree del continente

Luca Pagani, Professore Associato all’Institute of Genomics e all’Università di Padova racconta  (vedi video-intervista sopra) che la ricerca è:in grado di datare l’arrivo della componente genetica legata alle steppe a circa 4,000 anni fa in Italia settentrionale e a 3,600 anni fa in Italia centrale. Questa componente non e’ stata trovata in individui del Neolitico e del Rame, ma appare in individui dell’età del Bronzo, aumentando nel tempo”.

Per le analisi genetiche abbiamo confrontato i nuovi genomi con campioni della Penisola Italiana, della Sicilia e della Sardegna risalenti ad un arco temporale che va dal Neolitico all’età del Ferro, così da avere una idea più precisa dei cambiamenti genetici avvenuti in questi periodi” afferma Francesco Montinaro, co-autore dello studio e ricercatore presso l’Università di Bari. I ricercatori hanno messo in evidenza come i campioni del Neolitico e dell’età del Rame della Penisola italiana siano più’ simili ai primi agricoltori in Europa Orientale e in Anatolia che agli agricoltori presenti in Europa occidentale: “un risultato che suggerisce la possibilità’ di ulteriori differenze genetiche presenti nella componente neolitica Europea“.

Durante questa transizione abbiamo anche riscontrato un cambiamento nelle pratiche funerarie in associazione con un cambiamento nei rapporti di parentela in due dei siti analizzati, ma non abbiamo identificato cambiamenti fenotipici nelle popolazioni antiche italiane di questo periodo” sottolinea Christiana L. Scheib, leader del gruppo di studio del DNA antico all’ Institute of Genomics

È stato interessante seguire lo sviluppo di questa ricerca nel corso del tempo e come sia cambiata l’interpretazione dei risultati una volta che abbiamo incluso i campioni dell’Italia centrale, grazie alla collaborazione con le università di Oxford e Durham (Regno Unito), Groningen (Paesi Bassi), Bologna e Roma “Tor Vergata” (Italia)” continua Cristian Capelli (Università di Parma),

I risultati di questo studio dimostrano che i profili genetici delle popolazioni antiche della penisola italiana sono cambiati con i movimenti che si sono susseguiti a partire dagli insediamenti del Neolitico. Questa conoscenza ci permette di avere un’idea più precisa della nostra origine genetica e consente di pianificare ulteriori studi che includano un campionamento più esteso di individui dell’età del ferro ed imperiale” conclude Christiana L. Scheib.

intervista al professor Luca Pagani di Angelo Cimarosti

 

REFERENCES

Eugenio Bortolini, Luca Pagani, Gregorio Oxilia, Cosimo Posth, Federica Fontana, Federica Badino, Tina Saupe, Francesco Montinaro, Davide Margaritora, Matteo Romandini, Federico Lugli, Andrea Papini, Marco Boggioni, Nicola Perrini, Antonio Oxilia, Riccardo Aiese Cigliano, Rosa Barcelona, Davide Visentin, Nicolò Fasser, Simona Arrighi, Carla Figus, Giulia Marciani, Sara Silvestrini, Federico Bernardini, Jessica C. Menghi Sartorio, Luca Fiorenza, Jacopo Moggi Cecchi, Claudio Tuniz, Toomas Kivisild, Fernando Gianfrancesco, Marco Peresani, Christiana L. Scheib, Sahra Talamo, Maurizio D’Esposito and Stefano Benazzi (2021),
Early Alpine occupation backdates westward human migration in Late Glacial Europe Current Biology.

Saupe, T.; Montinaro, F.; Scaggion, C.; Capelli, C.; Pagani, L. and Scheib, C. (2022). Ancient genomes reveal structural shifts after the arrival of Steppe-related ancestry in the Italian Peninsula. Current Biology.

 

 

 

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