Il torrione Castelnuovo delle mura di Padova è di fatto molto più che un semplice torrione. Si tratta a tutti gli effetti di una fortezza, anche se incompiuta. Come per molte strutture militari del Cinquecento, infatti, lo scopo difensivo più apparente, ossia quello contro i nemici esterni, diciamo pure “perimetrale”, si sommava ad un’altra esigenza militare, meno apparente ma egualmente importante: era una fortezza che si rivolgeva contro eventuali pericoli dall’interno della città stessa, da rivolte popolari, da colpi di mano organizzati, da necessità di ordine sanitario (una pestilenza) e così via. Le città potevano essere fonti di pericolo come un esercito straniero, anche perchè la Dominante, Venezia, reggeva con leggi e buon governo, ma – sia pur con discrezione – era capace anche di ricorrere alla sua potenza militare. Per mare e per terra, come sottolineava essa stessa.
Il torrione Castelnuovo arriva ora da una lunga opera di restauro, circa 1,2 milioni di euro (dato 2021) che, finalmente più che “restituirla ai cittadini”, che non l’avevano mai realmente posseduta (visto che era stata costruita in parte proprio contro di loro), la consegna ai padovani e ai visitatori. Un nuovo percorso consente di godere dell’ampio semicerchio, un camminamento in metallo efficiente e discreto anche per scelta cromatica, che arricchisce la struttura senza alterarne in alcun modo l’architettura. Un bellissimo balcone sul Piovego e sulla storia. È un modo per riappropriarsi, questo sì, delle mura, capolavoro dell’architettura militare che, dalla seconda metà del Quattrocento in poi, si trovò costretta a confrontarsi non più con gli strumenti medievali della poliorcetica, ma con armi da fuoco sempre più efficienti e con cannoni dalla capacità di manovra e di distruzione.
Padova, come altre città, subì la rivoluzione urbanistica di fine Ottocento e primi Novecento, che vedeva le cinte murarie come costrizioni allo sviluppo, ed ebbe le proprie mure ridotte in altezza, oppure rimosse per crearne varchi, o infine semplicemente neglette e lasciate al tempo, alla vegetazione infestante o a “sfregi” urbanistici anche molto recenti (l’ospedale nuovo nato praticamente su parte della cinta muraria ne è un esempio). Certo, alla città euganea è andata molto meglio che a Milano, dove del gigantesco circuito delle Mura Spagnole restano solo alcune porte e brevi lacerti, a volte solo la toponomastica (e naturalmente la forma urbis). Padova può vantare una cinta, se non intatta, per lo meno quasi completa nel suo perimetro. Il problema del sistema bastionato rinascimentale padovano è che è mimetizzato, poco visibile per la vegetazione, non valorizzato per la non percorribilità, insomma quasi “invisibile” nel panorama urbano, pur essendoci eccome.
Il Castelnuovo quindi, è una fortezza incompiuta (Fadini, 2023, 119), in posizione centrale tra il torrione Venier, a Nord e il Torrione Buovo, subito a sud. È il punto in cui il Piovego si piega praticamente di 90 gradi attorno alle mura della città, da dove poi, alle Gradelle di San Massimo, il canale omonimo passa sotto le difese, all’altezza del canale Roncaiette, verso la campagna. Un tratto fondamentale e munitissimo con tre torrioni in circa 500 metri, con il Castelnuovo, appunto, a fare la parte del leone, in una struttura molto articolata progettata da Bartolomeo d’Alviano con Sebastiano Mariani, nel 1520. Il progetto venne poi abbandonato nel 1560.
Il martellante lavoro del Comitato Mura di Padova, loro sì una macchina d’assedio, ha cambiato però la sensibilità della cittadinanza, si è imposto lentamente sui media, ha coinvolto convintamente l’amministrazione comunale e – dove possibile – lo stato. E ora il progetto di avere una “passeggiata” delle mura, in futuro percorribili nei tratti più significativi, non è più un’utopia. Il torrione Castenuovo alla golena San Massimo è il primo passo, notevole, se si pensa che attorno a questa struttura per decenni ci fu la nettezza urbana (metà anni ’80), ora verde pubblico. Di passi dovranno seguirne molti altri.
Nel video interviste al progettista, il professor Paolo Faccio (ordinario di Restauro allo IUAV di Venezia) e all’architetto Adriano Verdi, del Comitato Mura di Padova.
REFERENCES
Fadini, U. (2013). Mura di Padova. Guida al sistema bastionato rinascimentale. Verona: In Edibus
Mazzi, G.; Verdi, A. e Dal Piaz, V. (2002). Le mura di Padova -Percorso storico-architettonico. Padova: Il Poligrafo
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