domenica 24 Settembre 2023

Nuovi scavi e identità svelate: la “riscoperta” dell’antica Hercolaneum – SCHEDA

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A distanza di 40 anni dall’ultima campagna archeologica, si torna a scavare nel Parco Archeologico di Ercolano. Qualche mese fa, infatti, si annunciava un nuovo intervento nell’area dell’antica spiaggia della città vesuviana. Tra gli obiettivi dei prossimi lavori si annoverano sia l’accessibilità per il pubblico dell’intero lungomare, in un percorso che collegherà l’abitato alla maestosa Villa dei Papiri, sia l’imprescindibile processo di revisione del materiale recuperato durante gli scavi precedenti. Non vi sono dubbi che i risultati avranno una portata particolarmente significativa nella conoscenza del sito. In questa scheda, si propone una panoramica sintetica delle tappe salienti degli scavi di Ercolano, partendo da quello che, per ora, è l’inizio di una storia ancora tutta da indagare.

Le ultime scoperte

Spiaggia antica di Ercolano. Foto: Parco Archeologico di Ercolano.

I nuovi scavi, in collaborazione con la Fondazione Packard, interesseranno un’area di circa duemila metri quadrati dove saranno impegnati per circa due anni e mezzo gli esperti del Parco Archeologico di Ercolano e del Ministero dei Beni Culturali insieme ai professionisti dell’Herculaneum Conservation Project. In particolare, la finalità è quella di restituire ai visitatori l’antica spiaggia come si presentava prima dell’eruzione. Il lido è stato tuttavia indagato in parte già a partire dagli anni ’80 del secolo scorso: fonte di importanti informazioni sulla forma urbis, è stato anche “custode” dei resti di un cospicuo numero di individui che, proprio sulla spiaggia, si erano scontrati vis-à-vis con la morte, durante l’eruzione del 79 d.C.

Recentissimi sono gli studi che hanno condotto all’identità e alla catalogazione di una delle vittime. L’uomo ritrovato conserva parte dell’armatura e una specie di zainetto a forma quadrangolare, oltre a piccoli attrezzi da carpenteria. Da un cinturone in cuoio ricoperto con lamine d’argento e d’oro alla vita pendeva una spada, mentre sull’altro lato del corpo un pugnale. Secondo le analisi effettuate, è plausibile che l’individuo avesse un’età compresa tra i 40 e 45 anni. «Potrebbe trattarsi – spiega il direttore del Parco, Francesco Sirano – di un ufficiale della flotta che partecipava alla missione di salvataggio lanciata da Plinio il Vecchio per soccorrere le popolazioni dei centri e delle ville affacciate su questa parte del Golfo di Napoli». Ad ogni modo, sebbene l’armatura non fornisca ulteriori informazioni riguardo il corpo militare di appartenenza, è verosimile ritenere che la vittima non fosse un militare di stanza ad Ercolano, dato che dalle fonti non sono note guarnigioni dell’esercito nell’area vesuviana.

Corroboranti, in questo senso, sono alcuni passi di Plinio il Giovane, nipote di Plinio il Vecchio, dalla prima lettera a Tacito:

Era a Miseno [Plinio il Vecchio] e, presente, governava la flotta. […] La nube si levava, non sapevamo con certezza da quale monte, poiché guardavamo da lontano; solo più tardi si ebbe la cognizione che il monte fu il Vesuvio. La sua forma era simile ad un pino più che a qualsiasi altro albero.

[…] Egli cambia idea: all’ansia dello scienziato subentra lo spirito dell’eroe. Fa scendere a mare le quadriremi, vi prende posto. Egli vuole portare soccorso non solo a Rettina, ma a molti, perché la ridente contrada era frequentata. S’affretta là donde altri fuggono e tiene dritta la rotta e il timone diritto verso il pericolo, senza traccia di paura al punto che dettava e annotava tutte le variazioni di quel male, tutte le figure che i suoi occhi avevano sorprese.

Alla fine, quella tenebra diventò quasi fumo o nebbia e subito ritornò la luce del giorno, rifulse anche il sole: un sole livido come suole essere quando si eclissa. Dinanzi ai miei occhi spauriti tutto appariva mutato: c’era un manto di cenere alta come di neve.

 Parrebbe pertanto plausibile individuare nella vittima, recentemente indagata, un militare della marina arrivato sulla spiaggia di Ercolano per fornire assistenza alle persone ammassate lungo la riva nel vano tentativo di scampare all’eruzione. Eruzione che, come noto, sigillò le città vesuviane e la memoria stessa di questi luoghi.

