venerdì 29 Marzo 2024

Ecobonus, Sismabonus e “Piano casa” non alterino gli edifici storici – Un appello

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Il confronto culturale multidisciplinare promosso dal Dottorato di Ricerca Patrimoni archeologici, storici architettonici e paesaggistici mediterranei: sistemi integrati di conoscenza, progettazione, tutela e valorizzazione ha fatto emergere un tema che i sottoscritti ritengono di assoluta urgenza e rilevanza ai fini della salvaguardia e della valorizzazione del patrimonio architettonico: i gravi rischi che possono derivare da alcune iniziative, molto propagandate, assunte per rilanciare il comparto dell’edilizia, come Ecobonus 110 & Sismabonus 110.

Si prefigura, infatti, una larga diffusione di interventi come, a titolo puramente esemplificativo: l’installazione di cappotti termici, la sostituzione di infissi antichi, l’impiego indiscriminato di nuovi materiali o di tecniche non coerenti per il consolidamento strutturale. La preoccupazione è che tali interventi finiscano per non raggiungere gli obiettivi dell’efficientamento energetico o del miglioramento sismico, che comunque andrebbero opportunamente coniugati alle esigenze di conservazione, rischiando invece di alterare irreversibilmente molti edifici storici.

Infatti, i tempi molto compressi per usufruire dei superbonus possono impedire le analisi indispensabili al progetto di un intervento ben ponderato su un edificio storico. Inoltre, la ristrettezza dei fondi disponibili e il diffuso ricorso al subappalto sono condizioni che difficilmente conducono a realizzare lavori a regola d’arte e con materiali di qualità. Infine, la spinta propagandistica a fruire degli incentivi rende concreto il rischio che siano effettuati interventi superflui semplicemente perché non necessari.

La preoccupazione è grandemente maggiore per il patrimonio storico-architettonico minore, costituito da edifici con oltre 70 anni di vita ma non vincolati ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. 42/2004), ossia non sottoposti alla tutela delle Soprintendenze, oppure soggetti a sola tutela paesaggistica. Si tratta, a ben guardare, di una parte significativa del patrimonio architettonico italiano, rilevante ai fini dell’identità culturale del Paese. Un patrimonio da salvaguardare e valorizzare, che rischia invece di subire in tempi brevi un’irreparabile menomazione per assenza di vigilanza e controllo.

Questo patrimonio è attualmente sottoposto a un ulteriore rischio: gli interventi di ampliamento o di demolizione e sostituzione con edifici nuovi, realizzati in virtù dell’applicazione indiscriminata di premi edificatori in attuazione o nel solco del c.d. “piano casa”. Questi, divenuti prassi diffusa ben oltre i caratteri di temporaneità iniziali, ormai in molte città stanno profondamente alterando o cancellando per sempre testimonianze della vita e storia urbana e architettonica di grande valore identitario, storico-culturale e ambientale.

Si auspica, pertanto, innanzitutto che le Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, oggi in grande affanno a causa della carenza di personale tecnico e della mole di richieste di pareri e di autorizzazioni, possano attuare tutti i necessari controlli per le autorizzazioni ed esercitare una scrupolosa vigilanza sulle opere riguardanti gli edifici vincolati.

Si auspica, inoltre, che per i beni architettonici non vincolati risalenti ad oltre 70 anni, di proprietà pubblica o privata, si introducano con la massima urgenza norme che istituiscano un adeguato sistema di tutela il quale, pur con l’elasticità richiesta dall’uso corrente di tali edifici, riesca a garantirne la salvaguardia e la valorizzazione, impedendo interventi indiscriminati di miglioramento sismico, di efficientamento energetico, di ristrutturazione, ampliamento, o addirittura di demolizione. A presidio di tale tutela, siano introdotte apposite commissioni con poteri di controllo, di vigilanza e di supporto agli organi preposti al rilascio dei titoli abilitativi, che coinvolgano funzionari della Soprintendenza competenti per territorio, tecnici degli enti locali ed esperti provenienti dal mondo dell’università e delle professioni.

Deve essere affermato chiaramente che, a prescindere dalla disponibilità di incentivazioni pubbliche, l’intervento sugli edifici storici deve basarsi sulla qualità del progetto, dei materiali impiegati, delle professionalità nel campo del restauro architettonico, del consolidamento strutturale, dell’energetica degli edifici, e delle maestranze messe in campo, nel pieno rispetto dei monumenti e della loro storia complessa.

Pur comprendendo le ragioni di iniziative tese a sostenere l’economia, oltre che a garantire una migliore sicurezza ed efficienza energetica, si sottolinea la necessità imprescindibile della tutela di un patrimonio storico e culturale che l’Italia non può sacrificare, snaturando o addirittura sfregiando i nostri centri storici e i nostri borghi antichi, la cui tutela e valorizzazione è essenziale per rilanciare l’economia del Paese in forme durevoli e sostenibili.

