Era il fronte immobile, ma non per questo “inattivo”, quello dell’alto Garda. Le trincee di Dosso Merlo furono costruite dagli italiani in una posizione dominante nella parte settentrionale del lago, nel territorio del comune di Malcesine (Verona). Facevano parte delle linee arretrate di difesa pronte in caso di sfondamento dell’esercito imperiale, lungo uno dei tradizionali assi di penetrazione nella Penisola. Con “linee arretrate” non si intende nè “lontane dal fronte” nè al sicuro da pericoli, essendo in questo caso Dosso Merlo un caposaldo soggetto e oggetto di tiri d’artiglieria pesante, per tutta la durata del conflitto, tra il 1915 e il 1918.
La grande postazione difensiva poi, come altre tra il lago (a Navene) e il monte Altissimo, è stata man mano inglobata dalla vegetazione, boschi di fatto scarsamente manutenuti a causa dell’abbandono della silvicolura, soprattutto su questo versante verso il Garda, con ben altre vocazioni economiche.
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In realtà durante la seconda guerra mondiale la storia militare, era tornata a segnare il territorio, negli stessi luoghi, fino alla “battaglia delle gallerie” del 28-29 aprile 1945, un durissimo scontro tra americani e tedeschi, a guerra ormai finita, il cui contesto – durante l’inseguimento – vide la morte del colonnello William Darby (una leggenda, fondatore dei Rangers) assieme a decine di altri soldati. Gli sconfitti in fuga difendevano con rabbia la via della ritirata, e la Gardesana orientale ritornò al centro di un conflitto. Anche da questo punto di vista c’è molto da studiare, sul terreno. Certo è che alcune delle strutture vennero riutilizzate, altre furono costruite, e che la linea difensiva tedesca rappresentò un problema per l’avanzata veloce degli americani.
Cartine militari e fatica sul campo
Il progetto di survey, salvataggio e valorizzazione di queste strutture e di queste tracce è in corso, e viene portato avanti dal 2013 con tenacia dal comune di Malcesine (in particolare Emiliano Colombo) e con il lavoro sul campo del geoarcheologo Nicola Cappellozza, che segue le fasi di studio e di azioni sul territorio
È un lavoro di conflict archaeology, ma anche di archeologia pubblica (notevole il coinvolgimento nel progetto dell’Associazione Alpini locale e, in definitiva, un notevole campo di applicazione delle tecniche di archeologia dei paesaggi.

cartografico in scala 1:100.000 del luglio 1918 (AUSMM). L’elaborato è stato sovrapposto ad un estratto di una
carta militare dell’epoca riportata in medesima scala (Carta Giraldi). Da Cappellozza

Estremamente importante il lavoro d’archivio, con le cartine che, in mano al tenente generale Guglielmo Pecori Giraldi, comandante della Prima Armata, indicavano con precisione le postazioni di artiglieria, le linee difensive, gli osservatori, almeno fino alla fine del 1917. In questo modo il lavoro sul campo si è potuto svolgere con grande rigore, censendo, catalogando, fotografando e dove possibile, scavando con metodo archeologico. Le trincee, scomparse sotto una vegetazione di scarso pregio naturalistico e forestale, sono state prima mappate, poi liberate dagli arbusti, rivelando le connessioni tra i vari caposaldi, osservatori, riservette, trinceroni. Una delle cinque linee difensive italiane, in caso di sfondamento austriaco, è stata così riportata in parte alla luce, ed è in corso di valorizzazione e di consolidamento, pronta per essere visitata in un contesto paesaggistico e panoramico ineguagliabile.

La Marina sul Garda e nelle trincee
La storia della difesa di ques’area dell’alto Garda vede anche, come in altri punti del fronte, il coinvolgimento della marina. Sia con la flottiglia del Garda, con mezzi navali militari o militarizzati per l’occasione, sia con i propri militari inquadrati spesso in modo misto con l’esercito. Da ultimo, la gigantesca artiglieria navale venne smontata dalle corazzate e spostata anche sul fronte per fare fuoco contro le posizioni distanti del nemico. Per sparare con il gigantesco 305 a Malcesine era necessario ottenere l’autorizzazione al comando per ogni colpo, dato l’immenso costo di ogni proiettile.

L’impegno di un piccolo Comune e di un team di studiosi e di volontari potrebbe essere l’esempio virtuoso a cui ispirarsi in altre zone del fronte tra Trentino e Veneto, in un’opera di tutela e in un rigoroso studio archeologico, che onori i caduti non solo nel rispetto delle loro spoglie ma anche ricostruendone la storia grazie alle testimonianze materiali intrecciate con i documenti. Cosa che solo all’archeologia può riuscire.
La Regia Marina sull’Alto Garda nella Grande Guerra: tracce archeologiche delle postazioni – VIDEO
REFERENCES
Cappellozza, N. (2018). La Guerra sul Garda tra Navene e il Monte Altissimo 1915-1918. Studi e proposte di ricerca sul sistema difensivo italiano nel territorio di Malcesine attraverso la documentazione dell’Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio. Quingentole: SAP Società Archeologica s.r.l.
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