Il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, un gioiello di rilevanza mondiale ben diretto (da Valentino Nizzo) e ben comunicato, ha sbancato con un post che fa il verso al celebre volantino Unieuro e soprattutto al re delle social-provocazioni, l’agenzia funebre Taffo. Un diluvio di like, di commenti, di condivisioni, di titoli. Fa ridere, molto, anche chi scrive si è divertito. L’ambiente archeologicio è, d’altronde, uno degli ambienti più divertenti che ci siano, con buona pace di chi non lo sa.
Dell’operazione, tuttavia, sfugge il messaggio finale. O meglio, credo di intuirlo: “non siamo polverosi, siamo pop e simpatici, vedete che sappiamo usare il linguaggio social e siamo alla mano? Veniteci a trovare quando si riapre!”. Non sono sicuro, però, che nel lungo periodo questa non si riveli una scelta tattica (una marea di attività social, tanti tag, tanti fans, tanti like), ma non strategica. Si è andati di un’ottava sopra, nella comunicazione? Qui non si tratta di fare i bacchettoni, ma di valutare se nel campo di battaglia comunicativo non si sia utilizzato un super-cannone, una Grande Bertha, quando sarebbe bastata una fionda. Si è forse sparato con i grossi calibri contro i ragazzi della via Pal, o nella Guerra dei Bottoni. Per cambiare metafora, il Sarcofago degli Sposi è un’icona mondiale, un capolavoro e una testimonianza materiale degli Etruschi, since 520 B.C. Ebbene, è come se si decidesse di far giocare Ronaldo in amichevole contro la squadra della parrocchia di San Firmino, o della Longobarda di Lino Banfi con il rischio di fargli spaccare una gamba.
Qui nessuno vuole le ragnatele sulle opere né una gestione sacrale dei capolavori esposti, anzi. Del museo di Villa Giulia si apprezza molto anche l’iniziativa in attacco della comunicazione, la freschezza e la voglia di coinvolgere molte fasce di pubblico, come per esempio i collegamenti con il mondo dei videogames. Temo il contagio: tanti like, tante tag, e altri musei pronti a giocarsi le carte in un parossismo social, l’anfora sparata per dialogare con il vino San Crispino “Dressel 1, in coccio dai tempi dell’Impero, altro che tetrabric”, Ötzi che posta “Non andate dai saldi di RefrigiWear, l’unico veramente cool sono io” e così via all’infinito… Ok, va bene Taffo, ma chiamerei subito un time-out.
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