Per il collegio dei docenti:

Giuliano Volpe, metodologia della ricerca archeologica, Università di Bari, coordinatore del Dottorato

Aguinaldo Fraddosio, scienza delle costruzioni, Politecnico di Bari

Paul Arthur, archeologia cristiana e medievale, Università del Salento

Roberta Belli, archeologia classica, Politecnico di Bari

Marco Bettelli, archeologo, CNR-ISPC

Giuliano De Felice, archeologia cristiana e medievale, Università di Foggia

Giuseppina Gadaleta, archeologia classica, Università di Bari

Tommaso Ismaelli, archeologo, CNR-ISPC

Caterina Laganara, archeologia cristiana e medievale, Università di Bari

Danilo Leone, metodologia della ricerca archeologica, Università di Foggia

Caterina Mannino, archeologia classica, Università del Salento

Marco Mannino, composizione architettonica e urbana, Politecnico di Bari

Gianluca Mastrocinque, archeologia classica, Università di Bari

Mariavaleria Mininni, urbanistica, Università della Basilicata

Paola Moscati, archeologa, CNR-ISPC

Michele Montemurro, composizione architettonica e urbana, Politecnico di Bari

Giorgio Rocco, storia dell’architettura, Politecnico di Bari

Carmela Roscino, archeologia classica, Università di Bari

Giuseppe Scardozzi, archeologo, CNR-ISPC

Grazia Semeraro, archeologia classica, Università del Salento

 

Hanno sottoscritto finora l’appello (per comunicare l’adesione: dottorato.pasapmed@uniba.it ):

Maurizio Angelillo, scienza delle costruzioni, Università di Salerno

Angela Barbanente, urbanistica, Politecnico di Bari

Marisa Belisario, già dirigente del Servizio UNESCO MiBACT

Umberto Berardi, fisica tecnica ambientale, Ryerson University, Toronto, Canada

Caterina Bon Valsassina, storica dell’arte, già direttore generale MiBACT

Francesca Calace, urbanistica, Politecnico di Bari

Renato Capozzi, composizione architettonica e urbana, Università di Napoli Federico II

Giovanni Carbonara, restauro architettonico, Università Sapienza di Roma

Rossella de Cadilhac, restauro architettonico, Politecnico di Bari

Gian Paolo Consoli, storia dell’architettura, Politecnico di Bari

Antonello De Luca, tecnica delle costruzioni, Università di Napoli “Federico II”

Livio De Santoli, fisica tecnica ambientale, Università Sapienza di Roma

Carla Di Francesco, architetto, già segretario generale MiBACT

Daniela Esposito, restauro architettonico, Università Sapienza di Roma

Loredana Ficarelli, composizione architettonica e urbana, Politecnico di Bari

Luigi Franciosini, composizione architettonica e urbana, Università Roma Tre

Nicola Martinelli, urbanistica, Politecnico di Bari

Marco Milanese, archeologia cristiana e medievale, Università di Sassari

Gabriele Milani, scienza delle costruzioni, Politecnico di Milano

Carlo Moccia, composizione architettonica e urbana, Politecnico di Bari

Valeria Monno, tecnica e pianificazione urbanistica, Politecnico di Bari

Elisabetta Pallottino, restauro architettonico, Università Roma Tre

Mario Daniele Piccioni, scienza delle costruzioni, Politecnico di Bari

Antonia Pasqua Recchia, architetto, già segretario generale MiBACT

Luciano Rosati, scienza delle costruzioni, Università di Napoli “Federico II”

Claudio Varagnoli, restauro architettonico, Università di Chieti-Pescara

 

Riceviamo e pubblichiamo:

Desidero ringraziare i responsabili delle Università italiane che hanno sottoscritto un appello al legislatore ed alle Sovrintendenze al fine di intervenire al più presto contro possibili ed irreparabili danni ai beni culturali di immobili d’epoca, derivanti dagli incentivi del 110 % per l’efficientamento energetico. Anch’io temo che le prescrizioni imposte da questo Decreto possano alterare in modo sostanziale gli edifici vincolati e quelli non vincolati che hanno più di settant’anni. Questa normativa, infatti, impone di eliminare elementi caratteristici di immobili d’epoca quali balconi, porte e finestre. Questi elementi si dovrebbero invece mantenere in situ. Penso infatti che queste prescrizioni dovrebbero tener conto delle peculiarità dei modelli edilizi delle epoche precedenti, che sopravvivono soprattutto nei centri storici e nelle zone rurali. Ritengo inoltre che si dovrebbe porre maggior attenzione anche ad altri elementi caratteristici interni quali solai e travature in legno, obbligando i proprietari a mantenerli o comunque a riproporli ex novo in caso di ristrutturazione. Un autentico incentivo potrebbe derivare anche dall’esenzione di una quota delle imposte per il restauro di edifici con oltre 70 anni. Grazie per l’attenzione. Claudio Vallarini

 

 

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