I fornici di Ercolano

La scoperta di Ercolano e le prime esplorazione del XVIII secolo

 La scoperta del sito vesuviano avvenne in maniera del tutto casuale. Nel 1709, infatti, il principe D’Elboeuf diede ordine di scavare un pozzo e, durante questo scavo, vennero alla luce marmi e statue che ornavano la scena dell’antico teatro ercolanense. Nel 1738, per volere di Carlo di Borbone, re di Napoli, presero avvio le prime esplorazioni sistematiche sotto la direzione dell’ingegnere militare De Alcubierre. Furono scavati dei cunicoli sotterranei che, in un secondo momento venivano riempiti per non compromettere la solidità della struttura urbana della città. Iniziarono a riaffiorare manufatti notevoli, tra cui la statua equestre di Marco Nonio Balbo. Successivamente, a partire dal 1750, Karl Weber si affiancò nella direzione degli scavi: si completò l’esplorazione del teatro e si scoprì la villa suburbana dei Papiri con l’annessa biblioteca.                                    Con l’inizio degli anni Settanta del ‘700 l’interesse per Ercolano andò via via scemando a causa del ritrovamento di Pompei, che presentava una modalità di scavo molto più semplice, trattandosi per lo più della rimozione di ceneri e lapilli, tanto che nel 1780 le indagini presso Hercolaneum cessarono definitivamente.

Le indagini archeologiche tra XX e XXI secolo

Gli scavi furono interrotti e poi ripresi, prima sotto Francesco I di Borbone e poi per volere di Vittorio Emanuele II. Si dovrà però attendere fino all’anno 1927 per avere una ripresa davvero sistematica delle indagini. In quell’anno Amedeo Maiuri prima e Alfonso De Franciscis poi, riportano in luce quasi tutti i quartieri dell’antico abitato con gli edifici pubblici, tra cui il foro, centro della vita sociale, politica ed economica dell’antica Ercolano.  Dopo una nuova breve campagna tra il 1960 e il 1969, fu a partire dal 1980, sotto la direzione di Giuseppe Maggi, che vennero alla luce importanti novità sulla storia di Ercolano. Si era infatti ritenuto, fino a quel momento, che la popolazione della città, risparmiata in un primo momento dalla furia eruttiva, fosse riuscita a mettersi in salvo, ipotesi suggerita dal ritrovamento di pochi scheletri nell’ambito della cerchia urbana. In seguito a nuove indagini, si individuarono però un primo gruppo di scheletri e una barca. Negli anni successivi furono recuperati altri resti umani, per un totale di oltre trecento individui, il che portò gli archeologi alla conclusione che la maggior parte della popolazione di Ercolano avesse cercato la fuga via mare, sostando sulla spiaggia durante la notte, dove venne sorpresa dalle colate piroclastiche. Altre brevi indagini si sono svolte negli anni Novanta del secolo scorso e tra il 2002 e il 2006 sono stati raggiunti nuovi ambienti della Villa dei Papiri. Dal 2001, inoltre, è attivo il programma Herculaneum Conservation Project, che mira alla conservazione e alla valorizzazione del sito, oltre che alla realizzazione di nuove campagne di scavo.

Il sito archeologico di Ercolano. Fonte: Herculaneum Conservation Project

Le frontiere future del Parco Archeologico

Dagli scavi ai restauri, il Parco Archeologico di Ercolano è in fervente attività. Oltre alle già menzionate linee di ricerca, è in corso anche il restauro di sei domus, tra cui la Casa dell’Atrio a Mosaico, la cui apertura è prevista per il 2022. Ricerca, restauro e valorizzazione sono e saranno i pilastri in questo percorso di conoscenza e recupero della memoria antica di un luogo che, come già affermava lucidamente Amedeo Maiuri, “va considerata come una città e non come una miniera di opere d’arte, una città minore e diversa da Pompei, ma non per questo meno importante, con la sua fisionomia urbanistica, con la sua civiltà e, quel che più importa, con il suo volto umano.”

REFERENCES:

A. Maiuri, Herculaneum, Roma, Libreria dello Stato, 1955. 

A. De Vos, M. De Vos, Pompei, Ercolano, Stabia, Roma, Editori Laterza, 1982. 

L. Franchi Dell’Orto, Ercolano 1738-1988: 250 anni di ricerca archeologica, Roma, L’Erma di Bretschneider, 1993.

L. Capasso, I Fuggiaschi di Ercolano, Roma, L’Erma di Bretschneider, 2001.

F. Pesando, M. P. Guidobaldi, Gli ozi di Ercole: residenze di lusso a Pompei ed Ercolano, Roma, L’Erma di Bretschneider, 2006.

G. Maggi, Ercolano. Fine di una città, Napoli, Kairós, 2013.

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